I migliori album di esordio del 2025: The New Eves, Marshall Allen, John MacKay…
Questo articolo è dedicato a tutti coloro che credono ancora che sia possibile trovare musica nuova e musica di qualità. A tutti coloro che sono convinti che, dietro la spessa cortina di fumo del mainstream “tutto uguale e senza anima”, ci siano ancora artisti, giovani e meno giovani, in grado di produrre costruzioni sonore sincere, che arrivano alle orecchie come una ventata di novità e al cuore come un’emozione nuova. Certo, non è facile scovare queste perle: ecco perché ho deciso di venirvi in aiuto! Oggi vi proporrò alcuni tra i migliori album di esordio del 2025.
Quest’anno è stato ricco di novità discografiche di tutto rispetto ma, soprattutto, ha visto molte nuove band affacciarsi al mercato discografico con album di ottima qualità. E ce n’è per tutti i gusti: dalle sonorità più pop al jazz, dal metal al folk, dal punk all’elettronica. Inciamperemo anche in storie incredibili di incontri e ritrovamenti. Ci saranno artisti giovani, ma anche artisti che giovani non possono proprio più definirsi… Ma in ogni caso, ciascuno degli album di cui vi parlerò oggi merita secondo me almeno un ascolto. Quindi lubrificatevi le orecchie e partite con me alla scoperta di un po’ di musica nuova!
Menzioni speciali
Considerata la grande quantità di album di debutto degni di nota pubblicati quest’anno, non dovrebbe sorprendere se anche questa sezione dedicata alle menzioni speciali risulterà un po’ più corposa del solito. La prima band che solo per poco non è rientrata tra le dieci scelte di questa settimana è quella dei Maruja, un gruppo di musicisti rock di Manchester con alcuni Ep all’attivo. Pubblicano il loro primo vero album Pain to Power nel 2025: un misto di jazz rock, post punk, elettronica, con riferimenti che spaziano dalle atmosfere più vicine al free jazz, su cui si innestano melodie accattivanti, a passaggi che si ispirano a un sound più derivato dai Rage Against the Machine.
Sempre da Machester provengono i Picture Parlour, band rock indie al debutto discografico con The Parlour. Attiva già da qualche anno, la band si è fatta un nome nella scena locale: la loro è una musica schietta, come dovrebbe sempre essere il rock, e l’album è sicuramente un ottimo punto di partenza.
Dall’Olanda vengono i Nusantara Beat, un sestetto di musicisti indonesiani trapiantati ad Amsterdam. Nel loro album di debutto eponimo mescolano sonorità tipiche della tradizione indonesiana, compresi gli strumenti tipici del gamelan, a ritmi moderni più vicini alle tradizioni occidentali. Il risultato è una fusion estremamente interessante.
Sempre in ambito rock, il trio femminile americano Chokecherry esordisce quest’anno con l’album Ripe Fruits Rots and Falls. Si tratta di un album schiettamente rock, di una musica che fa tesoro delle esperienze punk dell’area californiana, con espliciti riferimenti, tra gli altri, ai Minor Threat.
Addentrandoci nella sperimentazione più ardita della scena statunitense, 45 Pounds è invece album pubblicato a marzo dagli americani YHWH Nailgun: una band sperimentale, caratterizzata da poliritmie in evidenza, sulle quali si innestano elementi rumoristici e sonorità elettroniche, in un sound decisamente sorprendente, ma poco adatto a chi cerca suoni rassicuranti. Gli YHWH Nailgun avevano già pubblicato qualche singolo in digitale e un paio di Ep, ma 45 Pounds è il loro primo vero e proprio album. Sempre dagli States, ma molto più facile da digerire, arriva il sound indie rock degli Snocaps, che esordiscono con un album eponimo. Gli Snocaps sono un quartetto di musicisti attivi da tempo nella scena indie americana e l’album si presenta come un ritorno alle origini, con una gradevole schiettezza compositiva.
Un trio femminile proveniente dall’Australia, sotto il nome di Folk Bitch Trio, ha esordito quest’anno con l’album Now Would Be a Good Time. Il trio propone una musica cantautorale, caratterizzata da chitarre acustiche e intrecci vocali, non priva però di trovate originali. La strumentazione è ridotta al minimo e le atmosfere cono generalmente soft.
Ancora un trio femminile, ma questa volta decisamente più rock: le HotWax hanno pubblicato il loro album di debutto Hot Shock, ricco di riferimenti al grunge e al rock alternativo. La band, attiva già da qualche anno, aveva finora pubblicato solo qualche singolo e un paio di Ep.
Gli Humour sono invece una band scozzese dal sound vagamente punk new wave. Il loro album di debutto Learning Greek, pubblicato ad agosto, ricorda a tratti le sonorità degli Interpol, ma riesce a trasmettere una freschezza e una sincerità per cui vale la pena ascoltarlo. Ancora più vicine al punk, anche se creativamente caotiche, sono le sonorità degli University, trio britannico che, dopo un primo Ep di un paio di anni fa, ha pubblicato quest’anno l’album di esordio McCartney, It’ll Be Ok.
Ritual Decay è l’album di debutto della band post-metal canadese Lowheaven. Uscito ad agosto, l’album propone un’interessante alternanza di momenti hardcore con passaggi più melodici. Per gli amanti di sonorità molto più pacate, vi segnalo l’esordio della cantante inglese Lucy Gooch, con il suo album Desert Window. Qui le melodie pop incontrano l’ambient e l’elettronica, in un mix accattivante e a tratti ipnotico. Ancora pop, questa volta venato di soul e davvero ben fatto, lo troviamo in Dancing at the Edge of the World, album di debutto della cantante scozzese Brooke Combe, che fa seguito a un primo Ep pubblicato nel 2023.
E ancora dalla Scozia arriva Rianne Downey, che esordisce con l’album The Consequence of Love: un album con sonorità cantautorali fortemente venate di folk e country. Altra band pop inglese che presenta influenze di country alternativo sono i Divorce, al loro debutto discografico con l’album Drive to the Goldenhammer, dopo un paio di Ep.
Per concludere questa sezione, vi segnalo anche l’album If Not Winter di Wisp, un’artista americana che fonde una voce flautata con sonorità shoegaze nel suo esordio discografico: un rock piuttosto soft, che a tratti ricorda addirittura i Cocteau Twins, ma che presenta comunque soluzioni originali.
The New Eves, The New Eve is Rising
Attenzione, perché questo, a mio modesto parere, è l’album di debutto dell’anno. The New Eves è una band tutta femminile, composta da quattro giovani artiste, tutte impegnate alle voci e con almeno due strumenti. Il gruppo, attivo dal 2021, propone brani di stampo folk britannico, ma con un atteggiamento vagamente punk che a tratti ricorda i Chumbawamba. La strumentazione particolare con cui presentano i loro brani è composta da batteria, basso, violino, violoncello, flauto. Eppure in alcuni brani manifestano una carica rock che molte band dal sound più ortodosso non sono in grado di raggiungere. The New Eve is Rising è un album ricco di magia e umorismo, una sorta di rito sciamanico-musicale che vi consiglio di ascoltare con molta attenzione e mente aperta. Highway Man è la seconda traccia dell’album.
Poor Creature, All Smiles Tonight
I Poor Creature sono un progetto nuovo, che esordisce quest’anno con l’album All Smiles Tonight. In realtà, però, non si tratta di artisti nuovi nel panorama musicale irlandese. A comporre il trio, oltre a Ruth Clinton, troviamo infatti due membri dei Lankum: Cormac Mac Diamada e John Dermody. I Lankum sono una band di folk irlandese nota per il loro approccio innovativo e spesso un po’ psichedelico. E in effetti anche in questo album troviamo sonorità tipiche del folk psichedelico accanto a elementi di trip hop e di folk irlandese. Il tutto mescolato con sapienza e gusto. Molte delle tracce dell’album sono arrangiamenti particolari di canzoni tradizionali. The Whole Town Knows è la terza traccia, e credo esemplifichi bene cosa aspettarsi dal resto dell’album.
Rocket, R is for Rocket
Spostiamoci per un momento negli Stati Uniti, dove un quartetto di rock che si fa chiamare Rocket pubblica R is for Rocket, il primo album completo in studio dopo un Ep uscito un paio di anni fa. Il loro rock mescola elementi grunge con sonorità di rock alternativo americano, su cui la bassista Alithea Tuttle deposita linee vocali che spesso fanno pensare a una band shoegaze. Soprattutto, si tratta di un album sincero e, quindi, di qualità. Di seguito, il video ufficiale di Wide Awake, penultimo brano dell’album.
Cwfen, Sorrows
Pubblicato a maggio, Sorrows è l’album di esordio di un quartetto scozzese, di Glasgow, che si fa chiamare Cwfen, che pare si pronunci “coven”. Un album cupo, ricco di chitarre distorte vicine al doom, di riff e intricate e originali melodie. Wolfsbane è la terza traccia e il secondo singolo estratto dall’album.
Kiwi Cave, Fabulario
I Kiwi Cave sono un trio italiano di progressive. Tutti originari di Roma, i giovani membri della band sono attualmente residenti a Milano, dove cominciano a far parlare della loro musica nei concerti, nelle radio e negli ambienti discografici. Nonostante la giovane età, nel loro album di esordio Fabulario dimostrano una notevole maturità musicale, con riferimenti continui a grandi del prog come la PFM o i King Crimson, ma anche ai Pink Floyd e ai Porcupine Tree. Sempre però con un tocco personale che in questo concept album sotto forma di favola emerge in maniera molto evidente. Meet Me at the Lighthouse è la terza traccia dell’album.
The Loft, Everything Changes Everything Stays the Same
La storia dei Loft è piuttosto particolare, essendo in realtà una band indie rock degli anni Ottanta giunta all’esordio discografico nel 2025. Attivi dal 1980 al 1984, pubblicarono qualche singolo, ottenendo la possibilità di un tour in Gran Bretagna. Alla fine del tour, però, la band si scioglie con uno spettacolare litigio sul palco. Quarant’anni dopo, si riunisce e pubblica Everything Changes Everything Stays the Same, da cui ho estratto Feel Good Now. Se vi sembrano un po’ attempati per un debutto discografico, ora sapete perché…
Marshall Allen, New Dawn
A proposito di esordi di musicisti molto più che esperti, non potevo non includere New Dawn, album che a tutti gli effetti rappresenta il debutto solista di Marshall Allen. Allen è un sassofonista, una delle figure più importanti della scena del free jazz, già primo sassofono della Sun Ra Arkestra. Un nome importantissimo, che non ha molto bisogno di presentazioni, ma soprattutto un musicista con un’esperienza incredibile e impareggiabile, che nel 2024 ha compiuto ben 100 anni. Dopo aver festeggiato con un concerto, ha deciso di entrare in studio di registrazione e, nel 2025, ha pubblicato questo New Dawn, album squisitamente jazz, e The Omniverse Oriki, un album più sperimentale, con una grande presenza di poliritmie africane. New Dawn è la title track di questo incredibile album di debutto, con Neneh Cherry alla voce.
John McKay, Sixes and Sevens
Ancora un esempio bizzarro di album di debutto pubblicato nel 2025. Sì, perché John McKay è stato il primo chitarrista di Siouxsie and the Banshees dal 1977 al 1979. Dopo essere uscito dalla band, ha portato avanti una carriera underground negli anni Ottanta. Solo quest’anno, però, ha tirato fuori alcune registrazioni di brani inediti incisi tra il 1980 e il 1989 per pubblicarli nell’album Sixes and Sevens. Subito dopo ha messo su la band John McKay’s Reactor, con cui ha intrapreso un tour in Gran Bretagna per promuovere l’album. La quinta traccia è Looks Can Kill.
Gianni Maroccolo e Hugo Race, The Vigil
Per concludere questo bizzarro viaggio alla scoperta di album di esordio più o meno sorprendenti, torniamo in Italia, alla splendida collaborazione tra due bassisti che hanno scritto una parte importante della storia del rock negli anni Ottanta e Novanta. Gianni Maroccolo è stato il motore degli album più rock dei Litfiba e poi nei CCCP e nei CSI, solo per citare le collaborazioni più importanti. Hugo Race, da parte sua, è stato il bassista dei Bad Seeds, la band che accompagnava Nick Cave, e ha poi dato vita a una serie di progetti di ricerca e sperimentazione. Dalla collaborazione fra questi due esperti musicisti nasce ad aprile The Vigil, un album che si muove tra elettronica e sperimentazione, profondo e magico. Where Does the Night Go è l’estratto che ho scelto per voi.
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