Il 70% degli errori nella raccolta differenziata nasce da convinzioni sbagliate

Gli italiani vogliono fare la raccolta differenziata, ma troppo spesso la fanno male: non per pigrizia, bensì per convinzione.
Secondo una nuova indagine realizzata da Erion con Ipsos Doxa Italia, il 70% degli errori commessi nel differenziare i rifiuti nasce da idee sbagliate su “cosa va dove”. In altre parole, la disinformazione pratica – più che la mancanza di volontà – è il vero ostacolo alla qualità del riciclo nel nostro Paese.
L’indagine, presentata al Museo dell’Ara Pacis di Roma in occasione dell’International E-Waste Day, mette a fuoco un’Italia consapevole ma confusa, dove la conoscenza teorica non si traduce ancora in comportamenti efficaci.
I rifiuti più fraintesi sono quelli “ibridi”, che non appartengono chiaramente a una categoria. In testa alla classifica degli errori compaiono stracci (41%), scarpe (27%) e borse (23%), seguiti da spazzolini elettrici (21%), caricabatterie (13%) e imballaggi (12%).
Meno grave la situazione per le batterie esauste, con solo l’8% smaltite nel sacco nero.
Dallo studio emerge quindi l’esigenza di un modello integrato di raccolta, che unisca infrastrutture più accessibili a una comunicazione capace di rendere operative le conoscenze: non basta sapere, bisogna essere messi in condizione di agire.
Nel corso dell’evento “Sostenibilità e consapevolezza”, i risultati sono stati discussi da rappresentanti del sistema Erion, esperti di ricerca e del mondo dei consumatori.
«Il cittadino è un alleato che chiede condizioni abilitanti per fare una corretta raccolta differenziata – ha dichiarato Andrea Fluttero, presidente di Erion Compliance Organization – È necessario aumentare la conoscenza operativa e ridurre la sfiducia nel sistema, oltre a sviluppare tecnologie e soluzioni di mercato per gestire nel modo migliore le sfide della circolarità. Servono infrastrutture vicine e visibili, campagne mirate e ripetute che chiudano sempre con indicazioni concrete. La comunicazione non si limita a informare: abilita il gesto corretto, riduce gli errori e rafforza il senso civico».
I dati mostrano che la conoscenza dell’obbligo di raccolta è alta – 92% per le batterie esauste, 86% per i RAEE, 77% per gli imballaggi, 71% per i tessili – ma che resta un forte divario tra sapere e fare.
Ogni anno finiscono ancora nell’indifferenziato 0,12 kg di pile esauste per abitante, 1,98 kg di piccoli RAEE e 17 kg di tessili, numeri che indicano quanto la pratica quotidiana sia ancora lontana dagli obiettivi di circolarità.
Gli italiani chiedono soluzioni semplici e vicine: per i RAEE, il 40% apprezza il ritiro “uno contro zero” nei negozi; per le batterie, il 49% preferisce i contenitori nei supermercati; per il tessile, i luoghi ideali risultano centri commerciali (30%), supermercati (26%) e negozi (26%).
Le isole ecologiche restano importanti per i rifiuti ingombranti, ma risultano scomode per i piccoli oggetti: quasi la metà degli intervistati chiede orari più lunghi e molti vorrebbero una raccolta itinerante quindicinale come soluzione intermedia tra stazione fissa e prossimità capillare.
Il 90% degli italiani sa che i mozziconi di sigaretta inquinano, ma l’85% osserva che gettarli a terra è ancora un gesto diffuso e quasi “normale”.
La ragione principale è la praticità (35%), mentre solo il 23% nota miglioramenti negli ultimi dieci anni. Tra le richieste più comuni, posaceneri tascabili e contenitori nei luoghi strategici (55%), insieme a più informazione (30%) sulla loro presenza.
La ricerca conferma che la comunicazione ambientale più efficace è quella che invita all’azione finale, non quella che si limita a informare.
Chi ha avuto accesso a campagne di sensibilizzazione dimostra più conoscenza (+8% per i RAEE, +7% per i tessili), meno errori di conferimento (-4%) e maggiore severità verso i comportamenti scorretti (+4%).
E, nonostante la crescita dei canali digitali, la televisione resta il principale veicolo nazionale per la sensibilizzazione ambientale.
«Questa ricerca offre una bussola per decidere: città per città, filiera per filiera, sappiamo dove intervenire, con quali messaggi e quali servizi – ha dichiarato Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Doxa Italia – È un invito a un patto operativo tra consorzi e istituzioni: standard di prossimità, trasparenza dei risultati e campagne chiare e frequenti. Non un costo, ma un investimento con ritorni misurabili in conoscenza, fiducia e qualità dei conferimenti».
La raccolta differenziata non migliorerà con più regole, ma con più fiducia, chiarezza e prossimità. Solo rendendo il gesto facile, comprensibile e accessibile si potrà trasformare la buona volontà degli italiani in un vero comportamento circolare.
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