Fabergé, il proprietario russo Sergei Mosunov studia il rilancio del marchio

Novembre 20, 2025 - 11:00
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Fabergé, il proprietario russo Sergei Mosunov studia il rilancio del marchio
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È ‘caccia al tesoro’ per Sergei Mosunov. L’investitore tecnologico russo, proprietario dallo scorso agosto del marchio di lusso Fabergé, acquistato dalla compagnia mineraria britannica Gemfields per 50 milioni di dollari, sta cercando di assicurarsi l’Uovo Invernale del 1913 prima che venga messo all’asta da Christie’s a Londra a dicembre con un prezzo stimato di 27 milioni di dollari (circa 23 milioni di euro). Attualmente l’uovo-gioiello è di proprietà dell’emiro del Qatar.

L’acquisto rientra in un piano strategico di rilancio del marchio da parte dell’owner russo. Dal momento però che l’uovo è una delle creazioni più celebri tra le 50 realizzate per gli zar russi, Mosunov non è ottimista in merito al suo acquisto, fa sapere il Financial Times in una sua intervista.

Come riporta la testata britannica, oggi il magnate russo Mosunov ha in programma di spendere tra i 50 milioni e i 100 milioni di dollari nei prossimi cinque anni per ripristinare il prestigio di Fabergé. E per farlo, sta seguendo astutamente il piano originale di Carl Fabergé (il figlio del fondatore Gustav), dichiarando di voler iniziare conquistando l’odierna ‘nobiltà’. Nel mirino dell’impresa in primis c’è l’intento di collaborazione con l’imprenditore tecnologico Elon Musk – “l’equivalente moderno degli zar russi”, commenta lo storico britannico Toby Faber al FT – per un uovo a tema spaziale da lanciare con un razzo SpaceX.

Nello specifico, la strategia di Mosunov per far crescere il marchio a questi livelli di valutazione si concentrerà su due collezioni, che dice continueranno a essere prodotte a Londra e in Germania, con piani di produzione anche negli Stati Uniti, in Cina, Thailandia e Russia. La collezione ‘Heritage’ si concentrerà su pezzi su misura di super lusso, mentre ‘The Code’ offrirà opere contemporanee e sperimentali come l’uovo spaziale di Musk.

Mentre il nome Fabergé risuona ancora a livello globale, la maison ha in realtà trascorso un secolo nell’oblio. Fondata nel 1842 da Gustav Fabergé, danese di adozione russa, il vero salto di visibilità avvenne sotto il figlio Carl Fabergé, che divenne orafo della corte imperiale di Petrogrado (l’antico nome di San Pietroburgo). Nel 1885 lo zar Aleksandr III commissionò il primo ‘uovo‑di Pasqua’ in oro, smalto e materiali preziosi per la zarina Maria Fëdorovna; questo evento diede avvio alla produzione delle cosiddette ‘uova imperiali’. Successivamente, tra il 1885 e il 1916 furono prodotte circa 50 uova-gioiello per la famiglia Romanov. A differenza di altri marchi di alta gioielleria, però, Fabergé non ha operato per gran parte del XX secolo. La rivoluzione russa del 1917 ne interruppe infatti la produzione e i laboratori furono nazionalizzati. Nel corso del Novecento il marchio Fabergé cambiò proprietà e orientamento: in particolare, negli Stati Uniti il nome fu utilizzato per cosmetici, fragranze e prodotti più di massa. Ad esempio, i diritti del marchio per i profumi furono acquisiti da Samuel Rubin nel 1951. Nel 1964 infine la società statunitense Fabergé Inc fu venduta alla casa cosmetica Rayette che divenne Rayette‑Fabergé Inc.

In ultima battuta, come ricostruisce il Financial Times, è importante specificare, tuttavia, che il background del primo proprietario russo di Fabergé negli ultimi decenni è più complesso di quello di un semplice collezionista d’antiquariato. Mosunov ha acquistato Fabergé tramite Smg Capital, una compagnia di investimenti statunitense, ed è anche un partner di The Garage Syndicate, una società di venture capital le cui partecipazioni includono fintech come Klarna e Revolut.

Prima di ciò, Mosunov è stato il fondatore di R’AIN Group, una compagnia di tecnologia ottica e laser fondata a Nizhny Novgorod, nella Russia occidentale, nel 2005, quando aveva circa 19 anni. L’azienda si specializza nella produzione di cristalli di composti di zinco per ottiche a infrarossi, sistemi di guida missilistica e sensori per aerei. Al suo apice, R’AIN affermava di essere in grado di fornire fino al 90% delle necessità dell’industria della difesa russa. Mosunov ha venduto la sua partecipazione residua nell’azienda nel 2014.

La sua partenza dalla Russia coincide poi con il suo attivismo politico a Nizhny Novgorod. Nel 2016, organizzò manifestazioni sulla scarsa pulizia della città e inviò una lettera aperta a Putin. Successivamente, fu consigliere della sindaca della città, Elizaveta Solonchenko, che nel 2020 fu coinvolta in un’inchiesta per corruzione. Mosunov fu menzionato come suo associato, ma al momento delle accuse si era trasferito a Londra. L’entità successiva all’azienda di ottiche che fondò, Intelligent Systems NN LLC, è stata sanzionata dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti nel maggio 2024 per il suo ruolo nella fornitura di materiali ottici al complesso militare-industriale russo. Mosunov non è mai stato sanzionato.

Insomma, resta da vedere se un ex appaltatore della difesa diventato venture capitalist riuscirà a evocare l’arte che un tempo incantava gli zar e rilanciare lo storico marchio.

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Redazione Redazione Eventi e News