Il pianto della sinistra: Italia a pezzi, Istat smentisce, Renzi piange, Maggioni se la gode
La sinistra continua a sostenere che con questo governo il futuro dell’Italia non è affatto roseo.
I problemi sono tanti e li si rimanda senza una spiegazione plausibile. La sanità, la scuola, il salario minimo, la sicurezza, la povertà: l’elenco è lungo e per l’opposizione sarà difficile trovare i rimedi necessari il giorno in cui questo esecutivo dovesse lasciare Palazzo Chigi.
Le cifre dell’Italia

Poi, però, si verificano i numeri e ti accorgi che la disoccupazione è diminuita, che le cifre dell’Istat sono favorevoli a quanti guidano il Paese. Diventa un rebus, ma forse non lo è se l’ideologia diventa più forte della realtà.
Dovremmo tutti interrogarci e cercare di trovare un accordo invece che litigare un giorno si e l’altro pure. A volte le parole volano in un momento in cui la situazione internazionale è tutt’altro che facile. Si insegue almeno una tregua se non la pace, ma a metterti il bastone fra le ruote sono alcuni personaggi di prestigio a sostenere che si deve rispondere con la dovuta aggressività alla guerra ibrida del Cremlino.
In questo modo, le armi non la smetteranno mai di tacere e nei Paesi europei la paura finisce col toccarsi con mano. Putin è stato chiaro a proposito: “Se sono loro a volere la guerra noi siamo pronti e molto forti: sapremo rispondere”. Si sta giocando con il fuoco se è vero come è vero che la pace si allontana.
Trump riconosce che questa crisi internazionale è un disastro. Zelensky si dice preoccupato (ci mancherebbe altro!) perché “Donald è stufo di mediare”. Dove si andrà a parare è difficile prevederlo.
Sarebbe necessario che gli europei, tutti insieme, la smettessero di dividersi e di pensarla diversamente gli uni dagli altri.
Pure fra le quattro mura domestiche non si raggiunge un accordo. Ci sono le fazioni che si combattono come in Italia che è maestra a proposito. Esistono una maggioranza e una minoranza e tante correnti che creano soltanto confusione. Sono anche ondivaghe e spesso e volentieri non si sa con certezza da che parte stiano.
Troppe litigate nel Pd
Prendiamo, ad esempio, il nostro Pd, il maggior partito dell’opposizione. Elly Schlein, la segretaria eletta alle primarie, teme forse più i compagni di cordata che gli avversari.
Una parte dei dem è contraria a questa svolta a sinistra sostenuta dal vertice di via del Nazareno e non vede l’ora di un cambio della guardia. Con un personaggio che “sia si riformista, ma non troppo”. Si definiscono riformisti e nella numerosa pattuglia ci sono personaggi di primo piano come Romano Prodi.
Il bello (o il brutto) è che nella tumultuosa sinistra non si sa nemmeno chi sia il vero leader della coalizione. La Schlein è forte del voto del suo partito, ma Giuseppe Conte, leader dei 5Stelle, ritiene che il vero interlocutore dovrebbe essere lui, se non altro perchè è stato due volte presidente del consiglio.
A battersi con la Meloni, alla festa dei Fratelli d’Italia, dovrebbe essere la Schlein a partecipare all’incontro scontro con la premier, ma l’avvocato del popolo non ci sta: “Debbo esserci anch’io a quell’appuntamento”.
Conclusione: furbescamente la Meloni ritiene che non deve essere lei a scegliere il numero uno dell’opposizione. L’intrigo non trova una soluzione: Elly rinuncia, Conte andrà come ospite alla kermesse (“Ci sono già stato quando sedevo a Palazzo Chigi”), la premier sorride per aver fregato entrambi e si gloria dei risultati raggiunti durante i tre anni di governo da lei guidati.
In questo bailamme, poco dignitoso a dire il vero, poteva mancare un intervento di Matteo Renzi? Giammai. Lo dice senza peli sulla lingua: “A me Giorgia non mi ha invitato perchè mi teme”. Perché avrebbe dovuto farlo se lui è a capo di un partito che non va più al di là del due per cento di preferenze?
A Montecitorio gira pure con insistenza una spaccatura che divide i due fratelli gemelli: Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
E’ una questione di visibilità il nocciolo del problema.
E’ sempre più il Verde ad apparire e ad essere chiamato nei talk show in tv. La partecipazione del suo compagno di cordata è ridotta ai minimi termini tanto è vero che quando la Schlein aveva proposto alla Meloni un incontro allargato con la premier, Salvini e Taiani, Elly aveva citato il nome di Bonelli e non quello di Fratoianni. Siamo al pettegolezzo non all’ufficialità del contrasto, ma come è noto “vox populi vox dei”.
Attenzione: c’è una notizia vera che sconvolge il palazzo di Viale Mazzini, sede della Rai. Monica Maggioni ogni anno guadagnerebbe 480 mila euro. Appena venuto a conoscenza dell’indiscrezione, l’onorevole Dario Carotenuto dei 5Stelle ha rivolto una interrogazione a chi di dovere. La risposta (non ufficiale) sarebbe stata questa: “Se non era così, la giornalista avrebbe detto addio alla Rai”. E tutti negli altipiani di Viale Mazzini si sarebbero messi a piangere.
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