La morte non ha l’ultima parola. Acs nel mondo

Raccolte le testimonianze di 1.624 cristiani uccisi per la loro fede dal 2000 a oggi: Regina Lynch è presidente esecutivo di Acs Internazionale. E afferma: “Questi dati riflettono ciò che vediamo quotidianamente sul campo, accompagnando comunità minacciate nella loro stessa esistenza. La loro testimonianza rafforza la fede nostra e dei nostri benefattori, ogni giorno”. Una Commissione vaticana composta da storici, teologi ed esperti ha documentato le vicende di oltre 1.600 uomini e donne uccisi negli ultimi 25 anni a causa della loro fede cristiana. Il lavoro, sostenuto da Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), completa la ricerca avviata in occasione del Grande Giubileo del 2000 su richiesta di San Giovanni Paolo II. Per rendere omaggio a questi testimoni della fede, Leone XIV ha invitato rappresentanti di tutte le confessioni cristiane a partecipare a una Liturgia della Parola che si terrà domenica 14 settembre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.
Acs e Commissione
La Commissione è al lavoro dal luglio 2023. In diciotto mesi di indagini, svolte con la collaborazione delle Conferenze episcopali, degli istituti religiosi e di altre realtà ecclesiali, nonché attraverso fonti giornalistiche accuratamente verificate, la Commissione ha identificato 1.624 casi di cristiani uccisi in odio alla fede tra il 2000 e il 2025: 643 in Africa subsahariana, 357 in Asia e Oceania, 304 nelle Americhe, 277 in Medio Oriente e Maghreb e 43 in Europa. I dati non sono definitivi. In America Latina, molti sono stati uccisi da organizzazioni criminali o narcotrafficanti, o per essersi opposti a deforestazione e sfruttamento delle risorse naturali; in Asia e Oceania, tra le vittime figurano i 200 fedeli massacrati negli attentati della Pasqua 2019 in Sri Lanka; in Africa, la maggioranza è stata uccisa da jihadisti o nell’ambito di conflitti etnico-politici.
Nuovi martiri
Alcuni nomi emblematici sono stati ricordati: i sette religiosi anglicani della Melanesian Brotherhood uccisi nelle Isole Salomone nel 2003; padre Ragheed Ganni, assassinato dall’ISIS a Mosul nel 2007; il piccolo Abish Masih, vittima a 10 anni di un attentato in Pakistan nel 2015; i 21 martiri copti decapitati in Libia nello stesso anno; le Missionarie della Carità trucidate ad Aden nel 2016; il fratello lasalliano Paul McAuley, ucciso in Amazzonia nel 2019. Il beato Floribert Bwana Chui, giovane congolese della Comunità di Sant’Egidio, ucciso a soli 26 anni per essersi rifiutato di far passare alla frontiera tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda un carico di riso avariato. Ho parlato con il postulatore della sua causa di canonizzazione. Il sacerdote Hovsep Petoyan, parroco armeno-cattolico di San Giuseppe, la cattedrale di Qamishli (Siria) caduto in un’imboscata jihadista tra Hassakè e Deir ez-Zor, al confine con l’Iraq. Il sacerdote Hovsep Petoyan, parroco armeno-cattolico di San Giuseppe, la cattedrale di Qamishli (Siria) caduto in un’imboscata jihadista tra Hassakè e Deir ez-Zor, al confine con l’Iraq. Il vescovo cappuccino Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, ucciso a Iskenderun, in Turchia. Pochi giorni prima di essere ucciso scriveva: “Tra tutti i Paesi di antica tradizione cristiana nessuno ha avuto tanti martiri come la Turchia”
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