Capelli, ecco come domare l’effetto crespo delle radici: non te lo dice nessuno

Ottobre 18, 2025 - 01:00
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Capelli, ecco come domare l’effetto crespo delle radici: non te lo dice nessuno

Tra le cose che mi fanno perdere la pazienza quando mi guardo allo specchio c’è quel pulviscolo di ciocche ribelli alla base dei capelli che sembrano avere una vita propria.

Lo chiamo frizz di radice ed è quella nuvola sottile che si alza come un brivido nei giorni umidi, quando il phon ha lavorato sodo e il meteo decide di metterci alla prova. Non riguarda solo chi ha ricci stretti, è un tema che tocca anche onde e lisci naturali, perché alla radice vivono i capelli più giovani e i capelli più fragili, quelli che crescono, si spezzano, si incastrano nelle pinze e si stressano negli elastici.

La verità è che il crespo alla radice non è un nemico da annientare ma un segnale da interpretare. Parla di nuovo ciclo di crescita, di residui che si appoggiano sul cuoio capelluto, di mancanza di umidità nel punto in cui i capelli nascono e hanno ancora bisogno di protezione. Quando capisci questo, cambia l’approccio. Si smette di coprire con lacca a caso e si lavora di strategia, con gesti piccoli e costanti.

Cause del crespo alla radice: detersione e idratazione per chiome disciplinate

Comincio dai perché, perché il comportamento di quelle micro ciocche è il termometro della salute della chioma. Alla radice convivono capelli in fasi diverse di vita, alcuni appena spuntati, altri stressati da elastici troppo stretti o da clip usate per dare volume. Se lì si concentra la rottura, quella frangia invisibile si solleva e sembra crespo. A peggiorare il quadro contribuiscono i residui di prodotti, i minerali dell’acqua e la polvere che si deposita sul cuoio capelluto. Quando la superficie è sporca o occlusa la fibra non assorbe più umidità come dovrebbe e si irrigidisce. Il risultato è un effetto elettrico che non risponde alla piega.

Il lavaggio è il posto in cui si vince la partita. Alterno una detersione gentile a una più profonda per liberare la radice da styling, sebo e particelle di calcare. È il passaggio che restituisce permeabilità alla fibra, perché i prodotti successivi possano legarsi davvero al capello e non rimanere in superficie. Subito dopo porto il balsamo anche vicino all’attaccatura senza massaggiarlo sul cuoio capelluto, lo sfioro con le dita come si fa con un tessuto che non vuoi stropicciare, giusto quanto basta per abbassare il pH, chiudere le cuticole e stendere una mano invisibile che tiene a bada l’elettrostaticità.

donna fa lo shampoo
Cause del crespo alla radice: detersione e idratazione per radici disciplinate – sfilate.it

Il momento dello styling è il secondo atto e qui la precisione paga. Lavoro a sezioni, non per complicarmi la vita ma per distribuire il prodotto in modo uniforme, cosa che fa la differenza soprattutto nei punti critici come il perimetro del viso e la sommità della testa. Sulle lunghezze scelgo una crema leggera e sulle radici preferisco portare solo l’eccesso che resta nelle mani, sfiorando senza appoggiare. Poi arriva il sigillo, il gel. Un trucco che mi ha cambiato il risultato è sporcarmi le dita e passare i polpastrelli proprio alla base, come se lisciassi un nastro, evitando sempre la cute.

Le mani a questo punto contano quasi più del prodotto. Capelli bagnati si toccano con mani bagnate, capelli asciutti con mani asciutte. Sembra una sciocchezza, invece azzera quell’attrito che solleva le squame e trasforma la radice in una nuvola. Se amo il riccio pieno utilizzo il cosiddetto micro plopping con un cappuccio doccia liscio o con un foulard di seta, che asciuga senza trascinare via stilizzante e umidità. La docilità della fibra nasce da qui, da come riduco i contatti e da come accompagno l’acqua a uscire senza strapparla.

donna con diffusore
Diffusore e asciugatura a prova di crespo – sfilate.it

L’asciugatura è il terzo atto e merita rispetto. Il diffusore è un alleato solo se lo si usa con ritmo e temperatura adeguati. Io tengo la velocità bassa per non scompigliare, il calore medio per non spingere le cuticole a impazzire, e soprattutto cambio l’angolo. Le punte del diffusore guardano la testa e non il soffitto, così l’aria entra e non solleva. Appoggio, conto qualche respiro, sposto, ripeto. Quando la chioma è quasi asciutta, fermo tutto e lascio che l’ultimo dieci per cento si sistemi da solo. Quello è il momento in cui il gel cristallizza, la radice si stabilizza e il crespo si spegne.

Se qualche antennina si alza, non combatto con spazzole o spray rigidi. Scaldo una goccia di gel tra le mani con un filo d’acqua e lucido la superficie come si farebbe con un velluto, senza schiacciare. Funziona perché a secco la tenuta aumenta, mentre l’acqua riattiva i polimeri e li rende docili. Quando voglio più ordine ai lati del viso, prendo una ciocca sana accanto al capello ribelle e la avvolgo insieme con le dita, come a dire rientra nel gruppo.

In quei minuti ho imparato anche a fare pace con un po’ di volume spontaneo, perché la perfezione piatta in radice toglie carattere e movimento.

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