L’EDICOLA, Il Corriere: “Londra riconosce lo Stato di Palestina. Israele: non ci sarà”. Il Messaggero: “In 200mila per l’addio di Kirk”. Il Fatto: “Pure Starmer per la Palestina. Ma Meloni parla di pastarelle”

Settembre 22, 2025 - 18:30
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L’EDICOLA, Il Corriere: “Londra riconosce lo Stato di Palestina. Israele: non ci sarà”. Il Messaggero: “In 200mila per l’addio di Kirk”. Il Fatto: “Pure Starmer per la Palestina. Ma Meloni parla di pastarelle”

Sono due le notizie principali di oggi in apertura sui quotidiani: il riconoscimento dello stato di Palestina da parte di Regno Unito, Australia, Canada e Portogallo, e il funerale dell’attivista americano di destra Charlie Kirk, ucciso il 10 settembre in un attentato. “Londra riconosce lo Stato di Palestina. Israele: non ci sarà”, è l’apertura del Corriere. “In 200mila per l’addio di Kirk”, titola Il Messaggero. “Pure Starmer per la Palestina. Ma Meloni parla di pastarelle”, è invece la prima pagina del Fatto Quotidiano.

Ecco la rassegna stampa di oggi: 

“Londra: sì alla Palestina” (La Repubblica).

“Londra riconosce lo Stato di Palestina. Israele: non ci sarà” (Il Corriere della Sera).

“La carica dei nuovi fanatismi”. L’editoriale di Angelo Panebianco: “La polarizzazione della politica rischia di esasperare le posizioni fino all’odio mettendo a rischio la democrazia. L’assassinio di Charlie Kirk ha scatenato sia in America sia in Italia scontri verbali feroci. Il fanatismo che conduce alla violenza fisica è responsabilità soprattutto della destra o della sinistra? Che rapporto c’è fra la violenza verbale e la violenza fisica? O fra il fanatismo che si manifesta attraverso messaggi di odio e quello che passa all’azione picchiando colui che si considera il «nemico» oppure uccidendolo?”.

“Funerale americano” (La Stampa).

“Prima casa, record di acquisti spinto da tassi e sconti” (Il Sole 24 Ore).

“In 200mila per l’addio di Kirk” (Il Messaggero).

“La politica e la ricetta per essere leader”. L’editoriale di Alessandro Campi: “Come nasce, e per quali ragioni si afferma, un nuovo leader o capo politico? Il tema è antico e sempre stimolante, non foss’altro perché ancora nessuno, tra studiosi e osservatori, ha capito se esista una formula o ricetta segreta grazie alla quale trasformare un politico di seconda fila, o magari una persona sconosciuta sino al giorno prima, in un trascinatore se non di folle plaudenti almeno di elettori votanti e comunque in un uomo (o donna) di potere”.

“Nel nome di Charlie” (Il Giornale).

“Pure Starmer per la Palestina. Ma Meloni parla di pastarelle” (Il Fatto Quotidiano).

“Ma mi faccia il piacere”. L’editoriale di Marco Travaglio: “Lord Brummell. “De Luca contro Fico: ‘Da lui parole maleducate e banali’. E su Meloni: Merita rispetto’” (Repubblica, 14.9). Ma chi, quella stronza? Circo Meloni. “Agenzie di rating: pagliacci camuffati da inquisitori, che profetizzano cose già accadute e non prevedono il crollo dei colossi finanziari” (Giorgia Meloni, deputata Pdl, Twitter, 13.7.2012)”.

“L’accusa al giudice di Bergoglio: Comprò case in nero dai mafiosi” (La Verità).

“La Lega non cambia” (Libero).

“Trump cavalca il popolo di Kirk. Meloni: Loro l’odio, noi l’amore” (Domani).

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