UE leader nei supercomputer (il secondo è italiano). Sull’Ai però va piano, Draghi: “Il divario con gli altri è netto”

Bruxelles – L’Unione Europea primeggia nei supercomputer e il secondo più potente è italiano. Un primato ricordato oggi dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, durante la conferenza “Un anno dopo il rapporto Draghi”. “Oggi abbiamo quattro supercomputer nella classifica dei dieci più potenti al mondo – ha vantato la presidente -, grazie al lancio di Jupiter in Germania e di HPC6 in Italia”. Un motto d’orgoglio quello di von der Leyen in un settore, quello dell’innovazione tecnologica e dell’intelligenza artificiale, dove l’Unione Europea procede ancora a rilento.
Il calcolatore italiano è il fiore all’occhiello della produzione europea. Si trova all’interno del data center di Ferrera Erbognone, in provincia di Pavia. Il computer, sviluppato da Eni, ha una capacità di calcolo pari a 606 milioni di miliardi di operazioni al secondo, che lo rende il sesto supercomputer del mondo. Per chiarirne la potenza: è in grado di risolvere in pochi secondi un calcolo che a un computer tradizionale richiederebbe cent’anni.
L’Eni lo ha sviluppato per scopi industriali e viene utilizzato per ottimizzare il funzionamento degli impianti, migliorare l’accuratezza degli studi preliminari sullo stoccaggio di CO₂ e favorire lo sviluppo di batterie ad alte prestazioni. In Europa, gli altri “geni” del calcolo sono il Jupiter tedesco, il Lumi finlandese e il Leonardo, anch’esso italiano e finanziato per metà dalla Commissione Europea.
Finiscono però qui le buone notizie. Nonostante le incredibili prestazioni dei supercomputer europei, l’Unione rimane ancora molto indietro nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Mario Draghi, intervenuto subito dopo von der Leyen nella conferenza di questa mattina, ha affermato: “Il divario è netto sul fronte dell’IA. Lo scorso anno gli Stati Uniti hanno prodotto 40 grandi modelli di base, la Cina 15 e l’UE solo 3. Nel campo più strategico, quello dell’IA basata sulla proprietà intellettuale europea per consolidare le nostre industrie principali, i progressi sono minimi”.
Le perplessità di Draghi si scontrano con i grandi annunci della presidente Ursula von der Leyen. L’appello più importante era arrivato a febbraio, quando Ursula von der Leyen aveva presentato all’AI Action Summit di Parigi, un piano da 200 miliardi. L’obiettivo più concreto però è quello di realizzare quattro gigafabbriche per lo sviluppo dell’IA, con un finanziamento preliminare di 20 miliardi.
Dal settore privato, però, l’interesse è stato molto superiore, afferma von der Leyen: “Il nostro obiettivo iniziale era mobilitare 20 miliardi di euro di investimenti per sviluppare le nostre Gigafactory. Abbiamo ricevuto proposte per un totale di 230 miliardi di euro”, ha dichiarato von der Leyen. Resta però la perplessità di Draghi: “Lo spazio fiscale è limitato. Nel prossimo decennio (il debito pubblico ndr) raggiungerà il 93 per cento del PIL”.
Qual è la tua reazione?






