L’EDICOLA, Il Corriere: “Gaza, c’è la prima intesa”. La Stampa: “Gaza, sì allo scambio tra ostaggi e terroristi”. Libero: “Arriva il taglio di tasse. Ma la sinistra si ribella”

La notizia principale di oggi in apertura sui quotidiani è quella relativa ai negoziati fra Hamas e Israele, che nella notte hanno portato all’annuncio di un accordo sulla prima fase del piano di pace presentato la scorsa settimana dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump: la prima intesa su Gaza prevede infatti il rilascio degli ostaggi e il ritiro dalla Striscia da parte di Israele. “Gaza, sì allo scambio tra ostaggi e terroristi”, titola La Stampa. “Gaza, c’è la prima intesa”, è l’apertura del Corriere. “Arriva il taglio di tasse. Ma la sinistra si ribella”, è la prima pagina di Libero.
Ecco la rassegna stampa di oggi:
“Gaza, ultimi ostacoli” (La Repubblica).
“Gaza, c’è la prima intesa” (Il Corriere della Sera).
“L’ordine mondiale svanito”. L’editoriale di Sabino Cassese: “Si era passati dal bilateralismo al multilateralismo; ora si sta tornando indietro. Il baricentro del mondo era in Occidente; ora si sta spostando in Oriente (del tramonto dell’Occidente scriveva già nel 1918 Oswald Spengler). Da un ordine fondato sulle regole, si sta tornando a un ordine fondato sul potere. Il mondo si stava evolvendo in modo incrementale verso l’interconnessione (Joseph Nye); ora questa evoluzione è stata interrotta dal ritorno sul proscenio dei grandi Stati. Si era convinti che la globalizzazione, specialmente quella economica, moltiplicando gli scambi commerciali, assicurasse la pace; ci si accorge che essa non basta ad evitare le guerre”.
“Gaza, sì allo scambio tra ostaggi e terroristi” (La Stampa).
“Rottamazione cartelle fino a nove anni. Pensioni, stop parziale all’aumento d’età” (Il Sole 24 Ore).
“Pace a Gaza, c’è l’accordo” (Il Messaggero).
“Parole incendiarie, il controllo che serve”. L’editoriale di Paolo Pombeni: “Piano con le parole. Questo intercalare che usiamo comunemente per raffreddare le discussioni fra noi gente comune andrebbe ricordato anche al dibattito pubblico. Il peso delle parole è noto, non è che sia una scoperta: basta ricordare un’altra frase di uso corrente: “le parole sono pietre”. Eppure, sembra che ci siamo scordati di buon senso e senso comune. Colpa dell’assordante rumore di una comunicazione politica con un numero così cospicuo di canali e media, per cui sempre più si ritiene che per farsi sentire da un pubblico frastornato, che in parte consistente tende a cambiare canale, sia necessario alzare (molto) la voce”.
“Tasse, ecco cosa cambia” (Il Giornale).
“Salpi chi può” (Il Manifesto).
“Piantedosi: Proteste legittime, attenti ai toni” (Il Fatto Quotidiano).
“Cercansi sovranisti”. L’editoriale di Marco Travaglio: “Sottraendo Ilaria Salis al suo processo per un voto (quello dell’interessata, si suppone), il Parlamento europeo ha certificato che l’Ungheria non è uno Stato di diritto. Quindi, per coerenza, dovrebbe espellerla dall’Ue e chi la fece entrare nel 2004 (commissione Prodi) dovrebbe ammettere l’errore. Non solo per l’Ungheria, ma anche per altri Paesi…”.
“Speranze e rischi” (Avvenire).
“Ls sua banda mi ha rovinato. Vergogna la Salis impunita” (La Verità).
“Arriva il taglio di tasse. Ma la sinistra si ribella” (Libero).
“La pace a un passo e la triste partita di chi rema contro”. L’editoriale di Mario Sechi: “Da una parte ci sono i flotillanti ricevuti come eroi di una missione tragicomica, i cortei che inneggiano alla strage degli ebrei del 7 ottobre, Francesca Albanese che rivela il suo volto e ora terrorizza la sinistra, gli studenti ignoranti che occupano le università e non hanno mai letto un libro di storia, i partiti della sinistra che cavalcano l’irrazionalità che sfocia nell’antisemitismo; dall’altra parte, nella realtà, siamo vicini a una svolta della guerra a Gaza, una mossa fondamentale nella scacchiera del nuovo Medio Oriente”.
“Piano Gaza, accordo a un passo. Israele abborda la nuova Flotilla” (Domani).
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