Ecco com’è la nuova donna Balenciaga (appena sveglia)
A poche settimane dall’esordio in passerella, la prima campagna firmata da Pierpaolo Piccioli per Balenciaga è finalmente qui. E, come spesso accade quando la moda cambia voce, le opinioni si dividono. Come per Demna da Gucci e Matthieu Blazy da Chanel, le aspettative in questa stagione di debutti sono altissime. Ma cosa succede quando il risultato non coincide con ciò che il pubblico si immaginava?
Non necessariamente più bello o più brutto, soltanto diverso. Forse la questione non è stabilire se funzioni o meno, ma comprendere se si è disposti a vedere una Maison come Balenciaga cambiare ancora una volta direzione.
Una nuova era, una nuova immagine
Fotografata da David Sims all’interno di una camera da letto parigina, in un hotel dall’eleganza seicentesca, la prima campagna Balenciaga dell’era Piccioli inaugura un nuovo capitolo per la maison. Protagoniste le modelle Mona Tougaard e Sandra Murray, ritratte in abiti casual su letti disfatti: la quiete dopo l’hype.

Balenciaga by Pierpaolo Piccioli.
«Per la mia prima campagna per la Maison, volevo creare qualcosa che fosse davvero personale e che potesse raccontare una storia di bellezza spontanea e delicata umanità» ha dichiarato il Piccioli. L’obiettivo – condiviso con Sims, suo storico collaboratore – era quello di catturare la donna (nuova) Balenciaga «così com’è: spontanea, autentica, delicata e al tempo stesso forte». Il risultato è un’immagine più calda, più intima, quasi in antitesi con l’estetica gelida e concettuale dell’era Demna. Una «forza silenziosa», come recita il comunicato stampa, che ridefinisce il concetto stesso di potere femminile attraverso una lente più sensibile.
Balenciaga, tra continuità e rottura
Da Valentino a Balenciaga, il linguaggio di Piccioli si riconosce. Le silhouette sono fluide ma architettoniche, intime ma imponenti: una femminilità che non esibisce, ma abita il corpo con naturalezza. C’era chi si aspettava un debutto esplosivo, un ribaltamento spettacolare della Balenciaga di ieri. Invece, Piccioli sceglie di parlare piano. Non cancella il passato (nel set compaiono la Rodeo e la City Bag, simboli delle epoche Demna e Ghesquière) ma lo abita con uno sguardo diverso. È una transizione sottile, che sostituisce la provocazione con l’empatia.

A letto con la borsa City.
Pronti, pisolino e via
La campagna, non appena è stata diffusa, ha acceso il dibattito tra insider e giornalisti. «Perché è a letto? Perché dorme con la borsa?», si domanda la giornalista Dana Thomas su Instagram. Chi si aspettava qualcosa di più riconoscibile è disorientato, chi sperava in un ritorno al fascino d’archivio è deluso. Ma forse è proprio questo il punto: nell’era dei cambi di direzione repentini e dei debutti sotto scrutinio, è davvero possibile essere all’altezza delle aspettative? Ancor di più, al primo tentativo? Forse quel letto sfatto non è un dettaglio casuale, ma il simbolo di una pausa necessaria. Un tempo di silenzio tra due epoche creative, in cui Balenciaga, e la moda tutta, sembra riposarsi prima di ripartire.

Mona Tougaard nella campagna.
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