Almasri, primo ok in Giunta alla Camera al “salvataggio” di Bartolozzi: destra in difesa della “zarina” di Nordio

Settembre 18, 2025 - 20:00
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Almasri, primo ok in Giunta alla Camera al “salvataggio” di Bartolozzi: destra in difesa della “zarina” di Nordio

Il centrodestra vince il primo round in Giunta per le autorizzazioni della Camera sul caso Almasri, ormai diventato caso Bartolozzi, dal nome del capo di gabinetto del ministro della Giustizia Carlo Nordio, la “zarina” di via Arenula fedelissima del Guardasigilli.

La Giunta ha infatti approvato la richiesta avanzata dal centrodestra per domandare alla procura di Roma e al tribunale dei ministri chiarimenti in merito alla posizione di Giusi Bartolozzi sul caso Almasri, il tagliagole libico fermato il 19 gennaio dalla Digos a Torino per un mandato di cattura della Corte penale internazionale dell’Aja, e poi scarcerato dopo due giorni e rispedito in patria su un volo dei servizi segreti.

Le accuse contro Bartolozzi

L’accusa della Procura di Roma nei confronti della potentissima capa di gabinetto è di aver fornito false informazioni ai pm, reato punito con la pena della prigione fino a quattro anni. Una notizia di certo non inattesa a Palazzo Chigi dopo la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, accusati, fra l’altro, di omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento. In quell’occasione il Tribunale dei ministri aveva sottolineato che la testimonianza di Bartolozzi era stata “inattendibile” e “mendace”.

Il ruolo del capo di gabinetto di Nordio

Ad ‘incastrare’ Bartolozzi, come raccontò in esclusiva a maggio L’Unità, era stato Luigi Birritteri, anch’egli magistrato, all’epoca dei fatti capo del Dipartimento dell’amministrazione della giustizia. Interrogato dal collegio composto dalle giudici Maria Teresa Cialoni, Donatella Casari e Valeria Cerulli, Birritteri disse di aver predisposto gli atti, per poter trattenere in Italia Osama Almasri, sulla cui testa pendeva un mandato di arresto per crimini contro l’umanità emesso dalla Corte dell’Aja.

La notizia del fermo era poi arrivata a Roma dove l’ufficio diretto da Birritteri, ora in servizio presso la procura generale della Cassazione, si era attivato preparando una bozza di provvedimento da far firmare a Nordio e che consentisse così di trattenere Almasri in carcere. L’atto serviva, in particolare, a sanare la mancata interlocuzione preliminare, che normalmente avviene con il Ministero della giustizia, e che poteva rendere inefficace il fermo del libico. Si trattava dell’atto che stava aspettando la procura generale di Roma, chiamata a decidere se convalidare o meno l’arresto, e che si era rivolta direttamente a Nordio. La bozza in questione, inviata da Birritteri per mail a Bartolozzi, era però rimasta tale. Nordio, infatti, non l’aveva firmata e né aveva risposto nei giorni seguenti alle sollecitazioni della procura generale di Roma che, nella serata del successivo 21 gennaio, sarà costretta ad ordinare la liberazione di Almasri, poi riportato a Tripoli con un aereo dei Servizi.

Trattandosi di reati ministeriali, l’incartamento era stato trasmesso al Tribunale dei ministri che aveva svolto le indagini di competenza, interrogando i vertici dei Servizi, il capo della polizia, e i vari dirigenti del Ministero della giustizia. Nordio, per la cronaca, non era stato sentito per sua espressa volontà. Il ruolo centrale in tutta la vicenda lo ha quindi avuto proprio la capo di gabinetto di Nordio che ha gestito in prima persona la procedura “ad insaputa” di quest’ultimo. Circostanza non plausibile in quanto davanti ai giudici Bartolozzi si era contraddetta dicendo, da un lato, che aveva sentito il ministro sul punto, ma che poi non aveva ritenuto di sottoporgli la bozza predisposta da Birriteri. La magistrata è quella che in questo momento rischia di più non avendo alcuna guarentigia a differenza di Nordio, Piantedosi e Mantovano che potranno invece contare sul Parlamento che negherà, ovviamente, l’autorizzazione a procedere nei loro confronti.

La Giunta per le autorizzazioni

Come ampiamente prevedibile, il centrodestra in Giunta per le autorizzazioni è riuscita nel suo intento, ovvero chiedere gli atti alla procura di Roma e al Tribunale dei ministri per sollevare davanti alla Corte costituzionale un conflitto di attribuzione: si tratta del primo passaggio per ottenere anche per Bartolozzi uno “scudo” dall’indagine.

Al voto non hanno partecipato i rappresentanti delle opposizioni. Dal Partito Democratico la capogruppo in Giunta, Antonella Forattini, accusa la maggioranza di “ostinazione incomprensibile e pericolosa nel voler insabbiare e bloccare tutto, impedendo alla giustizia di fare il proprio corso. Un atteggiamento che non ha altre giustificazioni, se non quello di coprire responsabilità politiche sempre più evidenti”, parlando di “gravissimo stappo che dimostra un governo sotto ricatto”.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia