‘Grani di Pace’: l’opera della Fondazione Made in Sicily candidata al Guinness dei Primati
‘Grani di Pace’, l’opera collettiva della Fondazione Made in Sicily ispirata alla gru giapponese orizuru, unisce Sicilia e Giappone in un messaggio di solidarietà e speranza. Candidata al Guinness World Records come la più grande installazione collettiva certificata.
SOLIDARIETÀ
‘Grani di Pace’ da Guinnes:
un messaggio di speranza al mondo
attraverso l’universalità dell’arte
A forma di orizuru, la simbolica gru di carta giapponese, l’installazione è candidata al libro dei primati come la più grande e unica opera collettiva certificata. E’ una iniziativa della Fondazione Made in Sicily impegnata nel trasformare la memoria e la tradizione della Sicilia in strumenti e occasioni di dialogo internazionali, tra creatività, artigianato e innovazione. L’opera in ceramica avviata a EXPO Osaka 2025, è stata ultimata nei giorni scorsi dall’arcivescovo di Palermo Mons. Lorefice che ha apposto il millesimo chicco.
Mentre in Europa si andava addensando lo spettro di una guerra nucleare, la "Statua della Pace" di Hiroshima ha suggerito alla Fondazione Made in Sicily di riprendere e attualizzare il simbolo della gru di carta, che ne è il cuore, realizzando l’opera d’arte collettiva ‘Grani Pace’, composta da chicchi di riso in ceramica, che formano appunto un orizuru, la gru di carta. Il riso è simbolo di nutrimento e vita.
A metà ottobre ‘Grani di Pace’, potente immagine di un ideale ponte tra culture - italiana e giapponese -, ha raggiunto il record di 1000 chicchi, apposti uno dopo l’altro da persone provenienti da ogni latitudine. L’ultimo lo ha aggiunto l’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice, la settimana scorsa.
Ora la candidatura al Guinness World Records di ‘Grani di Pace’, come prima opera collettiva certificata (i partecipanti sono stati fotografati nell’atto della deposizione del proprio chicco), contribuisce a fare del nostro Paese il centro propulsore di un forte messaggio di speranza.
L’installazione sarà itinerante, insieme alle foto di ogni singolo contributo e del libro con le firme dei partecipanti (Libro della Pace) che l’artista palermitana Veronica Mancuso ha corredato di una copertina in ceramica.
Tutta l’iniziativa si deve alla Fondazione Made in Sicily, impegnata nel trasformare la memoria e la tradizione della Sicilia in strumenti e occasioni di dialogo internazionale, tra arte, design, artigianato e innovazione.
I chicchi di ‘Grani di Pace’ erano stati realizzati dagli studenti del liceo artistico Ciro Esposito di Santo Stefano di Camastra (ME), fusi con smalto cristallino e kintsugi dorato dall'artista giapponese Aya Oguma. Il kintsugi è l’arte giapponese di riparare con l’oro la ceramica. Mani straniere, di Paesi distanti migliaia di chilometri, ma in congiunzione fraterna, non hanno creato barriere ma profondi legami.
‘Grani di Pace’ è una pietra miliare nel progetto della Fondazione dal titolo “Kizuna: crepe che uniscono popoli – Kintsugi tra Sicilia e Giappone”, che vede la partecipazione di artisti siciliani tra i più noti al mondo, come il maestro di ceramica Domenico Boscia, e di tanti artisti siciliani, italiani, (Joe Manganello, Vincenzo Bonfante, Giuliana Di Franco) e giapponesi (Nakajima Hiroyuki, Ryoku) di chiara fama, desiderosi di alimentare il Kizuna, parola giapponese che significa legame tenace, in questo caso tra i tra popoli, un legame non dato dalla vicinanza fisica quanto piuttosto da un’unione nutrita di riconoscimento, affetto, amicizia e che implica reciproca assunzione di responsabilità.
Il progetto ‘Kizuna’ è stato presentato anche a Milano con una performance life di Aya Oguma e una mostra nel prestigioso Spazio BIG Santa Marta (si concluderà sabato 1 novembre).
La Fondazione Made in Sicily è nata il 9 maggio 2025, giorno dell’arrivo a Palermo della nave scuola della Marina Militare Vespucci in tour promozionale del Made in Italy. E proprio la Vespucci ha avuto un ruolo fondamentale nella sua ispirazione.
Caso o destino? Giovanni Callea e Davide Morici lavorano nel campo della promozione dei prodotti siciliani all’estero: per loro però non è mai stato solo business, ma una questione di vero amore per la propria terra, e questo approccio li ha portati a imbattersi in personaggi eccezionali.
Occorre tornare indietro, al tempo del tour mondiale della Vespucci che ha circumnavigato il globo in 20 mesi, toccando 28 Paesi e 35 porti nei 5 continenti con l’obiettivo di svolgere attività di formazione per gli allievi ufficiali sostenendo al contempo l'eccellenza italiana (Made in Italy).
Callea e Morici, in concomitanza delle tappe della nave negli USA, organizzavano per conto del Consolato Generale d’Italia prima, in collaborazione con ENIT successivamente, eventi di valorizzazione dei prodotti e della cultura siciliana incontrando i siciliani emigrati più rappresentativi dell’isola e scoprendo quanto le radici italiane e siciliane siano ancora sentite appassionatamente, anche dalle nuove generazioni. Da quell’esperienza è emerso il tema delle ‘Radici’ quale legame spontaneo e fecondo tra popoli lontani.
Dalla promozione di prodotti per il consorzio alla promozione di persone con la Fondazione, il passo è stato breve e rapido. La valorizzazione dell’identità di una terra, di un popolo, qui non divide, ma diventa condizione per ritrovare le radici comuni all’umanità intera.
“L’idea di dar luogo a una Fondazione con una mission incentrata sul valore universale dell’arte per nutrire un rinnovato umanesimo e debuttare con un progetto sull’arte siculo-giapponese – spiega Giovanni Callea – ci è venuta grazie all’allora comandante della Vespucci, Giuseppe Lai. Alla nostra domanda ‘E’ più importate l’immaginazione o la volontà?, lui rispose ‘l’immaginazione, ma poi serve la volontà per realizzare un progetto, come fanno i giapponesi che riparano la ceramica con l’oro’. Fu Lai dunque parlandoci della tecnica del kintsugi, ad aprirci di fatto un nuovo scenario narrativo siculo-giapponese. Era il luglio 2024, a Los Angeles si celebravano i prodotti italiani, noi avevamo organizzato un grande spettacolo con una compagnia siciliana. Avevamo iniziato a comporre il ‘Libro delle Radici’ per le comunità siciliane negli Usa e anche Lai lo volle firmare. Poi il piatto di ceramica raffigurante la Vespucci e firmato da Boscia che gli avevamo dato come omaggio siciliano, si ruppe e lo portammo a Tokyo da Aya perché lo sistemasse con il kintsugi. Per l’occasione, avemmo modo di scoprire come la parola ‘radici’ era alquanto evocativa anche presso i giapponesi. Diversi artisti vollero firmare il Libro e si mostrarono genuinamente interessati a conoscere le radici italiane. Le radici furono insomma motivo di incontro ed amicizia”.
Da quel momento la Fondazione è stata il motore di attività sempre più significative con il progetto “Kizuna: crepe che uniscono popoli – Kintsugi tra Sicilia e Giappone”.
Le Istituzioni collaborano con entusiasmo. Se ci sono fondi disponibili bene, altrimenti i due amici e colleghi si autofinanziano perché la Fondazione scatena un fiume di entusiasmo che non si può fermare.
E così l’aeroporto di Palermo ha esposto permanentemente nell’area partenze l’’Albero delle Radici’ della Fondazione, un prototipo di Boscia di un metro e mezzo; a Piana degli Albanesi (PA), campeggia un murale dello street artista, di fama nazionale, Giulio Rosk intitolato "Le Radici del futuro", con il volto dell'attrice siciliana Ester Pantano: un tributo della Fondazione alle identità arbëreshë (albanese) e siciliana, fondendo elementi tradizionali con uno sguardo proiettato sul futuro, simbolo dell’unione tra le comunità, per chi è rimasto e per chi è partito. E ancora: sul lungo mare di Isola delle Femmine, gemellata con Monterey in California, è stata situata una statua in ceramica con ai piedi il calco in oro delle mani dei sindaci delle due città: Il Mare delle Radici; e infine a Osaka, durante EXPO 2025, è nata ‘Grani di pace’ richiamando partecipanti da ogni dove, compresa l’artista Aya Oguma. Poi di nuovo in Sicilia, a Palermo, la Fondazione ha creato un Murale dedicato a Totò Schillaci, eroe dello sport italiano amatissimo in Giappone, su cui campeggia la scritta Yume (‘sogno’ in giapponese) in acciaio ultrariflettente. Il quartiere era degradato, ora è sempre più una meta turistica. Aya ha poi animato sotto il cappello del progetto “Kizuna: crepe che uniscono popoli – Kintsugi tra Sicilia e Giappone” una tre giorni italiana, tra Palermo (al Museo del Riso, ed all’Oratorio San Lorenzo) e Milano, con workshop, seminari e la performance live nel capoluogo lombardo, dal titolo ‘Le Nuove Radici’, con un altro giovane artista, issen.ten, che usa l’intelligenza artificiale per creare mondi possibili. Tra i visitatori anche il console generale del Giappone a Milano, signor Toshiaki Kobayashi.
Giorno dopo giorno, alla Fondazione arrivano proposte, inviti, offerte di intervento internazionali. Parole chiave sono radici e mani, che costruiscono e si incontrano, per fare kintsugi e comunicare kizuna, relazione.
“E’ la risposta a un bisogno diffuso, impalpabile e magari nemmeno espresso, di riaffermare, attraverso l’immaginazione dell’artista, la bellezza dell’umanità, senza divisioni e discriminazioni - conclude Callea-. Perché le radici sono le stesse ovunque e dove si formano crepe o fratture, come insegna il kintsugi, l’essere umano è capace di ricreare dai cocci una realtà ancora più preziosa. Una lezione per i singoli a rialzarsi sempre, ma soprattutto per i popoli, perché tornino o inizino a riconoscere nella pace un valore senza frontiere, partendo dalle proprie identità creative”. Un antidoto alle crepe della guerra che infuria sul Pianeta.
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