Bruxelles proporrà di rinviare di un (altro) anno la legge sulla deforestazione. Questa volta per un problema tecnico

Settembre 23, 2025 - 22:00
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Bruxelles proporrà di rinviare di un (altro) anno la legge sulla deforestazione. Questa volta per un problema tecnico

Bruxelles – Non è ancora il momento della legge europea sulla deforestazione. Per la seconda volta, la Commissione europea proporrà di rinviarne l’applicazione di un anno, portandola al 31 dicembre 2026. Un anno fa, la riapertura di un dossier chiave del Green Deal voluto da Ursula von der Leyen era stata giustificata con la necessità di maggior chiarezza e più tempo per le aziende. Questa volta, il problema sarebbe tecnico. “Nutriamo gravi preoccupazioni in termini di capacità per quanto riguarda il sistema informatico, dato il carico previsto”, ha spiegato oggi un portavoce dell’esecutivo Ue.

A dare l’annuncio, come un fulmine a ciel sereno, ci ha pensato la commissaria per l’Ambiente, Jessica Roswall, al suo arrivo questa mattina al Consiglio Ue Agricoltura. “Cercheremo con i colegislatori di chiedere un rinvio di un anno” per la legge sulla deforestazione importata (Eudr), ha dichiarato. Nello specifico, il regolamento dovrebbe impedire l’ingresso nel mercato unico di prodotti che derivino dallo sfruttamento eccessivo delle aree boschive, imponendo alle imprese un maggiore controllo della propria catena di approvvigionamento.

Dopo il primo rinvio, la Commissione europea ha introdotto ad aprile una serie di modifiche alle linee guida per ridurre i costi e gli oneri per le aziende di circa il 30 per cento. Tra cui, per esempio, la possibilità di riutilizzare le dichiarazioni sull’impatto per le merci reimportate e di presentare tali certificazioni annualmente invece che per ogni spedizione o lotto immesso sul mercato dell’Ue. Ancora, a luglio, 18 Paesi membri – tra cui l’Italia – hanno firmato una lettera per la commissaria Roswall, in cui chiedevano un’ulteriore semplificazione delle norme.

“Nonostante i nostri sforzi in materia di semplificazione, riteniamo ancora di non poter liberarci delle interruzioni per le nostre attività e per le nostre catene di approvvigionamento, e abbiamo espresso preoccupazione per quanto riguarda il sistema IT, data la quantità di informazioni che inseriamo nel sistema”, ha precisato Roswall. Suggerendo che un anno in più di tempo darà la possibilità di valutare i diversi rischi per questo carico di informazioni che entrerà nel sistema e anche altri rischi“.

Roswall ha già comunicato al Consiglio dell’Ue e all’Eurocamera l’intenzione di postporre ulteriormente l’applicazione del regolamento. In sostanza, la legge prevede che la Commissione sviluppi e gestisca un sistema informatico che ne consenta l’attuazione. Tale sistema, implementato da circa un anno, attualmente non reggerebbe la quantità di dati richieste agli operatori per adempiere ai loro obblighi. Il software scelto dall’esecutivo Ue “è un sistema aziendale già utilizzato in altre aree in cui gli operatori devono fornire dichiarazioni, principalmente nel campo della salute”, spiega un funzionario Ue.

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Jessika Roswall, commissaria europea per l’Ambiente, la resilienza idrica e un’economia circolare competitiva

Chiunque importi nel mercato Ue merci contenenti ad esempio olio di palma, legno, carne bovina, gomma, ma anche diversi materiali associati, come pelle, cioccolato, mobili, carta stampata e carbone, deve caricare nel sistema una dichiarazione per garantire che tale prodotto non provenga da un’area colpita da deforestazione. Ciò riguarda “sia gli importatori che le aziende che acquisteranno tali prodotti e li immetteranno sul mercato”, spiega ancora una fonte. Le stime iniziali della Commissione europea si aggiravano su “circa 100 milioni di dichiarazioni all’anno“. Ma ora che il sistema è operativo e le aziende hanno già cominciato ad utilizzarlo, siamo già a “dieci volte tanto”, affermano da Bruxelles.

È evidente che per risolvere il problema esistono due strade. Da un lato migliorare le prestazioni e la capacità del sistema informatico, dall’altro ridurre gli obblighi per le aziende e dunque il carico di dichiarazioni richieste. “Dobbiamo fare un passo indietro e vedere come affrontare questo rischio, trovando il giusto equilibrio per garantire il corretto funzionamento del sistema“, ha spiegato la fonte. Quali sono i mezzi migliori per raggiungerlo? “Questo è qualcosa che discuteremo con il Parlamento e il Consiglio”.

All’Eurocamera, già l’anno scorso il rinvio della legislazione aveva innescato forti polemiche all’interno della maggioranza europeista a sostegno di Ursula von der Leyen. Il Partito Popolare europeo si è fatto più volte promotore dell’urgenza di rivedere l’impianto dell’Eudr, andando ben al di là di un mero slittamento temporale. Anche oggi, oltre ad “accogliere con favore” l’annuncio della Commissione europea, il Ppe ha ribadito “i problemi profondi” del regolamento. Secondo Peter Liese, portavoce dei popolari per l’Ambiente, “è ora urgente procedere a semplificazioni“: esentare “da qualsiasi obbligo” gli agricoltori europei e quelli di Paesi terzi in cui “esistono linee guida chiare e non si verifica la deforestazione”.

Proprio ieri, durante un incontro all’Eurocamera, Confagricoltura e Federlegno lanciavano l’allarme per “il tempo a disposizione sempre più breve” per modificare il regolamento. “Ridurre ulteriormente gli oneri per le Pmi e concentrare gli obblighi di due diligence sui primi operatori, potenziare il sistema informativo e garantire una classificazione del rischio Paesi più aderente alla realtà”, alcune delle richieste delle due filiere industriali italiane.

Per la famiglia socialista invece, “ritardare ancora una volta l’attuazione del regolamento sarebbe un grave passo indietro per la politica ambientale europea e per la concorrenza leale tra le imprese sostenibili”. Il gruppo accusa la Commissione di nascondersi dietro “un pretesto inconsistente“, perché l’applicazione del regolamento è già stata rinviata di un anno e la Commissione ha pubblicato linee guida dettagliate per consentire alle aziende di “attuarlo senza burocrazia”.

Dal gruppo che è secondo azionista della maggioranza Ursula, arriva un avvertimento alla presidente della Commissione: “Deve sapere che, cedendo al Ppe e all’estrema destra, mette a rischio la cooperazione delle forze pro-europee al centro dello schieramento politico”. Che sia una minaccia vera o inconsistente, i socialisti potrebbero dimostrarlo già a inizio ottobre, quando a Strasburgo l’Eurocamera voterà due mozioni di sfiducia a von der Leyen, promosse dall’estrema destra e dalla sinistra radicale. Valentina Palmisano, eurodeputata del Movimento 5 Stelle, ha immediatamente punzecchiato gli altri gruppi progressisti: “Quanti altri schiaffi devono prendere i Verdi europei e i Socialisti prima di ammettere che questa Commissione è sempre più schierata a destra?”, si chiede Palmisano, invitando a sfruttare “la storica occasione per mandare a casa von der Leyen e rimediare a tutti i disastri che sta combinando”.

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