“Buon viaggio, Marie”, il film che riapre il dibattito sul fine vita
Il film francese “Buon viaggio, Marie” affronta il fine vita e il suicidio assistito con ironia e delicatezza, riaprendo un dibattito fermo in Italia.
“Buon viaggio, Marie”: il film francese che riaccende il dibattito sul fine vita mentre in Italia tutto resta fermo
Il cinema torna a parlare di fine vita con Buon viaggio, Marie, commedia francese delicata e intelligente che affronta il tema del suicidio assistito con una leggerezza capace di far riflettere. Attraverso la storia di un’ottantenne determinata, il film porta nuovamente alla luce una questione che in Italia rimane sospesa, nonostante anni di discussioni, sentenze e iniziative legislative.
Una protagonista fuori dagli schemi per un tema complesso
Marie, la protagonista ottantenne, è una donna lucida, ironica e sorprendente.
La sua scelta — ponderata, sofferta ma autonoma — diventa l’occasione per raccontare con garbo una vicenda che altrove è regolamentata, mentre nel nostro Paese resta ancora un terreno pieno di vuoti normativi.
Il film non cerca lo scandalo e non spettacolarizza nulla:
✔️ mette al centro la dignità
✔️ mostra il valore della libertà personale
✔️ intreccia comicità, affetto e fragilità umana
È proprio questa capacità di unire leggerezza e profondità a renderlo un’opera capace di parlare a tutti.
Francia e Italia: due realtà molto distanti
Buon viaggio, Marie arriva nelle sale francesi in un contesto in cui il tema del suicidio assistito è parte del dibattito pubblico e politico.
La legge resta complessa e piena di sfumature, ma il confronto è aperto.
In Italia, invece, la situazione è ben diversa:
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non esiste una legge chiara sul fine vita
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la discussione politica procede a fasi alterne
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i cittadini e le famiglie spesso si trovano senza riferimenti certi
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la magistratura è costretta a colmare i vuoti con sentenze caso per caso
Il film evidenzia indirettamente questa distanza, mostrando come l’Europa si stia muovendo, mentre da noi il tema resta polarizzato e privo di una visione condivisa.
Perché un film può riaprire la discussione
Il cinema ha la forza di rendere accessibili argomenti complessi.
Buon viaggio, Marie riesce a farlo senza imporre risposte, ma spingendo lo spettatore a interrogarsi:
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Chi decide cosa significa vivere con dignità?
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Come si gestiscono dolore, autonomia e libertà?
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Dove si colloca il limite tra cura e accanimento terapeutico?
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È giusto lasciare che siano i tribunali a stabilire caso per caso?
Queste domande, affrontate con ironia e profondità, riportano al centro l’urgenza di un confronto pubblico reale e non ideologico.
Un film che parla di vita, non solo di fine vita
Nonostante il tema, la pellicola non è cupa:
racconta la forza di una donna che decide per sé, l’affetto delle persone che la circondano, la complessità dei legami e la delicatezza con cui si possono affrontare argomenti difficili.
La vitalità di Marie, la sua intelligenza pratica e il suo humor rendono il film sorprendentemente leggero e allo stesso tempo illuminante.
Conclusione: un invito al dialogo
Buon viaggio, Marie è molto più di una commedia: è un invito a guardare il tema del fine vita con maturità, rispetto e lucidità.
In un Paese come l’Italia, dove sulla questione tutto sembra immobile, opere culturali come questa possono aiutare a riaprire il confronto, superare i tabù e dare voce a chi vive situazioni difficili e spesso invisibili.
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