L’obesità non rende efficaci le terapie contro il tumore al seno

L’obesità può compromettere le terapie contro il tumore al seno. Lo dimostrano i risultati di due studi internazionali, uno condotto nell’ambito del trial APHINITY, recentemente pubblicato sull’European Journal of Cancer, e l’altro condotto nell’ambito del trial GIM2, pubblicato sulla rivista ESMO Open.
Se ne parlerà a partire dal prossimo giovedì a Berlino al congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO).Del resto, il tema dell’obesità ha un impatto sempre maggiore in oncologia: le pazienti con tumore al seno HER2-positivo con un indice di massa corporea superiore a 25 hanno un rischio di mortalità più alto del 38%.
“I due studi ci danno indicazioni fondamentali su come l’eccesso di peso e la chemioterapia si combinano nel trattamento del tumore al seno con un impatto sulle strategie di cura per le pazienti”, commenta Lucia Del Mastro, professore ordinario e direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova.
Entrando nel dettaglio.
L’analisi condotta nell’ambito dello studio APHINITY si è concentrata sulle pazienti con tumore al seno HER2-positivo in fase iniziale, un tipo di cancro che tende a crescere velocemente. Su quasi 5.000 pazienti analizzate, il 47% era in sovrappeso o obesa, cioè con un indice di massa corporea (BMI) superiore a 25. “Abbiamo scoperto un’associazione preoccupante: il sovrappeso e l’obesità peggiorano la prognosi del tumore HER2-positivo”, spiega Del Mastro. “In particolare, le pazienti con un BMI superiore a 25 sembrano avere un aumentato rischio di recidiva o morte del 27% rispetto alle pazienti normopeso o sottopeso. Inoltre, lo studio ha rilevato che le pazienti sovrappeso e obese hanno un rischio maggiore del 38% di morire per qualsiasi causa rispetto alle pazienti normopeso/sottopeso”. Un altro dato interessante è che le pazienti con il BMI più alto sono anche quelle che interrompevano più spesso la chemioterapia post-intervento rispetto alle donne normopeso (14% vs. 9%). “Questo suggerisce che l’eccesso di peso può rendere la terapia più difficile da tollerare”, sottolinea Del Mastro.
Notizie migliori arrivano invece dall’analisi condotta nell’ambito dello studio GIM2, la quale offre un messaggio di grande utilità pratica, focalizzandosi sulle donne con tumore al seno ad alto rischio di recidiva con linfonodi positivi, cioè in fase iniziale ma che ha iniziato a diffondersi ai linfonodi vicini. “Questo studio mette a confronto la chemioterapia tradizionale a ‘intervallo standard’ con la più intensa ‘dose-dense’, somministrata in un arco di tempo più breve”, rileva ancora Del Mastro. “In questa analisi su 1.925 pazienti, abbiamo scoperto che l’eccesso di peso non peggiora di per sé la prognosi a lungo termine (15 anni). Il regime dose-dense è risultato il più efficace, indipendentemente dal fatto che la paziente fosse normopeso, sovrappesa o obesa. I numeri sono chiari: nelle pazienti normopeso la chemioterapia “dose dense” riduce il rischio di recidiva del 13% rispetto a quella standard, nelle pazienti in sovrappeso del 28% e in quelle obese addirittura del 30%”. Foto by Unsplash.
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