Bonus rottamazione, erogazione record nel click day: c’è voglia di elettrico, a frenare sono costi e politiche

Dopo correzioni di rotta e fondi andati a pescare nel capitolo di spesa per l’installazione di nuove colonnine di ricarica, dopo rinvii a sorpresa e dopo modifiche all’ultimo minuto per evitare contenziosi e per allargare la platea dei possibili beneficiari, ieri finalmente c’è stato il click day per ottenere un voucher da utilizzare per acquistare un’auto elettrica. Com’è andata? Bene, benissimo. A dimostrazione che l’Italia si sta muovendo male, malissimo sul fronte della decarbonizzazione del settore trasporti, che continua a far registrare emissioni in aumento anziché in calo (+7% rispetto al 1990) e record nelle vendite di benzina. Ma andiamo con ordine.
Ieri a mezzogiorno è stato attivato il sito web messo a disposizione dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica per richiedere il bonus rottamazione: 11 mila euro per chi ha Isee sotto i 30 mila euro, 9 mila per chi sta sotto i 40 mila. In sole sei ore, ha fatto sapere sempre il Mase, sono stati generati 45 mila voucher per un valore complessivo di oltre 481 milioni di euro, «saturando quasi il totale delle risorse disponibili», che in verità dovrebbero essere 597, stando a quanto dichiarato prima dell’estate dallo stesso governo quando ha dirottato i fondi inizialmente previsti nel Pnrr per i nuovi punti di ricarica. C’è stata «alta partecipazione e piena operatività», ha fatto sapere con soddisfazione Sogei, che ha realizzato la piattaforma digitale per il Mase. «In poche ore sono state esaurite le risorse disponibili per l’acquisto di auto elettriche», ha esultato la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava parlando di «un risultato che testimonia l’efficacia delle misure promosse dal ministero per accompagnare cittadini e imprese nella transizione ecologica e la crescente consapevolezza degli italiani, pronti a fare la loro parte nella sfida della decarbonizzazione».
Ma ecco, appunto, quello che ci consegna questo click day: gli italiani sono pronti, come dice la vice di Pichetto Fratin, è il governo che non finora ha dimostrato di non esserlo. Gli italiani, dopo essersi accertati di avere tutti i requisiti per fare domanda (Isee sotto i 40 mila euro, residenza in un Comune ricadente in un’«area urbana funzionale», avere un’auto da rottamare intestata da almeno sei mesi) e appostati sul web per accaparrarsi il voucher prima che finissero i fondi, hanno dimostrato che la voglia di acquistare auto elettriche c’è, e che sono soltanto gli alti costi e la mancanza di politiche adeguate da parte del governo a frenare questa scelta.
Ancora ieri la premier Giorgia Meloni inveiva in Parlamento contro il Green deal, le «scelte azzardate» compiute a livello europeo con le politiche climatiche e l’«approccio ideologico» di nuove «iniziative dannose» che l’Italia non sosterrà. A cominciare dallo stop alla vendita di auto alimentate a benzina e gasolio dal 2035, contro cui il governo italiano si è già mosso in tandem con quello tedesco con una lettera inviata nei giorni scorsi a Bruxelles, a cui ora ha invece fatto seguito una nota congiunta Francia-Spagna in cui si dice che «la scadenza del 2035 è un punto di riferimento essenziale per il settore automobilistico» e che «l’obiettivo di zero emissioni entro il 2035 non deve essere rimesso in discussione in nessun caso».
Anche le associazioni del settore automotive, che a parte quelle centrate sull’elettrico sono critiche rispetto alle norme sulla decarbonizzazione messe a punto a livello europeo, hanno chiesto a più riprese interventi mirati al governo, indicando anche le priorità d’intervento e sollecitando «misure chiare, puntuali e non discontinue». A cominciare magari dal tema della fiscalità, che prevede carichi più alti per l’elettricità che non per il comparto combustibili fossili e che penalizza il settore elettrico.
Ma il governo finora non si è mosso in questa direzione, con danni economici calcolabili in miliardi di euro annui e con il risultato che l’Italia costantemente arranca sul fronte della decarbonizzazione del settore trasporti e semestre dopo semestre si conferma fanalino di coda in Europa per la diffusione di auto elettriche: da noi è 4 volte inferiore rispetto alla media degli altri Paesi Ue. Gli italiani hanno detto che vorrebbero cambiare strada, ma non saranno soli 45 mila veicoli a incidere su un parco auto che nel nostro Paese supera i 40 milioni. Sempre che quei 45 mila cittadini che si sono aggiudicati un voucher, poi effettivamente lo utilizzino nei prossimi 30 giorni. Anzi, 29 giorni oggi. Già, perché tra le norme inserite dal governo c’è anche questa: se per qualsiasi motivo entro il 21 novembre non si procede con l’acquisto di un’auto elettrica, il voucher non è più valido. Verrà rimesso nel sistema, buono per qualcun altro che potrà farne richiesta. Dunque solo tra oltre un mese sapremo quante macchine effettivamente siano state rottamate e quanti nuovi veicoli elettrici saranno immatricolati.
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