La storia della moda è piena di pagine spaventose: vestiti tossici, allucinazioni, gioielli macabri...
 
                                Streghe in passerella, vampiri moderni, figure spettrali che sembrano uscite da un romanzo gotico: il mondo della moda ha spesso preso ispirazione dal mondo delle ombre e degli fantasmi, regalandoci infinite ispirazioni per la notte di Halloween. Ma non c’è bisogno di travestirsi per avere paura: la storia della moda è costellate di pagine buie e controverse. Dalle tinture tossiche per gli abiti, ai ciondoli con i capelli dei morti, fino al fascino della ghigliottina: tra leggende metropolitane e falsi miti, ecco quattro fashion horror stories per il 31 ottobre.
 
            Quando la moda è velenosa
Si parla spesso di un’influenza “tossica” della moda sulle ragazze, ma c’è stato un tempo in cui gli abiti potevano essere veramente velenosi. Alla fine del Settecento Carl Wilhelm Scheele mise a punto un pigmento verde brillante molto amato dagli artisti e largamente impiegato nella colorazione di carta da parati e tessuti. Il famoso “verde Scheele” conteneva una miscela di arseniti di rame e inizialmente nessuno si preoccupò della pericolosità di maneggiare e indossare l’arsenico.
Nonostante la comprovata tossicità, pochi anni dopo ne spuntò una variante: il verde Parigi, amato dall’industria tessile per la sua brillantezza. Prodotto su scala industriale, fu usato per i vestiti e per moltissimi altri oggetti di uso comune, specialmente per la carta da parati: negli anni vennero indagati molti decessi avvenuti in stanze dipinte di verde Parigi, e ci vollero decenni per dimostrare il nesso.

La moda ha sempre preso ispirazione dal soprannaturale. In foto: Alexander McQueen A/I 2007 (Photo by Chris Moore/Catwalking/Getty Images)
Aspettando Halloween, alcune content creator come Ange Mariano hanno raccolto gli aneddoti più macabri della storia della moda. Gli abiti verde arsenico negli anni hanno dato origine a molte teorie sulla morte di Napoleone Bonaparte: si dice che per il suo esilio a Sant’Elena, avesse scelto una carta da parati verde Parigi…
La vera storia del Cappellaio Matto
A proposito di veleni: anche il personaggio del Cappellaio Matto, citato nel romanzo Alice Nel Paese delle Meraviglie, è una vittima della moda. Dietro la sua buffa e gioviale figura si nasconde una storia di sfruttamento. L’industria della moda infatti – e questo è il vero racconto dell’orrore – ha sempre usato sostanze tossiche, e in alcuni casi continua a usarne. Per lavorare il feltro, i cappellai maneggiavano continuamente il nitrato di mercurio, una sostanza tossica che provoca tremori, disturbi del linguaggio, allucinazioni e psicosi. La “malattia dei cappellai” era talmente diffusa da aver ispirato l’espressione “matto come un cappellaio”.

La presenza di mercurio per lavorare il feltro spesso avvelenava i fabbricanti di cappelli (Photo by Ann Ronan Pictures/Print Collector/Getty Images)
La moda della ghigliottina
Il sanguinoso epilogo della Rivoluzione Francese, con i processi sommari alla nobiltà e le pubbliche esecuzioni con la ghigliottina, è rimasto fortemente impresso nella cultura popolare. Prova ne sia l’aura mitologica che pervade la figura di Maria Antonietta, ormai diventata un’icona pop, nonché onnipresente costume di Halloween.
Ma negli anni immediatamente successivi, pare che i nobili sopravvissuti ai processi avessero esorcizzato il trauma con i cosiddetti Bals à la victime, balli delle vittime, eventi segreti a cui partecipava chi aveva perso un parente sulla ghigliottina. Stando a questi racconti, sarebbe stata proprio la ghigliottina a ispirare la moda di tagliare i capelli corti à la victime, come faceva il boia con le proprie vittime sul cappio. Per lo stesso motivo, si diffuse l’usanza di indossare un nastro rosso al collo o incrociato dietro le scapole, per evocare il sangue.

Un’illustrazione che raffigura Maria Antonietta al patibolo (Photo by: Ken Welsh/Design Pics/Universal Images Group via Getty Images)
Gli storici hanno dibattuto a lungo sull’esistenza di questi balli: secondo alcuni è probabile che siano stati inventati di sana pianta, forse addirittura in Inghilterra, e siano entrati nel folklore popolare. Reali o no, sicuramente testimoniano il fascino morboso che il periodo del Terrore ha esercitato nei secoli.
I capelli vittoriani
L’apice della moda macabra, o horror, si raggiunse in Inghilterra durante l’epoca vittoriana. Dopo la morte del marito Alberto, infatti, la regina Vittoria visse in un prolungato periodo di lutto che influenzò la moda dell’epoca. Oltre al dominio assoluto del colore nero, si diffuse la moda dei “gioielli da lutto” o mourning jewels. In realtà esistevano da prima, ma fu solo grazie alla regina e al suo fidato gioielliere Garrard che si diffusero a macchia d’olio. Realizzati principalmente in onice e giaietto, rappresentavano a volte un memento mori fatto di teschi, croci e ossa, oppure le fattezze del defunto, principalmente gli occhi.
Tra le versioni più affascinanti (e inquietanti) ci sono quelle realizzate con i capelli delle persone amate scomparse: non parliamo di ciocche in un medaglione, ma di collane, bracciali e spille realizzate intrecciando capelli umani con grande abilità.

Una collana con capelli umani intrecciati, forse indossata come gioiello da lutto (Photo by SSPL/Getty Images)
Alcuni pezzi sono conservati al Victoria&Albert Museum, dove possono essere ammirati ancora oggi. Se cercate un’idea originale per un costume di Halloween last minute, l’avete trovata.
 
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