Illy, Scocchia: inevitabili nuovi aumenti nel 2026 se costo caffè così alto

Cernobbio, 5 set. (askanews) – “Purtroppo la riduzione del prezzo del caffè verde che noi tanto speriamo è più lenta di quello che tutti credevamo possibile. Sta diventando quasi strutturale un prezzo del caffè così alto. E’ chiaro che mi auguro che strutturalmente non rimanga sopra i 350 centesimi per libra perché sarebbe un cambio epocale di costi per le aziende e di conseguenza per i consumatori ma questa discesa non si sta verificando nei tempi auspicati da tutti e quindi sicuramente le aziende non possono continuare a sostenere questa riduzione così forte dei margini”. A parlare è l’amministratrice delegata di Illycaffè, Cristina Scocchia, che a margine della forum Ambrosetti Teha affronta il tema dei rincari del caffè verde, che da tempo viaggia sui massimi storici. “Per quanto ci riguarda abbiamo aumentato i prezzi a giugno, non prevediamo ulteriori aumenti di qui alla fine dell’anno – ha spiegato – però è ovvio che per l’anno prossimo decideremo sulla base di quello che acquistiamo a ottobre, e se il prezzo d’acquisto sarà quello attuale è inevitabile che ci siano ulteriori rincari”.
Dietro la corsa del prezzo del chicco verde c’è una convergenza di fattori, tra cui gli stessi dazi. “Il Brasile è il più grande produttore al mondo di caffè verde, se negli gli Stati Uniti che sono il primo mercato al mondo per consumo di caffè, ci sono dazi al 50% verso quello che è il mercato produttore più grande al mondo è ovvio che si contrae l’offerta, perché moltissimi stanno cancellando i contratti di acquisto non potendo pagare dazi al 50% che sono veramente notevoli e pesanti, quindi lì in quel mercato si contrae l’offerta disponibile, la domanda continua a essere crescente e di conseguenza il prezzo sale”. La questione spiega è che poi “la quotazione del caffè si fa a New York dove costa 380 centesimi per libra. L’influenza che questi dazi hanno sul mercato americano poi immediatamente si ripercuote a livello globale”. Poi ci sono anche i fenomeni climatici. “Per il clima secco che potrebbe prolungarsi in Brasile comunque c’è il rischio che il 5-10% della produzione comunque venga meno”, e questo contribuirebbe a tenere alti i prezzi della materia prima.
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