Lo Scudo Blu per la basilica dei Santi Nereo e Achilleo a Milano


In occasione della ricorrenza patronale, sul portale della maestosa basilica dei Santi Nereo e Achilleo a Milano, a Città studi, viene apposto lo «Scudo blu», il vessillo internazionale per la protezione dei beni di particolare rilevanza culturale e artistica in caso di conflitto armato. Si tratta del primo edificio religioso a ricevere questo significativo riconoscimento nel capoluogo lombardo, insieme al Castello sforzesco e a Palazzo reale. Un’iniziativa promossa per il nostro Paese dalla Croce rossa italiana, che intende così mettere in atto l’ormai storica Convenzione dell’Aja del 1954, sottoscritta a livello internazionale dopo i disastri della seconda guerra mondiale, ma applicata solo in questi ultimi anni in Italia.
Può forse creare qualche perplessità, il fatto che la Croce rossa abbia individuato proprio la moderna chiesa dei Santi Nereo e Achilleo come «capo fila» del programma «Scudo blu» a Milano, considerando la ricchezza di monumenti ecclesiastici in città. Si tratta tuttavia di una scelta che mette bene in risalto lo spirito di questo progetto: tutelare siti e beni culturali oggettivamente di grande importanza, ma che necessitano probabilmente di un ulteriore impegno di promozione e di valorizzazione, soprattutto in caso di criticità, non avendo certo la fama internazionale del Duomo o del Cenacolo vinciano, per non fare che due esempi.
La basilica di viale Argonne, del resto, è ben nota ai cultori dell’arte del Novecento. Fortemente voluta nel 1938 dal cardinal Schuster, la nuova chiesa fu dedicata ai martiri Nereo e Achilleo, anche come omaggio all’allora papa Pio XI, Achille Ratti.
Il progetto venne affidato all’ingegner Maggi, già ideatore del nuovo seminario di Venegono, con il quale, infatti, la chiesa del quartiere Acquabella condivide l’approccio monumentale e retorico tipico dell’epoca. Evidente, nella struttura, il desiderio di richiamare le forme della basilica di Sant’Ambrogio, fin dall’ampio quadriportico. Ma l’elemento certamente più caratteristico è l’alto tiburio, modellato come un’enorme tiara papale, che rende la mole dell’edificio ben riconoscibile anche da lontano (dalla tangenziale, ad esempio).
Nel dopoguerra la penitenzieria divenne la Cappella della Madonna di Fatima: uno spazio mirabilmente dipinto da Vanni Rossi, con le espressive scene della vita di Gesù e alcune potenti immagini storiche. Tanto che a Milano, da tempo, gli è valsa la nomea di «Cappella Sistina del Novecento».
Nessuno è così sprovveduto da pensare che, in una situazione di conflitto, lo «Scudo blu» potrà bastare da solo a preservare la basilica di Città Studi. Ma è un segnale importante per ricordarne le origini e il valore. Un invito a scoprirne la bellezza, come luogo di un recente passato, dove contemplare e pregare.
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