Terna, da inizio anno installati 4,5 GW di rinnovabili in Italia: -16,2% rispetto al 2024

La società che gestisce la rete elettrica nazionale in alta tensione, Terna, ha appena aggiornato i dati al mese di settembre, documentando il continuo rallentamento della nuova potenza rinnovabile installata lungo lo Stivale.
Nei primi nove mesi dell’anno la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di neanche 4,5 GW (4.476 MW), un dato inferiore di 864 MW (-16,2%) rispetto allo stesso periodo dell’anno; crescono al rallentatore sia il fotovoltaico (+4.078 MW, un dato inferiore del 16,1% rispetto ai primi 9 mesi del 2024) sia l’eolico (+367 MW, -24,5%), zavorrando la transizione energetica del Paese. Continuando a questo ritmo il 2025 si chiuderebbe a neanche +6 GW di rinnovabili installate, lontano dai +7,48 GW del 2024 e circa la metà rispetto all’ammontare necessario per traguardare gli obiettivi europei recepiti dal Governo stesso.
Secondo quanto previsto dal decreto Aree idonee, al 2030 servono infatti 80.001 MW di nuova potenza considerando le installazioni realizzate a partire dal 2021. Un obiettivo lontano, dato che con le installazioni degli ultimi quattro anni il Paese ha raggiunto appena il 24,1% dell’obiettivo (19.297 MW di nuova potenza installata dal 2021 al 2024). Per colmare questo ritardo, snocciola Legambiente, l’Italia dovrà realizzare nei prossimi 5,5 anni 60.704 MW, pari ad una media di 11.037 MW l’anno. La speranza è che il ritmo delle installazioni possa tornare ad accelerare grazie alle aste del Fer X transitorio, gli ultimi “incentivi” messi in campo con grande ritardo dal Governo (anche se sarebbe più corretto parlare di meccanismi di stabilizzazione per il prezzo dell’energia elettrica, dato che gli incentivi feed in premium con Cfd a due vie hanno addirittura generato, per adesso e anche nel prossimo futuro, un ricavo per la collettività essendo il prezzo all’ingrosso dell’elettricità molto spesso superiore allo strike price del Cfd).
A metterlo in chiaro è stato anche l’Ocse, per il quale «semplificare le procedure autorizzative ridurrebbe la dipendenza dal gas naturale e abbasserebbe i costi dell’energia», come anche la Commissione Ue, per la quale in Italia «l’elettricità da fonti rinnovabili deve diffondersi più rapidamente per aumentarne la quota nel mix energetico e contenere i prezzi. Un quadro legislativo per le autorizzazioni più trasparente e accessibile potrebbe accelerare l’implementazione».
Perché dunque le rinnovabili non crescono quanto potrebbero? La risposta sta principalmente nelle forti difficoltà sul fronte autorizzativo oltre che nella disinformazione che le alimenta: basti osservare che il Governo ha fatto recentemente ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Lazio sul decreto Aree idonee, continuando di fatto a impedirne la localizzazione.
Nonostante questa corsa ad ostacoli, resta comunque di grande rilievo l’apporto dato alle rinnovabili nel soddisfare il fabbisogno di energia elettrica del Paese. A settembre le fonti rinnovabili hanno coperto il 40,9% della domanda elettrica (era 39,4% a settembre 2024). In diminuzione la fonte idrica (-4,1%), termica (-2,6%) ed eolica (-23,4%). In crescita la fonte geotermica (+1,2%) e fotovoltaica (+30,7%); l’incremento della produzione del fotovoltaico (+982 GWh) è dovuto al contributo positivo dell’aumento di capacità in esercizio (+556 GWh) e del maggiore irraggiamento (+426 GWh).
Al 30 settembre 2025 si registrano inoltre in Italia 17.417 MWh di capacità di accumulo (valore in aumento del 49,3% rispetto allo stesso mese del 2024), che corrispondono a 7.069 MW di potenza nominale, per circa 849.000 sistemi di accumulo. A settembre, gli accumuli elettrochimici di grande taglia hanno prodotto ben 176 GWh, a conferma della rilevanza che tale tecnologia ha ormai raggiunto per la gestione del sistema in economia e sicurezza. Nel dettaglio, da gennaio a settembre la capacità di impianti utility scale è aumentata di 2.794 MWh, che corrispondono a 709,1 MW di potenza nominale.
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