Italia in rivolta per Gaza: questa è la patria di cui andare orgogliosi, ma Meloni resta agli ordini di Netanyahu

L’Italia si è fermata per Gaza. Scuole chiuse, piazze piene. Una protesta popolare. Una rivolta “umanitaria”. “Blocchiamo tutto. Stop al genocidio in Palestina, difendiamo la Flotilla”, la parola d’ordine della giornata. Stazioni, porti come quello di Livorno, bloccati. Bloccata anche l’autostrada a Bologna. E la tangenziale est a Roma. Tensione e incidenti alla stazione centrale di Milano.
Centinaia di migliaia i manifestanti, in un lunedì lavorativo, tantissimi i giovani. Cortei in oltre 65 città, da Trento a Cagliari. Una mobilitazione straordinaria, in tutti i sensi. Secondo il sindacato Usb le manifestazioni pro-Gaza hanno raccolto in tutta Italia la partecipazione di 500.000 partecipanti, in 65 città italiane. «Sono stati bloccati tutti i principali porti d’Italia, il 90% del trasporto pubblico e il 50% delle ferrovie». Scuole vuote, aule semideserte, genitori come Anna che, a Roma, invece di accompagnare il figlio in classe ha preferito scendere con lui in piazza: “Oggi qui impara di più”, spiega. “Non c’ è bisogno di essere particolarmente esperti per capire che i ragazzi si rendono conto di quello che sta succedendo: è fuori da qualsiasi tipo di umanità e diritto internazionale. Mi sembra che la gente stia cercando di darsi degli strumenti per impedire che i diritti di un popolo vengano calpestati se non lo fanno gli Stati”, dice Michele Rech, in arte Zerocalcare, durante la manifestazione per Gaza a Roma.
Le giornaliste e i giornalisti del Tg3 condividono le ragioni dello sciopero generale a sostegno della popolazione di Gaza, oggetto di una occupazione militare, di un massacro quotidiano di civili, operatori sanitari e giornalisti e di una deportazione di massa, messi in atto dal governo israeliano. La scelta di lavorare in questa giornata è dovuta alla necessità di dare visibilità alle manifestazioni in corso. Lo fa sapere il Cdr del Tg3 in una nota. Anche il cast della serie Rai «Doc-Nelle tue mani» ha deciso di aderire alla manifestazione per Gaza. “Violenze indegne” tuona la presidente del Consiglio. Silente sul genocidio. Latitante sullo Stato palestinese. L’Italia in rivolta si collega idealmente alle Nazioni Unite.
Nel giorno della Palestina
Regno Unito, Francia e Canada sono i paesi del G7 a riconoscere lo Stato palestinese. “Per ravvivare le speranze di pace tra palestinesi e israeliani, il Regno Unito riconosce formalmente lo Stato di Palestina” ha annunciato domenica il premier britannico Keir Starmer. «Questa soluzione non è una ricompensa per Hamas. Abbiamo già sottoposto Hamas a sanzioni e andremo oltre nelle prossime settimane», ha aggiunto Starmer, imitato da Australia e Canada.
Quando Emmanuel Macron a fine luglio ha annunciato che la Francia avrebbe riconosciuto lo Stato di Palestina, quella scelta appariva azzardata, perché c’erano molti dubbi sulla capacità di convincere altri Paesi a seguirlo. Quasi due mesi dopo il presidente francese coglie un successo diplomatico, perché saranno almeno 10 i Paesi che al Palazzo di Vetro, in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riconosceranno ufficialmente la Palestina: Andorra, Australia, Belgio, Canada, Lussemburgo, Portogallo, Malta, Regno Unito, San Marino e Francia. I 10 Paesi si aggiungeranno ai 148 su 193 che già riconoscono la Palestina (quasi tutta l’Africa, l’Asia con Cina e India, l’America latina). Tra loro non ci sono l’Italia, gli Stati Uniti e la Germania.
Domenica Benjamin Netanyahu si è rivolto ai premier occidentali con un video: «Ho un messaggio per voi: nessuno Stato palestinese vedrà la luce a ovest del Giordano». Ancora più dura la risposta dei ministri dell’ultradestra Itamar Ben- Gvir e Miki Zohar che propongono di occupare per rappresaglia l’intera Cisgiordania. Hamas ha scritto una lettera al presidente degli Stati Uniti Donald Trump chiedendogli direttamente di garantire una tregua di 60 giorni a Gaza in cambio del rilascio di metà degli ostaggi prigionieri a Gaza. È quanto ha riferito in esclusiva Fox News, citando un alto funzionario dell’amministrazione americana e una fonte coinvolta nei negoziati. La lettera è attualmente nelle mani del Qatar che la consegnerà al capo della Casa Bianca nel corso della settimana.
Continuano i raid su Gaza City
Migliaia di persone, in auto, sui camion o su carretti trainati da asini carichi di mobili ed effetti personali, si dirigono verso il sud della Striscia in cerca di un rifugio, mentre proseguono i raid su Gaza city. Lo riporta al Jazeera pubblicando immagini di lunghe file di persone e mezzi. un giornalista sul posto in un reportage -. “A volte si vedono auto che trainano un altro veicolo o che vengono spinte a mano. Scene disperate”, commenta, lungo la strada costiera considerata al momento un’ancora di salvezza per le famiglie in fuga da Gaza City sotto la minaccia dei bombardamenti.
“Scene come queste si verificano da più di una settimana. Abbiamo visto famiglie dormire sul ciglio della strada. Per loro, spostarsi verso sud non significa essere completamente al sicuro. Ma stanno cercando di allontanarsi dalle zone di bombardamento verso aree designate come cosiddetti spazi umanitari, nonostante l’assenza di infrastrutture umanitarie”. Per questa moltitudine sofferente, ridotta alla fame, assassinata dall’”esercito più morale al mondo”, l’Italia è scesa in piazza. Per restare umani.
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