L'asse Schlein-Meloni sul libero consenso si arena al Senato. Di Biase (Pd): “Smentita la premier”

Novembre 26, 2025 - 03:00
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L'asse Schlein-Meloni sul libero consenso si arena al Senato. Di Biase (Pd): “Smentita la premier”

Il ddl sul libero consenso sarebbe dovuto passare oggi, durante la giornata contro la violenza sulle donne, forte dell'appoggio bipartisan della Camera, della premier Giorgia Meloni e della segretaria del Pd Elly Schlein. Ma il provvedimento è rimasto impanato in commissione giustizia al Senato. Alcuni membri di Fratelli d'Italia e Lega hanno infatti espresso la necessità di un esame più approfondito nel merito del provvedimento, provocando l'ira delle opposizioni che hanno abbandonato i lavori. “E' una cosa molto grave. Quell'emendamento è frutto del lavoro di tutte le forze del Parlamento, infatti è stato votato all'unanimità”, dice al Foglio Michela Di Biase, deputata del Pd che,  insieme alla collega di FdI Maria Carolina Varchi, ha presentato l'emendamento in questione, che interviene sull’articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale stabilendo che “chiunque compie o fa compiere o subire atti sessuali a un’altra persona senza il consenso libero e attuale di quest’ultima è punito con la reclusione da sei a dodici anni”. Per Di Biase, però, i tecnicismi non c'entrano: “Il problema è di natura politica. Bloccando l'iter, ravvedo la volontà di dimostrare che forse sono cambiati i pesi nella maggioranza. Di fatto, stanno smentendo un accordo su cui la stessa premier si è per prima impegnata". 

 

Le richieste di Lega e Fdi hanno bloccato il voto finale. A impensierire i due partiti ci sarebbero alcune questioni relative al terzo comma del testo, secondo cui “nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non minore eccedente i due terzi”. Alcuni esponenti della maggioranza si chiedono, per l'appunto, cosa si intenda per "minore gravità”. "Peccato che quello è l'unica cosa che non abbiamo modificato, era già nell'attuale articolo 609 bis – spiega Di Biase – ecco perchè questo stallo mi sembra più un pretesto”. Qualche altro dubbio è stato mosso sui punti in cui l'emendamento mette mano. Come ad esempio sul concetto di "attualità" del consenso. Eppure, “ogni questione di natura tecnica era già stata affrontata a Montecitorio”, sottolinea la deputata del Pd, che nonostante il freno di oggi continua a credere nella buona fede dei deputati di destra che hanno votato sì al ddl :“Non credo che l'idea di frenare la legge fosse già nell'aria. Anzi. Alla Camera ci sono state dichiarazioni e prese di posizioni urbi et orbi sulla bontà del provvedimento, anche da parte della maggioranza”. 

 

Dalla Lega si prova a smorzare i toni. "Questa legge sarà fatta, sia chiaro”, ha assicurato la presidente della commissione giustizia del Senato, Giulia Bongiorno: “Sarà fatta poco poco meglio facendo le piccole aggiunte che sono state segnalate in commissione. Facciamo meglio questa legge, facciamola tutti insieme, rapidamente, migliorandola un po'. Preferisco farla il 13 o il 21, che farla il 25 novembre ma con una lacuna. Tutto qui", ha ribadito. L'opposizione parla di un voltafaccia della maggioranza, e l'approvazione definitiva della legge è rimandata a data da destinarsi. Di sicuro non sarà oggi, sotto una luce arancione che tinge la facciata del Parlamento. 

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Redazione Redazione Eventi e News