Abruzzo, Banca del Fucino: “Crescita economica robusta, dal turismo un potenziale inespresso”

L’economia abruzzese registra una ripresa della crescita economica più robusta rispetto alla media italiana. È quanto evidenziato da Vladimiro Giacché, direttore Comunicazione, Studi e Innovazione digitale della Banca del Fucino, in occasione dell’Abruzzo Economy Summit, a Pescara. In particolare, viene evidenziata una robusta ripresa del valore aggiunto regionale tra il 2019 e il 2023: +7,8 per cento contro il +5,6 per cento dell’Italia. Nel 2023 sono stati superati in termini assoluti i livelli del 2007. Si registra un lieve recupero anche in rapporto al valore aggiunto complessivo dell’Italia, da 1,82 per cento a 1,86 per cento, ma la traiettoria rispetto agli anni Novanta rimane discendente. Buoni risultati anche in termini pro capite nel periodo 2019-2023: +9,0 per cento, contro il +6,1 per cento dell’intera nazione. A livello settoriale, si riduce fortemente il gap tra il nostro Paese e l’Abruzzo nella quota di valore aggiunto relativa al settore primario, mentre è stabile il maggior peso dell’attività manifatturiera sull’economia regionale rispetto alla media italiana. Aumenta invece il gap positivo tra Abruzzo e Italia per quanto riguarda la quota di valore aggiunto del settore delle costruzioni: il distacco è di 2,12 punti percentuali, il massimo da fine anni Novanta.

Cresce inoltre il gap negativo tra la Regione e il Paese per quanto riguarda il peso dei servizi, ben più rilevanti a livello di economia italiana: nel 2023 il gap ha raggiunto un massimo pluridecennale, con 3,63 punti percentuali di distacco. Per quanto riguarda l’export, la performance dell’Abruzzo risulta inferiore rispetto alla media nazionale e del Sud Italia. Andando nel dettaglio, la quota regionale sull’export totale dell’Italia è fortemente diminuita nel biennio 2021-2022 e da allora la quota non è più risalita in misura sostanziale. Nel 2019 le esportazioni dell’Abruzzo costituivano l’1,86 per cento dell’export italiano totale; nel 2024 la percentuale è scesa all’1,57 per cento. Nel 2024 la quota di export con destinazione europea è pari al 72,48 per cento, in calo rispetto all’80 per cento del 2019. La quota con destinazione Usa è invece triplicata, passando dal 6,5 per cento del 2019 al 17,4 per cento del 2024. A livello settoriale, l’export regionale dal 2000 al 2024 cresce del 309 per cento per i prodotti alimentari, dell’804 per cento per i prodotti farmaceutici e del 111 per cento per i mezzi di trasporto. Nel periodo 2019-2024, invece, si evidenzia un aumento del 65 per cento per i prodotti alimentari e del 348 per cento per i prodotti farmaceutici, mentre cala del 35 per cento l’export per i mezzi di trasporto, condizionato fortemente dall’impatto della crisi di Stellantis.

Il forte calo negli anni post-pandemia è interamente da addebitarsi ai mercati europei (-85 per cento) ma rimane positiva la performance verso gli Usa (+166 per cento). Giacché ha poi messo in luce un “potenziale inespresso” per il settore turistico: nel 2024 le presenze nella Regione erano ancora del 5 per cento inferiori rispetto al livello del 2008, nonostante il più positivo andamento degli arrivi. La quota dell’Abruzzo sul totale delle presenze turistiche in Italia è scesa dal 2,02 per cento del 2008 all’1,54 per cento del 2024. Infine, nel settore del credito prosegue il processo di “debancarizzazione”: dal 2018 l’Abruzzo non possiede più banche commerciali con sede legale nella regione. I prestiti sono in lenta ripresa ma i livelli dei prestiti in sofferenza sono rimasti sotto controllo.

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