Le cover più ardite dei Free: Wilson Pickett, Maggie Bell, Joe Bonamassa…

Ottobre 5, 2025 - 12:00
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Le cover più ardite dei Free: Wilson Pickett, Maggie Bell, Joe Bonamassa…

Ve li ricordate i Free? Certo che ve li ricordate, quelli di All Right Now… E di certo se li ricordano bene tutti i musicisti, più o meno famosi, che da questa band seminale hanno tratto ispirazione per oltre cinquant’anni. E allora oggi andiamo a scoprire le cover più ardite dei Free, gli omaggi a questi fantastici musicisti nelle reinterpretazioni più originali dei loro brani.

Nati nel 1968, i Free hanno avuto una vita piuttosto breve, con lo scioglimento definitivo del gruppo dopo appena cinque anni, nel 1973. Ma in questi cinque anni hanno prodotto sei album in studio che sono, praticamente tutti, pietre miliari nella storia del rock. I Free erano un quartetto di talentuosi musicisti: Paul Rodgers alla voce, Paul Kossoff alla chitarra, Andy Fraser al basso e Simon Kirke alla batteria. Considerati da molti dei pionieri dell’hard rock britannico, hanno costruito la loro identità musicale a partire dal blues rock.

Gli stretti contatti con Alexis Korner, padrino del british blues e animatore della scena dello skiffle, sono stati in effetti determinanti, soprattutto nei primi anni di attività della band. Basti pensare che fu proprio Korner a suggerire il nome del gruppo. Così come fu Korner a proporre il bassista Andy Fraser, proveniente dai Bluesbreakers di John Mayall, per completare la formazione.

Già nel 1968, per promuovere il loro album di debutto Tons of Sobs, i Free fecero da gruppo spalla agli Who, durante un breve tour di teatri insieme ad Arthur Brown: decisamente un inizio promettente! Ma fu con il terzo album, Fire and Water del 1970, quello che contiene proprio All Right Now, che i Free raggiunsero il vero successo. In quello stesso anno, suonarono al mitico festival sull’Isola di Wight davanti a una folla immensa. Forse fu proprio questo improvviso successo a far incrinare gli equilibri: problemi personali, antagonismi per la leadership nella band, gli impegni crescenti con i progetti paralleli. Tutto questo probabilmente è alla base dello scioglimento prematuro della band.

Appena usciti dai Free, Paul Rodgers e Simon Kirke formarono i Bad Company, altra band di grande successo, che vedeva nella formazione anche Mick Ralphs, proveniente dai Mott the Hoople, e Boz Barrell, proveniente dai King Crimson. Kossoff pubblicò un album solista dal titolo Back Street Crawler, che poi divenne il nome della sua nuova band. Fraser invece fondò gli Sharks, prima di dedicarsi alla carriera solista. Fra tutti, fu il cantante Paul Rodgers a guadagnare sempre più fama, divenendo anche, per un periodo, il sostituto di Freddie Mercury nei Queen.

Ciascuno di questi progetti includeva spesso una rivisitazione di qualche brano dei Free. Ma qui non prenderemo in considerazione nessuna di queste interpretazioni, dal momento che è presente un membro originale della band e quindi è difficile parlare di vera e propria cover.

Ciò che stupisce, però, è la grande penuria di album tributo ai Free. Normalmente, vengono pubblicati tributi ad artisti di ogni tipo e di ogni grandezza, e spesso si tratta di vere e proprie miniere d’oro per chi è a caccia di cover ardite. Da quanto ho potuto verificare, però, non esistono praticamente tributi ai Free, tantomeno compilation ricche di cover ardite. Eppure, si tratta di una band riconosciuta universalmente come fondamentale per il rock, il blues, l’hard rock… e non solo!

Pensate che in un live del 2000, All Right Now era inclusa nella scaletta di Christina Aguilera! E non è stata l’unica a riprendere canzoni dei Free in ambito pop, ma probabilmente la sua cover è l’unica degna di menzione in un articolo dedicato alle cover ardite. Mi permetto però di indicarvi anche la reinterpretazione di Little Bit of Love di Paul Young pubblicata nel suo album Other Voices del 1990.

Tra gli artisti famosi che hanno pubblicato una cover interessante dei brani dei Free, ne troviamo diversi legati al mondo dell’hard rock e del metal. Gli Iron Maiden hanno incluso una loro versione di I’m a Mover in No Prayer for the Dying del 1990. Nel 2006, i Def Leppard hanno pubblicato un’altra cover di Little Bit of Love nel loro album Yeah! I Quiet Riot, nel loro Terrified del 1993, hanno rivisitato Wishing Well, un grande classico dei Free. E la stessa Wishing Well compariva già nell’album God’s Own Medicine pubblicato dai Mission nel 1986.

All Right Now, in una versione piuttosto lontana da quella della Aguilera, compare nell’album Re (Disc) Overed del 2011 dei Puddle of Mudd. E per fare un’eccezione rispetto al discorso sulle reinterpretazioni che vedono partecipare un membro della formazione originale, una buona versione di All Right Now compare anche nel live Return of the Champions, pubblicato dai Queen con Paul Rodgers nel 2005. Come vedremo tra poco, però, la maggior parte delle cover, anche delle cover più ardite, dei Free è stata pubblicata già poco tempo tempo dopo l’uscita della registrazione originale.

Menzioni speciali

Spesso, le cover originali dei brani dei Free registrate a ridosso della pubblicazione degli stessi Free non hanno trovato subito spazio negli album degli anni Settanta. In molti casi, però, sono state poi recuperate in album prodotti in tempi molto più recenti. È il caso, ad esempio di Heavy Load, tratta da Fire and Water dei Free del 1970, registrata nello stesso anno da Carla Thomas, la regina del Memphis soul, ma pubblicata solo nel 2013 nell’album Sweet Sweetheart, the American Studio Sessions and More.

Più recente invece è l’interessante interpretazione di Heavy Load in chiave bluegrass ad opera dei Noisy Water Band e inclusa nel loro Do It Again del 2019. Nel 2009, Simon McBride ha pubblicato una versione blues di Be My Friend all’interno dell’album Rich Man Falling.

Per quanto il blues sia vicino alle atmosfere dei Free, le reinterpretazioni dei loro brani che li caratterizzano fortemente nell’ambito della musica del diavolo risultano spesso piuttosto originali, se non ardite. E così succede anche nella cover di Fire and Water registrata da Michael “Iron Man” Burks per il suo Iron Man del 2008. Lo stesso discorso vale anche per la reinterpretazione di Gary Moore di Wishing Well, uscita nel 1982 nel suo Corridors of Power. Rimanendo in tempi relativamente recenti, nel 1997 Joe Lynn Turner dà alle stampe l’album Undercover, in cui troviamo una versione di Fire and Water dei Free piuttosto originale.

Vi segnalo anche la cover di I’m a Mover realizzata nel 2006 dagli State of Enchantment e inclusa in Witness Tree. Richie Arndt ha invece registrato una versione originale di My Brother Jake, includendola nell’album At the End of the Day del 2014. E, ancora in tempi recenti, vale la pena segnalare la cover acustica di Oh I Wept che Eric Johanson ha inserito nell’album del 2021 Covered Tracks: Vol. 1.

Per finire in bellezza, torniamo invece indietro nel tempo, all’era d’oro della disco music: i Witch Queen hanno reinterpretato in chiave disco All Right Now nel loro album Witch Queen del 1979.

Wilson Pickett, Fire and Water

Fire and Water è la traccia di apertura dell’omonimo terzo album dei Free, pubblicato nel 1970. Si tratta dell’album che portò i Free al successo internazionale, dopo due produzioni che non avevano riscosso grande interesse da parte del pubblico internazionale. Solo un anno dopo, nel 1971, Wilson Pickett reinterpreta il brano, inserendolo come traccia di apertura del suo Don’t Knock My Love. Una cover ardita, che sposta l’atmosfera della canzone verso un ambito decisamente più soul americano. Nel video, Wilson Pickett esegue dal vivo il brano in uno studio televisivo.

Ed Alleyne-Johnson, All Right Now

Ultima traccia dell’album Fire and Water dei Free, All Right Now è probabilmente il loro brano più famoso. Fra le tante cover che ne sono state realizzate, spiccano per originalità quella di Lea Roberts, inserita nel suo Lady Lea del 1975 e quella di Rod Stewart, inclusa nell’album Camouflage del 1984. Ma la versione strumentale per solo violino elettrico registrata da Ed Alleyne-Johnson nel 2004 per il suo doppio album di cover Echoes vince, a mio giudizio, la palma di cover più ardita.

Gov’t Mule, Mr. Big

Ancora una traccia dall’album Fire and Water dei Free. Mr. Big potrebbe non essere il titolo più conosciuto della band, ma ha certamente lasciato segni profondi nella scena musicale. Basti pensare al supergruppo, appunto i Mr. Big, che da questa traccia hanno preso il nome. Tra l’altro, i Mr. Big hanno realizzato un’interessante versione della canzone nel 1993, includendola nell’album Bump Ahead. Nel 1995, invece, i Gov’t Mule l’hanno reinterpretata in chiave blues, inserendola nel loro album di esordio Gov’t Mule. Nel video un’esecuzione live del 2015.

Three Dog Night, I’ll Be Creeping

Traccia di apertura del secondo eponimo album dei Free del 1969, I’ll Be Creeping vanta diversi tentativi di reinterpretazioni ardite, già un anno dopo la sua pubblicazione originale. Tra questi, vale la pena ricordare la cover registrata dai sudafricani Suck per il loro album Time to Suck del 1970. Ma qui ho scelto di proporvi la cover dei Three Dog Night, pubblicata sempre nel 1970 all’interno del loro quinto album Naturally.

Betty LaVette, The Stealer

Il quarto album dei Free, Highway, uscì nel 1970, subito dopo la loro trionfale performance al festival sull’Isola di Wight. The Stealer era la seconda traccia dell’album. Anche in questo caso, ci furono diversi tentativi di cover piuttosto ardite poco dopo l’uscita dell’originale. I Faces di Rod Stewart e Ron Wood ne registrarono un’interessante versione in un live per la BBC nel 1973, pubblicata però solo nel 2004, nel boxset Five Guys Walk Into a Bar… Betty LaVette ha spesso rivisitato The Stealer nei suoi concerti, dando al brano il suo tocco soul. Una versione registrata nel 1972 ha visto le stampe, anche in questo caso, solo nel 2001, all’interno della compilation Souvenirs. Nel video una straordinaria interpretazione dal vivo nel 2009.

Maggie Bell, Wishing Well

Maggie Bell è una cantante scozzese, considerata la controparte britannica di Janis Joplin, la regina bianca del blues. Nel suo secondo album solista Suicide Sal, registrato nel 1975 con Jimmy Page alla chitarra, incluse come traccia di apertura la sua cover ardita di Wishing Well dei Free, che in seguito avrebbe riproposto spesso dal vivo in versioni differenti a seconda del progetto con cui collaborava. Interessante anche l’interpretazione che ha inciso con Jon Lord nel 2011 per l’album Blues Project. L’originale dei Free era la prima traccia dell’ultimo album della band Heartbreaker, uscito nel 1973.

Joe Cocker, Little Bit of Love

Inclusa originariamente nell’album dei Free Free at Last, Little Bit of Love venne pubblicata come singolo nel 1972, più o meno contemporaneamente all’uscita dell’album. La versione ardita di Joe Cocker, con l’inconfondibile stile del cantante irlandese, uscì nel 1991 all’interno dell’album Night Calls. In realtà, di questo album esistono diverse edizioni, con diverse tracce. Little Bit of Love è presente nell’edizione del 1991, ma non in quella del 1992.

International Observer, I’m a Mover

Gli International Observer sono un duo britannico-neozelandese creato da Tom Bailey dopo l’uscita dai Thompson Twins. La ricerca musicale di questo duo è decisamente orientata verso la dub e la musica elettronica. Non stupisce quindi che la loro versione di I’m a Mover sia ardita al punto di essere quasi irriconoscibile! Inserita nella loro produzione Mink, uscita solo in formato “musica liquida”, è stata pubblicata nel 2021. L’originale dei Free era invece la prima traccia del lato B del vinile di esordio Tons of Sobs del 1969.

Joe Bonamassa, Walk in my Shadow

Altra traccia estratta dall’album di esordio dei Free Tons of Sobs, Walk in my Shadow venne pubblicata originariamente nel 1969. Nel suo album di debutto A New Day Yesterday del 2000, Joe Bonamassa ne ha registrato una cover ardita come seconda traccia. Qui il brano viene traslato decisamente in ambito blues, come appare evidente nel video, dove la canzone è eseguita dal vivo.

Peter Thorup, Wild Injun Woman

Nell’album di esordio dei Free Tons of Sobs del 1969, troviamo anche un brano dal titolo Wild Indian Woman. Già nel 1970 Alexis Korner, il padrino del blues britannico, ne registrò una versione piuttosto originale per il suo album Both Sides, storpiando il titolo in Wild Injun Woman. Questo stesso titolo è stato scelto anche da Peter Thorup, chitarrista blues danese che nel 1987 pubblicò questa cover ardita ma molto ben riuscita nel suo album eponimo.

 

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