A Garlasco va in scena anche la guerra tra magistrati: perché è indagato l’ex procuratore Mario Venditti

Il caso Garlasco diventa anche formalmente una guerra tra magistrati con l’iscrizione tra gli indagati a Brescia dell’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, accusato di corruzione in atti giudiziari perché “da alcuni appunti manoscritti sequestrati il 14 maggio scorso in casa di Andrea Sempio” emergerebbe il passaggio a suo favore di una somma compresa tra 20 e 30 mila euro, come si legge nel decreto di perquisizione.
Il denaro sarebbe servito affinché ai tempi della prima inchiesta su Sempio per l’omicidio di Chiara Poggi, il procuratore Venditti chiedesse l’archiviazione il 15 marzo 2017. Istanza accolta dal gip otto giorni dopo. Secondo la ricostruzione della procura di Brescia le indagini su Sempio erano state caratterizzate “da una serie di anomalie tra cui l’omissiome da parte della polizia giudiziaria della trascrizione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali e di alcuni contatti di Sempio gli ufficiali di pg Spoto e Sapone”. L’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, afferma che si tratta di cifre troppo esigue per ipotizzare una corruzione di questo livello. Massimo De Rensis, legale di Alberto Stasi condannato a 16 anni di reclusione per l’uccisione della fidanzata, dice che l’ipotesi accusatoria contro ex pm Venditti “è gravissima. L’indagine contro Stasi era stata costellata da errori e orrori come quello di cancellare un alibi”.
Francesco Compagna, avvocato del fratello di Chiara Poggi (Marco Poggi) racconta che i genitori della ragazza “sono sconcertati, siamo al paradosso. Siamo al tentativo di rilanciare attraverso un meccanismo di sponda una indagine che ha portato solo conferme alla responsabilità di Alberto Stasi. Non è un colpo di scena, ma una grande vicenda in cui si combatte senza esclusione di colpi. Per la famiglia Poggi c’è una ferita che non si rimargina”. Le abitazioni di Venditti sono state perquisite insieme a quelle di altre otto persone. Secondo l’accusa sarebbero state omesse verifiche bancarie. Padre e figlio Sempio avrebbero effettuato prelievi in contanti per 35 mila euro definiti “incongrui” dagli inquirenti.
Ieri è stata anche la giornata in cui nell’ambito dell’incidente probatorio relativo alla nuova inchiesta su Sempio il gip ha deciso una proroga di settanta giorni affinché i periti completino gli accertamenti. Ma per forza adesso l’attenzione si concentra sull’indagine di Brescia. E di conseguenza aumenta la confusione insieme alle difficoltà di tirare le fila e capirci qualcosa. Sembra tornare in auge con i sospetti formalizzati sull’ex procuratore di Pavia la vecchia profezia “si arresteranno tra loro” che risale alle cronache di Mani pulite.
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