Le conseguenze del fiscal drag sui redditi

Da un paio di anni sui media si sente parlare di fiscal drag, che tradotto letteralmente sarebbe “trascinamento fiscale”. Come spesso accade, la traduzione letterale non restituisce il reale significato della locuzione. Vediamo allora di cosa si tratta. Il termine indica un fenomeno con effetti molto concreti sui redditi da lavoro. In questi anni, infatti, molti lavoratori hanno pagato imposte maggiori senza che il loro reddito, in termini di potere d’acquisto reale, sia aumentato.
Il fenomeno del fiscal drag si verifica in contesti dove si registra un elevato tasso di inflazione. Quando il denaro perde valore, gli aumenti retributivi riconosciuti ai dipendenti possono essere annullati dall’incremento delle imposte dovute allo Stato. Immaginate un dipendente che guadagna 30mila euro lordi annui e ottiene un aumento di 1.500 euro in un anno in cui si registra un tasso di inflazione al 5 per cento. Applicando gli scaglioni Irpef vigenti, il lavoratore avrà un aumento netto di stipendio del 4,3 per cento, inferiore rispetto al livello di inflazione nello stesso periodo.
I contratti collettivi possono prevedere dei meccanismi che tengano conto dell’inflazione per adeguare le retribuzioni dei dipendenti, come la famosa scala mobile. Anche i singoli datori di lavoro possono decidere di alzare gli stipendi come strumento per trattenere le migliori risorse presenti in azienda. A questo punto, dovrebbe essere lo Stato a tutelare i contribuenti per evitare che l’effetto dell’aumento sia vanificato dall’inflazione.
Purtroppo, negli ultimi anni il governo italiano è stato assente lasciando da sole le parti sociali. A causa del fiscal drag, le imprese sostengono un costo maggiore, i dipendenti ricevono un aumento soltanto formale e lo Stato beneficia di un gettito fiscale più elevato. Uno schema che penalizza la produttività di tutto il Paese.
L’erosione del potere di acquisto dei contribuenti rischia di inficiare anche il principio di progressività fiscale previsto dall’articolo 53 della Costituzione. L’aumento degli stipendi fa crescere le entrate fiscali a detrimento di chi lavora con un effetto paradossale e potenzialmente regressivo. Comprendere il fiscal drag significa cogliere un aspetto spesso trascurato di giustizia fiscale. In materia di tasse, l’inerzia normativa può rappresentare una precisa scelta di politica economica.
*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni settimana. Qui per iscriversi
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