Lavoro, è strage senza fine: quattro morti in un giorno

Nuovi morti sul lavoro. Quattro, solo ieri, in poche ore. Città diverse, ma storie simili, puntini che se uniti restituiscono il quadro di una vera e propria strage di Stato. Il primo operaio è morto a Torino, in via Genova, attorno alle 7.30. All’inizio sembrava che fosse precipitato il cestello della gru in cui si trovava. Poi però questo è stato recuperato integro. E quindi sembra probabile che il lavoratore abbia perso l’equilibrio e che, evidentemente, non essendo assicurato al macchinario, sia poi precipitato nel vuoto. La vittima, Yosif Gamal, aveva 69 anni, era di origini egiziane. Un collega che si trovava nelle vicinanze, di 70 anni, è stato trasportato all’ospedale Molinette in stato di shock. Tutto è accaduto mentre cambiava un cartellone pubblicitario sulla facciata di un palazzo, il cestello era a un’altezza di 12 metri. “Inaccettabile che a 69 anni si debba ancora lavorare in cantieri pericolosi, sospesi a metri d’altezza”, il commento di Sarah Pantò, segretaria della Cgil Torino.
La seconda vittima è stata registrata a Riposto, nel Catanese, in uno stabilimento industriale in contrada Rovettazzo. Qui un uomo di 53 anni, Salvatore Sorbello, residente a Santa Venerina, si stava occupando di un lavoro di ampliamento di capannoni di una ditta di serramenti per edilizia quando sarebbe precipitato da un’impalcatura perdendo la vita sul colpo. Inutili i soccorsi del 118, intervenuti sul posto anche con un elicottero. E ancora, il terzo caso, a Monza, in via Mauri. Qui un operaio di 48 anni – stando almeno ai primi accertamenti, la dinamica è ancora al vaglio dell’Ats – sarebbe rimasto schiacciato da un macchinario poco prima delle 11. Stava lavorando all’interno dell’azienda Gusberti di Monza, nell’impianto lavorativo che produce valvole industriali. L’ambulanza è accorsa sul posto ma l’uomo era già privo di vita. L’ultimo drammatico episodio di ieri è avvenuto a Roma, in pieno centro. La vicenda somiglia a quella dell’operaio di Monza: all’altezza di Piazza Trilussa, un operaio è morto schiacciato da un macchinario sulla banchina del Tevere, con la dinamica che resta ancora da capire.
Quattro storie simili, dicevamo, ma non si tratta solo di chi muore. Perché ieri alla già alta conta delle vittime se ne sarebbero potute aggiungere altre tre, operai che hanno avuto gravi incidenti e che però, per fortuna, non hanno trovato la morte, ma sono comunque rimasti feriti: un 27enne nel Novarese, in gravi condizioni, un 37enne in Brianza, anch’egli grave, e un 45enne a Monfalcone, che però non sarebbe in pericolo di vita. “Chiediamo alla ministra del Lavoro Calderone di venire subito in Parlamento per un’informativa urgente”, la richiesta dei parlamentari del M5S nelle commissioni Lavoro. Mentre la responsabile Lavoro nella segreteria del Pd, Maria Cecilia Guerra, ha ricordato che “l’art.1 della nostra Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ma questo lavoro deve essere sicuro e garantire dignità, non morte”. Guerra ha poi puntato il dito contro le cause del fenomeno, su cui “si dovrebbe intervenire, ma che vengono ignorate”. E quindi la richiesta della dem di lavorare sulla prevenzione, investendo sull’innovazione tecnologica, di “bloccare la catena degli appalti e dei subappalti e il proliferare del precariato”. Ma “il governo è andato in direzione opposta”, ha concluso. Intanto l’Inail di giorno in giorno aggiorna l’elenco di chi muore di lavoro: 432 vittime solo nei primi sette mesi del 2025. Una cifra dolorosamente destinata a crescere.
Qual è la tua reazione?






