In una scuola elementare di Mestre solo 2 studenti su 61 sono italiani da più di una generazione. Vannacci: “Noi come stranieri in patria”

Settembre 27, 2025 - 21:00
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In una scuola elementare di Mestre solo 2 studenti su 61 sono italiani da più di una generazione. Vannacci: “Noi come stranieri in patria”

La scuola primaria Battisti di Mestre è sempre stata considerata un modello di integrazione. Negli ultimi anni ha accolto studenti provenienti da oltre quaranta nazionalità diverse, accompagnando le trasformazioni sociali ed economiche del territorio veneto. Tuttavia, oggi il consiglio d’istituto lancia un allarme: tra i 61 nuovi iscritti, ben 59 hanno un background migratorio e soltanto 2 provengono da famiglie italiane di più generazioni.

“Da tempo poniamo in evidenza come la concentrazione sostanzialmente monoculturale degli alunni che non sono “italofoni” meriti davvero una attenta riflessione su scala cittadina”, ha dichiarato al Corriere della Sera Carlo Pagan, presidente del consiglio d’istituto. La scuola, sottolinea Pagan, si è distinta negli anni per un’offerta formativa eccellente e per la capacità di accogliere i nuovi arrivati. Tuttavia, il rischio oggi è che la missione storica di favorire l’integrazione si trasformi in un paradosso: se non ci sono abbastanza italofoni, il processo stesso di inclusione diventa difficile.

Reazioni, polemiche e prospettive future

Negli anni, l’istituto ha sperimentato diversi progetti innovativi, tra cui corsi di lingua Bengali organizzati da un’associazione esterna. L’obiettivo, spiegava Paolo Balboni, docente di Lingue a Ca’ Foscari, era quello di rafforzare l’apprendimento dell’italiano partendo dalla padronanza della lingua madre. Un’iniziativa che, pur sostenuta da alcuni esperti, aveva suscitato vivaci polemiche a livello cittadino.

La posizione geografica della scuola spiega parte della situazione: la Battisti si trova in un quartiere densamente abitato da famiglie immigrate, che scelgono l’istituto per vicinanza. Le famiglie italiane residenti, invece, sembrano preferire scuole in altri quartieri, sfruttando la possibilità di iscrivere i figli al di fuori del criterio di prossimità.

Il dibattito ha assunto anche una forte connotazione politica. Roberto Vannacci, vicesegretario della Lega, ha commentato: “Ormai agli italiani non resta che la via delle scuole private se vogliono offrire ai propri figli un’educazione decente”. Nel suo intervento, ha denunciato un presunto squilibrio nei benefici concessi agli stranieri, sintetizzando con una frase destinata a far discutere: “Finiremo per diventare noi stranieri in patria”.

 

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