«Ornella, una spiritualità fatta di fragilità e sincerità»

Novembre 25, 2025 - 13:30
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«Ornella, una spiritualità fatta di fragilità e sincerità»
Paolo Fresu, trombettista e amico di Ornella Vanoni, suona durante i funerali dell'artista

«La vita artistica di Ornella è così dentro la nostra esistenza da non riuscire neanche più a scinderla dalla nostra storia personale e, in senso più generale, dalla storia culturale italiana. Quasi un secolo di vita passata dentro il teatro, la televisione, il cinema e la canzone». È un passaggio dell’omelia che don Luigi Garbini, vicario della Comunità pastorale San Paolo VI, musicista e amico personale di Ornella Vanoni, ha pronunciato questo pomeriggio presiedendo nella chiesa di San Marco a Milano i funerali dell’artista, morta a 91 anni, la sera di venerdì 21 novembre, nella sua casa di Brera. Nella folla imponente che ha partecipato alla celebrazione i rappresentanti delle istituzioni e molti voti noti del mondo dello spettacolo.

«Posseduta dalla musica»

Un’omelia (qui il testo integrale), quella di Garbini, ricca di riferimenti e citazioni dei brani resi celebri dalla Vanoni: «È sempre stata la musica a impossessarsi di lei… Ornella è stata posseduta dall’inizio della sua vita alla fine. Ma questa fine che viviamo oggi in realtà è un nuovo inizio… Potremmo dire che questa notte che verrà sia La prima notte di quiete… C’è un film di Zurlini che ha questo titolo: una pellicola nella quale possiamo ascoltare Ornella che canta Domani è un altro giorno... mentre le coppie si stringono forte e si baciano sulla pista da ballo».

Un abbraccio in cui si scorge la fragilità dell’artista: «Da una parte sta la fragilità e dall’altra lo stare in equilibrio sopra un’emozione. L’espressione che proviene da Un sorriso dentro il pianto è decisamente cristiana. Che cosa c’è di più fragile, di più vulnerabile dell’umanità del Cristo, della sua croce?… Il primo tratto prezioso della spiritualità di Ornella è proprio la sua fragilità, mediata dallo strumento della sua voce, di una affabulazione malinconica… Il fatto è che laddove c’è la fragilità, c’è anche la sincerità… Ma la fragilità è certamente la garanzia di ogni vera creazione. Senza una fragilità, senza un dolore, senza un fallimento, non ci può essere arte».

E anche la depressione «di cui ha coraggiosamente parlato Ornella» è stata «un luogo dello spirito, un fallimento, un andare in pezzi che produce una creatività tipica dello spirito contemporaneo… In questo quadro di fragilità allora le canzoni diventano quel “giogo leggero” di cui parla il Vangelo, un tentativo di ricostruzione, dopo che tutto è andato in pezzi».

L’altra faccia della sua fragilità sono «il pragmatismo e l’ironia, in una parola la libertà di Ornella», il suo stile «leggero, diretto, che ha bucato tutti gli schermi, facendocela sentire una di noi». Ma «leggerezza non vuol dire vuoto, anzi i suoi testi sono molto pieni di esistenza, facendoci entrare anche noi nelle storie da lei raccontate. È qui che la sentiamo cantare: la mia fede è troppo scossa ormai, ma penso e prego tra di me: proviamo anche con Dio, non si sa mai. Dio è una delle possibilità, perché non tentarla? Così come possiamo tentare di vincere la stupidità con l’allegria, la “sant’Allegria” a cui Ornella chiede un ascolto serale. Una preghiera, due preghiere, un’altra frase, mezza frase aspetterò sperando che sia vera».

«La frase, la mezza frase vera che aspettiamo non è quella del rimpianto, non è neppure quella del ricordo… – ha concluso Garbini -. I ricordi sono frammentari, velleitari, il rimorso poi è parente del bilancio e si ferma alla fragilità della vita. La memoria invece è un esercizio quotidiano, una qualità del nostro cervello che rischiamo di perdere, perdendo anche la voce, il timbro della voce, quella voce inconfondibile e penetrante che aveva Ornella. È per questo che oggi facciamo memoria, cioè eucaristia: “Fate questo in memoria di me”: che significa: solo cantando Ornella, facendo questo come memoria potremo provare anche con Dio In fondo…non si sa mai…”»

Ornella Vanoni

Signora delle scene

Milanese doc, la Vanoni se ne è andata nel cuore della città di cui era uno dei simboli, dopo essere stata signora delle scene per settant’anni.

Diplomata alla scuola del Piccolo Teatro, nella musica ha espresso più efficacemente la sua vena artistica, anche se la sua formazione attorale era evidente nel modo in cui interpretava e “viveva” i brani che cantava. Grazie a un timbro vocale originale e raffinato, passava con disinvoltura dalle canzoni della “mala” a quelle d’autore – della scuola genovese o di matrice latino-americana -, da melodie intense e appassionate ad altre più vivaci e giocose. Sono nati così successi intramontabili come Senza fine, L’appuntamento, Domani è un altro giorno, La voglia la pazzia l’incoscienza e l’allegria… La televisione, dal Festival di Sanremo a Canzonissima, l’ha resa diva a tutto tondo. La sua dimensione internazionale è consacrata dalle partnership con artisti di tutto il mondo. Curiosità e voglia di sperimentare senza fossilizzarsi sui suoi cavalli di battaglia l’hanno aiutata a tenersi al passo con i tempi e le mode, anche grazie a collaborazioni inedite con gli idoli dei giovani di oggi. Si è permessa anche qualche incursione cinematografica in pellicole non banali. Arte e passione si sono profondamente intrecciate nella sua vita: intense le relazioni con Giorgio Strehler, suo “pigmalione”, e Gino Paoli, compagno di incisioni, concerti e tournée.

Con ironia e leggerezza è andata incontro alla maturità e poi alla vecchiaia, vissute con consapevolezza e senza nostalgia. Come dimostrato anche ultimamente nel programma di Fabio Fazio Che tempo che fa, dove il ruolo di ospite fissa le ha consentito di rinfrescare la sua popolarità. Protagonista fino all’ultimo.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia