Al lavoro da inizio 2026 per essere pronti nel 2030, l’UE svela la sua ‘roadmap’ per la difesa

Bruxelles – Iniziare a ritmi serrati, da subito, vale a dire entro marzo 2026, così da dotare l’Unione europea di una capacità industriale di difesa a prova di sfide attuali e future. La Commissione UE rompe gli induci, attraverso un calendario a tappe forzate per creare quell’integrazione militare fin qui mancante. La roadmap presentata oggi, e che sarà sul tavolo dei capi di Stato e di governo già nel vertice della prossima settimana (23 ottobre), porta con sé una specifica: si tratta di progetti industriali, di capacità produttiva, poiché tutto ciò che riguarda la fase operativa sarà gestita dalla Nato.
Le nove aree prioritarie e i consorzi di Stati, si parte nel 2026
La comunicazione agli Stati membri prende spunto dal libro bianco per la difesa, confermando le aree di interesse strategico su cui vanno colmati i ritardi, ossia sistemi di difesa aerea e missilistica, droni e sistemi anti-droni, sistemi avanzati di artiglieria (inclusi missili ad alta precisione e a lungo raggio), munizioni, sistemi informativi e intelligenza artificiale, capacità di combattimento terrestre, marittimo e aereo, mobilità militare. Per ciascuna di queste nove aree la Commissione vuole che entro il primo trimestre 2026 si formino coalizioni di Stati con Paesi guida, perché ogni gruppetto di Stati membri dell’UE entro la prima metà del 2026 raccolga dati sulla capacità industriale e avvii progetti, organizzando almeno il 40 per cento di appalti congiunti entro fine 2027. Contratti e finanziamenti dovranno essere garantiti entro il 2028.
Sotto la guida degli Stati membri, l’Agenzia europea della difesa (EDA) svolgerà un ruolo centrale nel facilitare il processo di coalizione, in particolare attraverso i gruppi di esperti sulle capacità. La cooperazione tra Stati membri ed EDA intende garantire il collegamento tra l’analisi delle carenze di capacità militari e le aree di capacità prioritarie per l’acquisizione e lo sviluppo.
Le quattro iniziative faro
Per agire rapidamente laddove un approccio congiunto risulta più efficace, la tabella di marcia per la difesa propone quattro iniziative faro europee iniziali: l’Iniziativa europea per la difesa con i droni, l’osservatorio del fianco orientale, lo Scudo aereo europeo e lo Scudo spaziale per la difesa. Qui il calendario proposto dalla Commissione europea prevede entro la fine dell’anno in corso il via libera dei capi di Stato e di governo al muro anti-droni e all’iniziativa per il fianco orientale, affinché le due iniziative faro possano essere lanciate entro la fine del primo trimestre del 2026 e essere già operative per la fine del 2026 e pienamente operative, rispettivamente, entro la fine del 2027 ed entro la fine del 2028. Sempre entro marzo 2026 si vogliono i primi pagamenti di prefinanziamento nel quadro SAFE per i progetti facenti parte delle iniziative faro, i primi bandi per gli appalti comuni nell’ambito dell’EDIP, il programma per l’industria della difesa.
Ciò non significa che le altre operazioni faro debbano essere lasciate da parte. Al contrario, recita la comunicazione, sebbene fronte orientale e muro anti-droni siano “le più urgenti” delle quattro, “il lavoro dovrebbe accelerare per sviluppare uno Scudo aereo europeo” così da realizzare una protezione aerea e missilistica integrata e multistrato per gli Stati membri, pienamente inter-operabile con il sistema di comando e controllo della NATO. Si fissa al secondo trimestre 2026 la data di attivazione dello scudo aereo, la stessa indicata per lo scudo spaziale. Per quest’ultima iniziativa l’invito a avviare i lavori è “dal 2026”.
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