Delpini alle Acli: «Continuate a mettere mano alla società per renderla migliore»


Hanno celebrato questo pomeriggio gli 80 anni dalla loro fondazione, i Circoli milanesi delle Acli, fondati nel 1945 attorno al primo presidente Luigi Clerici, dopo che a livello nazionale l’associazione era stata fondata nel 1944, con l’obiettivo – come ribadiva nel 1949 l’allora monsignor Giovanni Battista Montini – di «essere un soggetto formativo, educativo e assistenziale dei lavoratori, secondo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa». Lo ha ricordato la presidente Delfina Colombo nel suo intervento di saluto, davanti a oltre 400 delegati e rappresentanti dei Circoli e dei Patronati, ospitati questo pomeriggio presso il teatro del Pime, in via Monte Rosa a Milano.
Stile e missione
Una missione di triplice fedeltà, dunque, quella delle Acli: «Alla Chiesa, alla classe lavoratrice e alla democrazia», ha ricordato ancora la presidente Colombo, sottolineando quello stile dell’associazione «popolare, sinodale, democratico, pacifico e cristiano» che caratterizza l’associazione, come ha ricordato ancora nel 2024 papa Francesco. «Uno stile che le Acli continuano a vivere – ha proseguito la presidente Colombo – tanto attraverso una presenza riconoscibile nelle parrocchie, quanto attraverso la capacità di saper leggere i bisogni sociali che la storia consegna, trovando risposte innovative a questi bisogni». Ancora oggi, dunque, sono i bisogni sociali al centro dell’impegno delle Acli, dal lavoro povero, ai Neet (i giovani che non studiano e non lavorano), alla povertà educativa, ai problemi delle persone migranti, e alla solitudine degli anziani. Del tutto attuale è poi l’impegno delle Acli per la pace, «che per noi è una scelta di fondo», ha ribadito la presidente: perché «c’è un intero popolo che vuole la pace, e vuole costruirla nella giustizia e nella solidarietà».
Superare la conflittualità
Un compito riconosciuto e rilanciato dall’Arcivescovo. Che, ricordando come suo padre fosse stato il fondatore e l’animatore del Circolo del suo paese natale, Jerago, ha incoraggiato al passaggio di testimone tra generazioni, alimentando ancora quell’interesse, quel desiderio a «mettere mano alla società per renderla migliore» così visibile nel dopoguerra, anche in questo periodo segnato, ha osservato monsignor Delpini, dal virus della conflittualità. Una distanza verso l’altro «causata, per quanto posso capire – ha detto l’Arcivescovo – dalle promesse non mantenute e dunque dall’abolizione della speranza, con una popolazione adulta lamentosa e giovani in cui si è insinuata una certa rabbia». Ancora, monsignor Delpini ha richiamato il virus dell’ignoranza, ovvero della paura verso chi non si conosce. Proprio per questo l’Arcivescovo rilanciato la vocazione delle Acli «a essere un principio di pace, di convivenza pacifica, lavorando per superare la conflittualità in primo luogo attraverso il dialogo e la conversazione», proprio come accade nei Circoli aclisi. Ancora, l’Arcivescovo ha invitato a celebrare il futuro, ricordando «l’impegno educativo dell’associazione con i ragazzi, soprattutto nelle scuole professionali Enaip».
Lavoro concreto
Anche il sindaco Giuseppe Sala ha riconosciuto nelle Acli un punto di riferimento: «Seppur sempre in servizio, sono anch’io un pensionato, e per le mie pratiche mi sono subito rivolto a un Patronato Acli», ha confidato Sala, riscuotendo l’applauso dei presenti. Il primo cittadino ha quindi ringraziato l’associazione per la sua presenza capillare in città, nei Municipi, vicina dunque ai lavoratori, con «un incessante impegno sul territorio, al servizio delle persone e delle comunità». Alle Acli Sala ha riconosciuto la volontà, «di fronte a tante analisi, di lavorare fattivamente per risolvere i problemi». A partire, sul lato degli stranieri, dalle scuole di italiano.
Valorizzare le alleanze
Tra le tante emergenze sociali, dalla casa al lavoro povero, il presidente dei Patronati Acli di Milano Gianluca Alfano ha richiamato anche quello dell’assistenza all’invalidità, emerso con l’aumento delle richieste di supporto, che si scontra però con la contrazione degli strumenti e delle risorse a disposizione dei Patronati per riconoscere questo supporto. Una contrazione che avviene in tutti gli ambiti, sottolinea Alfano. A partire da quella con i medici di famiglia sul tema dell’invalidità, anche per tutti gli altri ambiti, ha richiamato, «è necessario valorizzare le alleanze, costruire reti per sfruttare meglio le risorse e condividere le risorse».
I Patronati, ha ricordato Alfano, «sono riconosciuti dalla Costituzione per difendere, sostenere e accompagnare i lavoratori alla tutela e all’esigibilità dei diritti. I nostri volontari – ha sottolineato – sono persone formate, che ci tengono ad accompagnare le persone con un supporto a 360 gradi, non solo dal punto di vista legale, ma, potremmo dire, anche morale».
Il radicamento nella Costituzione
Il radicamento delle Acli nella Carta costituzionale è stato ricordato anche dal presidente nazionale Emiliano Manfredonia. «Siamo lì dove la Costituzione prescrive di rimuovere tutto ciò che ostacola l’uguaglianza tra i cittadini», ha rimarcato il presidente. A partire dal lavoro, per cui Manfredonia ha richiamato tanto la necessità di sostenere la produttività delle imprese quanto l’urgenza di accompagnare a salari giusti: «Ci sono molte forme di sfruttamento a cui ormai ci siamo abituati. Ma il lavoro – ha ammonito – non è solo una questione di sussistenza, e sono dunque necessarie alleanze, scelte giuste in primo luogo per i giovani e le donne».
«Il nostro associarsi – ha concluso dunque il Presidente – è per un senso di giustizia profondo, attraverso quella solidarietà che è il vero collante della Repubblica e l’antidoto a quell’insicurezza che a volte sfocia nella paura dell’altro. Come cristiani non possiamo però essere individualisti», ha esortato Manfredonia, invitando nuovamente a rimboccarsi le maniche, senza temere le sfide del presente e del futuro: «Come cristiani dobbiamo invece essere gioiosi nell’incontrare l’altro. Nell’altro, come in un mosaico, troviamo un pezzo del volto del Signore. E la solidarietà – ha concluso – è quello spirito in cui ciascuno di noi sa di poter dare qualcosa all’altro, alla comunità».
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