Omicidio Nada Cella, la pm chiede l’ergastolo per Annalucia Cecere

Ottobre 30, 2025 - 18:00
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Omicidio Nada Cella, la pm chiede l’ergastolo per Annalucia Cecere
Nada Cella e Annalucia Cecere

Genova. La pm Gabriella Dotto ha chiesto l’ergastolo per Annalucia Cecere, accusata di aver ucciso il 6 maggio 1996 Nada Cella, nello studio del commercialista Marco Soracco in via Marsala a Chiavari.

La pm: “Cecere ha sfogato su Nada la sua rabbia con una furia omicida”

Quello di Nada Cella secondo l’accusa è stato un delitto d’impeto, nato dal desiderio che aveva Cecere di sistemarsi sia lavorativamente, sia sentimentalmente, visto che puntava a fidanzarsi e sposarsi con Soracco. “L’indole di Cecere che emerge dalle intercettazioni e dalle testimonianze che abbiamo sentito in questo processo è un’indole instabile, reattiva alle provocazioni che combacia perfettamente con quello che abbiamo visto e ricostruito della scena del crimine – ha detto la pm Gabriella Dotto –  una follia omicida, perfettamente sovrapponibile a una personalità che non ha capacità di autocontrollo”.

Cecere secondo l’accusa sarebbe stata “gelosa” di Nada,  una sorta di invidia “a tutto tondo”, ma “il movente va ricercato nello stato d’animo instabile di questa donna, che innesca il raptus e quindi il pretesto per dar sfogo alla sua follia”. Nella scorsa udienza Dotto aveva detto che Cecere aveva sfogato su Nada “la frustrazione di una vita”.

Le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi

L’accusa per Cecere è di omicidio aggravato dalla crudeltà e dei futili motivi. Le aggravanti sono per l’accusa fondamentali per evitare che il delitto sia prescritto a quasi 30 anni dai fatti.

Per la pm Cecere ha agito con crudeltà “per la sussistenza della quale non è sufficiente un numero determinato di colpi ma bisogna trovare elemento in più nella volontà di fare più male e del fatto che la vittima deve essere viva”.  “Nel nostro caso  Nada non muore subito, fino al pomeriggio è viva e reagisce e si difende anche sotto i colpi più pesanti. Per aggredirla tanto che l’assassino ha usato due diversi oggetti”.

Ancora i futili motivi per la pm nascono da una “spinta a delinquere talmente banale e sproporzionata da costituire il pretesto della furia omicida“. Nada Cella, secondo la ricostruzione dell’accusa è stata massacrata semplicemente per aver detto a Cecere di andarsene. Lei cercava Soracco e Nada, da segretaria scrupolosa qual era, aveva ricevuto indicazioni di tener lontana quella donna dal commercialista.

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Un ingrandimento della scena del crimine

La requisitoria della pm è cominciata nella scorsa udienza ed è durata complessivamente quasi otto ore per rimettere in fila davanti ai giudici quello che ha chiamato un “quadro indiziario molto nitido”. Nella prossima udienza parleranno gli avvocati di parte civile, poi sarà la volta degli avvocati di Cecere (Giovanni Roffo ed Elisabetta Martini) e del legale di Marco Soracco Andrea Vernazza. La data per la sentenza è già stata fissata al 18 dicembre.

Per l’accusa Cecere è colpevole “al di là di ogni ragionevole dubbio“. Per la pm infatti il “ragionevole dubbio” “implica l’esistenza di una ricostruzione alternativa che in questo processo non c’è, non c’è nei singoli elementi che collocano Cecere sul luogo del delitto né dal quadro d’insieme. Sono state approfondite tutte le piste anche quelle più fantasiose tranne quella di Cecere, convinti che avessero indagato in maniera approfondita i carabinieri, ma non era stata cosi”.

 

“Cecere non è mai venuta al processo perché avrebbe di nuovo perso il controllo di sé”

Per Cecere l’accusa esclude le attenuanti generiche. Le rigetta perché, dice, sarebbero “astrattamente concepibili per la storia famigliare difficile da cui proviene ma il delitto lo ha compiuto da adulta” e soprattutto per il “comportamento processuale visto che Cecere non sono non si è mai fatta interrogare ma non è mai nemmeno entrata in quest’aula per chiarire e offrire la sua versione dei fatti”.

E se il silenzio non è di per sé un elemento di prova che da solo può reggere, va però valutato in un contesto. E qui abbiamo un’imputata di reato gravissimo che non solo decide di non rilasciare dichiarazione ma nemmeno di venire”. Ma Cecere per l’accusa “non si è presentata perché è consapevole che il processo avrebbe dimostrato la sua incapacità di mantenere il controllo, e perché non ha ricostruzioni alternative da offrire”.

“Soracco è il principale responsabile dell’impunità di Cecere per tanti anni”

Secondo la pm Soracco ha sempre coperto Cecere perché l’aveva vista in azione quella mattina e temeva una sua reazione. “Soracco quando è arrivato in studio e ha visto quella scena agghiacciante non fatto assolutamente nulla. Non ha fermato Cecere e non si è nemmeno avvicinato a Nada perché vedendo quello che aveva fatto ha avuto paura di quella donna, ha constatato la concreta pericolosità di quella donna”. Soracco “ha avuto consapevolezza che una sua accusa verso lei sarebbe stata reciproca. Quello che effettivamente è avvenuto 25 anni quando Cecere in un’intercettazione ha detto ‘E’ stato lui’ perché lui aveva rapporti con Nada”.

La pm ha chiesto per il commercialista la condanna a 4 anni. “Chiedo per lui – ha detto – il massimo della pena per il reato di favoreggiamento perché è il principale responsabile dell’impunità di Cecere per tanti anni“.

 

La riapertura dell’inchiesta nel 2021

 Il caso era stato riaperto nel maggio del 2021 grazie ai nuovi elementi forniti dalla criminologa Antonella Pesce Delfino. Da lì sono partite le nuove indagini della squadra mobile, dopo che la pm Gabriella Dotto aveva riaperto il fascicolo ‘contro ignoti’, poi gli indizi si sono concentrati sull’ex insegnante che sei mesi dopo il delitto si era trasferita a Cuneo, provincia dove la donna vive tuttora.

Cecere nelle indagini del 1996 era stata indagata solo per quattro giorni dai carabinieri che avevano raccolto alcune testimonianze da parte di cittadini che la avrebbero vista in strada a pochi passi dallo studio. Ma quelle indagini, che dopo aver esaminato alcune piste, si erano concentrate unicamente su Marco Soracco anche a causa del mancato coordinamento tra polizia e carabinieri da parte del pm di allora Filippo Gebbia

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Redazione Redazione Eventi e News