Leone XIV riporta il latino a Messa, evviva ma dice no a mogli e donne prete: dove va la Chiesa?

Settembre 21, 2025 - 11:30
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Leone XIV riporta il latino a Messa, evviva ma dice no a mogli e donne prete: dove va la Chiesa?

La svolta è a piccoli passi, sorrisi e benedizioni e incomincia magari dai dettagli, come una messa in latino nella gloria trionfante di San Pietro il prossimo 25 ottobre, officiante il reverendo cardinale Raymond Leo Burke, autorizzato da Leone XIV in persona.

Francesco non lo avrebbe fatto e così tra i profumi degli incensi e i fruscii delle vesti liturgiche incomincia una contro rivoluzione che ha segnali molto più forti di questo passaggio, che pure era stato abbastanza cruento, quando Bergoglio aveva sfornato il motu proprio “Traditioni custos”, che correggeva platealmente il “Summorum pontificium” del suo grande predecessore emerito papa Ratzingher.

Niente più “Introibo ad altarem dei” e la risposta “Qui laetificat iuventutem meam”, la formula con la quale incominciava la messa in latino e i chierichetti imparavano a masticare la antica lingua.

Questa era la linea bergogliana, che seppelliva definitivamente i rigurgiti del messale romano, dei riti celebrati prima del fatidico 1970, regnante papa Giovanni XXIII, quando il latino era scomparso dalle celebrazioni.

Con Leone e questa Messa solenne in san Pietro i tradizionalisti si aggiudicano un punto importante, che arriva da questo cardinale americano, fedele trumpiano, uno che non disdegna la cappa magna con strascico rosso, il quale ha definito “persecuzione” quella posizione anti latino di papa Francesco, che colpiva gli affezionati alla liturgia formale, che la Chiesa aveva seguito per duemila anni.

Suona un po’ strano che il protagonista della ultima rivoluzione sia proprio un cardinale americano, meglio definibile “panamericano” per i suoi lunghi anni di missione in Perù.

Leone fra Chicago e il Perù

Leone XIV riporta il latino a Messa, evviva ma dice no a mogli e donne prete: dove va la Chiesa?, nella foto papa leone XIV
Leone XIV riporta il latino a Messa, evviva ma dice no a mogli e donne prete: dove va la Chiesa?-Blitzquotidiano.it (foto ANSA)

Ma da lì, da quel Continente, è venuta una grande spinta alla elezione di Prevost, nato a Chicago e lì si misura quanto conti l’influenza sopratutto economica del clero yankee, che non gradiva molto il Pa  Popa venuto dall’Argentina, il mondo alla fine del mondo, il loro subcontinente.

Il segnale del latino così veloce ad apparire tra i passi, per altro lenti e molto misurati, del nuovo pontificato, arriva in un quadro nel quale se gli americani tradizionalisti esultano, i tedeschi progressisti piangono.

In una intervista il presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor George Batzing, ha dichiarato, verrebbe da dire papale papale: “Non penso che nella mia vita vedrò le donne prete.”

Una affermazione quasi di resa da parte di un clero, quello tedesco, che era andato vicino allo scisma, nel lungo tempo di papa Bergoglio, con le sue pressanti richieste per decisioni di Roma che aprissero le sacre porte alle donne prete e al matrimonio per i preti, l’unica strada secondo il roccioso pensiero teutonico per salvare la Chiesa, falcidiata dalla crisi delle vocazioni e dalla secolarizzazione .

“Forse avremo almeno le diaconesse …”. ha aggiunto Batzing, cercando di consolarsi, magari informato in anticipo sui contenuti fiume dell’intervista che Leone XIV ha concesso nella pace della sua vacanza a Castelgandolfo a Crux Elise Anne Allen. giornalista peruviana, sua amica da tempo.

Una lunga intervista

Una intervista che probabilmente diventerà un libro, intitolato “Leo XIV Citizen of the World Missionary of the XXI Century.”

In quel testo fiume c’è probabilmente il segnale più esplicito di un nuovo papato appena incominciato, che offre spunti soprattutto di ricerca dell’unità nella Chiesa, che Bergoglio aveva scosso.

Dopo il latino, che torna in san Pietro e già dilaga nelle vicine e lontane periferie della Chiesa, dove hanno resistito le nicchie tradizionaliste, magari neppure lebfevriane, è il turno delle grandi riforme che in qualche modo il famoso sinodo dell’Amazzonia, benedetto da Francesco, aveva introdotto con la rivoluzione dei viri probati, i laici che nelle aree sperdute del mondo irraggiungibili dai sacerdoti , dal clero consacrato, come appunto l’Amazzonia, che potevano amministrare i sacramenti.

Su quella scia lontana, il Sinodo universale, lanciato da Francesco e appena concluso, aveva scatenato proprio la Chiesa tedesca, che aveva spinto con i suoi esponenti più autorevoli, come il cardinale Marx, verso le riforme più drastiche, appunto un nuovo ruolo alle donne e il celibato cancellato per i preti.

Ma Roma non rispondeva e alle aperture che Francesco faceva più in generale nella sua rivoluzione verticistica in Vaticano e nei suoi messaggi e anche nelle azioni importanti come la benedizione delle coppie gay, poi rientrata non senza polemiche feroci, non corrispondeva la riforma delle riforme, quella, appunto, sul celibato dei preti e sul nuovo ruolo femminile.

Tutto sarebbe stato discusso “democraticamente” nel Sinodo, la grande assise di tutta la Chiesa, universale e locale, che poi però ha avuto uno sbocco deludente, probabilmente anche perché la conclusione ha coinciso con la malattia del papa Francesco, con la sua progressiva uscita di scena, con la sua voce che lentamente si spegneva.

Leone XIV riporta il latino a Messa, evviva ma dice no a mogli e donne prete: dove va la Chiesa?rio delle Amazzoni.

Sorridendo, un passo dopo l’altro e con qualche profumo di incenso in più, Prevost va avanti per la sua strada sinodale, che deve tenere conto di tutti e, quindi, niente strappi e niente preti sposati e donne sull’altare a celebrare.

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