L’Adriatico si surriscalda e perde le sue praterie marine

Ottobre 24, 2025 - 12:30
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L’Adriatico si surriscalda e perde le sue praterie marine

Le praterie sottomarine dell’Alto Adriatico stanno scomparendo, e con esse una parte fondamentale della vita marina del Mediterraneo. L’aumento delle temperature dell’acqua e le alterazioni ambientali dovute alle attività umane stanno mettendo a rischio ecosistemi costieri un tempo rigogliosi, capaci di assorbire CO₂, ospitare biodiversità e proteggere le coste dall’erosione.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Estuarine, Coastal and Shelf Science conferma che il riscaldamento del mare e le pressioni antropiche stanno provocando un declino diffuso delle praterie di piante marine dell’Alto Adriatico, in particolare nel Golfo di Trieste.

Coordinata dall’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (OGS) con la collaborazione dell’Area marina protetta di Miramare, dell’Università di Trieste, dell’Istituto nazionale di biologia di Slovenia (NIB) e dell’Università di Maribor, la ricerca evidenzia come l’interazione tra cambiamento climatico e impatti locali stia compromettendo la sopravvivenza di Cymodocea nodosa, Posidonia oceanica e Zostera, specie chiave per la salute dell’Adriatico.

L’indagine, condotta sulle coste italiane e slovene del Golfo di Trieste, ha analizzato due periodi distinti (2009–2013 e 2014–2018) utilizzando un approccio integrato di monitoraggio sul campo e modelli matematici. I risultati mostrano un quadro preoccupante: Cymodocea nodosa, la specie dominante nell’Adriatico settentrionale, ha registrato un calo della copertura pari al 30% nelle acque slovene e fino all’89% lungo la costa vicino a Trieste.

«I risultati indicano che Cymodocea nodosa è ancora presente nel Golfo, in particolare lungo la costa da Monfalcone alla foce del Tagliamento, ma nel periodo 2014-2018 si sia registrata una diminuzione della sua copertura pari al 30% nelle acque slovene e fino all’89% lungo la costa vicino a Trieste – spiega Vinko Bandelj, oceanografo dell’OGS – l’analisi delle variabili fisico-chimiche ha rivelato un aumento della temperatura dell’acqua marina in tutto il Golfo e una variazione del carico di nutrienti, con una riduzione particolarmente significativa nelle acque slovene».

Lo studio dimostra come il declino delle praterie sia determinato da una combinazione di impatti locali — come inquinamento, urbanizzazione costiera e modifiche idrologiche — e stress climatici globali, in particolare l’aumento delle temperature marine.

Le analisi hanno identificato quattro fattori chiave che condizionano la presenza e la salute delle piante marine: la quantità di luce nella colonna d’acqua, la disponibilità di nutrienti, la temperatura e la tipologia di sedimento. Tuttavia, i ricercatori sottolineano come anche altri fattori locali, legati alle attività umane, possano aver ridotto la resilienza ecologica di queste specie alle perturbazioni ambientali.

La ricerca evidenzia la necessità di strategie di gestione integrata delle aree costiere, capaci di coniugare mitigazione climatica e tutela della biodiversità. Tra le azioni raccomandate: la riduzione delle pressioni antropiche locali, la protezione delle aree meno degradate e il monitoraggio a lungo termine dei parametri climatici e biologici.

«Sebbene studi su larga scala siano utili per prevedere l’impatto dei cambiamenti climatici – sottolineano gli autori – rimangono altrettanto fondamentali indagini locali, come quella svolta in questo studio, per sviluppare strategie di conservazione mirate».
La conservazione di questi habitat non è solo una priorità ecologica, ma anche una risorsa strategica per contrastare il cambiamento climatico nel Mediterraneo.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia