Data center: opportunità e fragilità di un settore che corre più della rete
La crescita globale dei data center accelera oltre la capacità delle reti e solleva timori di sovracapacità. L’analisi di Bcg valuta rischi e opportunità, mentre l’Italia vive un boom di richieste di connessione che impone una strategia nazionale più equilibrata
Nel dibattito sulla transizione digitale c’è un’infrastruttura che cresce silenziosa ma centrale, quasi simile alle cattedrali gotiche del Medioevo: edifici che raccontavano potere, ambizione e una visione proiettata nei secoli.
Oggi quelle cattedrali sono i data center, strutture che ospitano il cuore algoritmico dell’economia globale. Ma, proprio come le costruzioni di un tempo, anche questa nuova architettura digitale richiede risorse colossali ed equilibrio nella pianificazione.
Il nuovo studio di Boston Consulting Group, Breaking Barriers to Data Center Growth (qui trovate il documento), apre una prospettiva che va oltre l’entusiasmo tecnologico e restituisce un quadro più complesso: la domanda di capacità crescerà del 16% l’anno fino al 2028, un ritmo superiore del 33% rispetto al triennio precedente.
Entro quella stessa data, il fabbisogno energetico globale del settore raggiungerà circa 130 GW.
Un mercato trainato dall’Ai, ma ancora ancorato alle applicazioni tradizionali
La crescita non riguarda solo l’esplosione dell’intelligenza artificiale. Bcg segnala che il 55% della domanda resterà legata a servizi consolidati – dalla gestione documentale ai sistemi transazionali – che continuano a crescere al ritmo del 7% annuo.
L’intelligenza artificiale generativa rappresenta tuttavia il motore più dinamico:
- 60% della crescita energetica dei data center nel periodo 2023-2028
- carichi di addestramento dei modelli in aumento del 30% annuo
- carichi operativi in crescita superiore al 100%
Con queste dinamiche, arriverà a pesare per il 35% del consumo totale dei data center entro il 2028.
L’analisi però evidenzia un rischio spesso sottovalutato: la velocità degli investimenti potrebbe superare la capacità reale delle infrastrutture, creando un divario tra impianti progettati e impianti realmente operativi.
La possibilità di una bolla tecnologica emerge laddove i piani industriali crescono più rapidamente della disponibilità energetica, dei materiali e delle autorizzazioni. Ed è proprio qui che entra in gioco il caso italiano.
Italia: un boom che corre veloce, forse troppo
Negli ultimi due anni il Paese è stato attraversato da una crescita senza precedenti nelle richieste di connessione. Secondo Terna, si è passati da 30 GW nel 2024 a oltre 50 GW nel giugno 2025.
La geografia delle richieste è fortemente polarizzata: Lombardia 49% del totale, con Milano hub nazionale; Roma e Torino in espansione; nuove aree emergenti tra Puglia e Trentino.
Gli investimenti cumulativi 2023-2026 superano i 15 miliardi di euro, con progetti che seguono due direzioni: campus di scala europea e modelli innovativi di efficienza ambientale.
Tra questi, il data center di Brescia che integra il calore dei server nel teleriscaldamento e il Green Data Center dell’Università di Pisa, capace di ridurre del 40% i consumi rispetto agli standard.
Accanto allo sviluppo reale, lo studio richiama l’attenzione su un fenomeno che rischia di distorcere la pianificazione: le richieste speculative di connessione che vincolano la rete elettrica senza tradursi in impianti concreti.
Un comportamento che ricorda l’esperienza della fibra ottica a inizio Duemila, quando furono costruite dorsali sovradimensionate rispetto alla domanda.
È qui che l’analisi di Bcg assume un tono di avvertimento: la corsa ai datacenter, se non accompagnata da una visione sistemica, rischia di produrre capacità inutilizzata, consumare risorse e rallentare le reali opportunità di crescita.
La sostenibilità dell’intero comparto dipenderà dalla capacità di integrare tre dimensioni: pianificazione energetica, coordinamento infrastrutturale e riduzione dell’impronta ambientale.
Il settore deve crescere senza ripetere gli errori del passato: espansione sì, ma con domande solide, reti adeguate e una governance chiara che eviti squilibri territoriali e derive speculative.
Per l’Italia la sfida è duplice: attrarre investimenti e, al tempo stesso, sviluppare un ecosistema digitale ed energetico capace di sostenere la domanda nel lungo periodo.
Crediti immagine: Depositphotos
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