Nelle carceri continua la mattanza, detenuto con patologie psichiatriche si uccide ad Ariano Irpino: è il 68esimo del 2025

Ennesimo morto nelle carceri italiane, ormai teatro di una strage senza fine e senza soluzioni da chi dovrebbe agire per porre fine alla mattanza. Un detenuto di 29 anni di nazionalità nigeriana, Joseph Luki, è stato trovato privo di vita all’interno della sua cella nel carcere di Ariano Irpino, in provincia di Avellino.
Il detenuto, che secondo il segretario generale della Uilpa Penitenziaria Gennarino De Fazio era affetto da patologie psichiatriche, si è impiccato nella sua cella nella notte tra il 19 e il 20 ottobre.
A nulla sono valsi i tempestivi soccorsi degli agenti in servizio e dei sanitari. Joseph Luki aveva una moglie e due figli piccoli. Il procuratore della Repubblica di Benevento ha disposto l’esame autoptico, la salma è stata trasferita presso l’Ospedale “San Pio” di Benevento per gli accertamenti medico-legali.
Nel carcere di Ariano Irpino il sovraffollamento è del 32 per cento, con 286 detenuti per 216 posti, mentre l’organico della Polizia penitenziaria è al di sotto del 40 per cento (141 agenti sui 231 previsti dalla pianta organica). “Servono subito provvedimenti deflattivi del sovraffollamento carcerario – è l’ennesimo appello di De Fazio -, potenziare gli organici e garantire l’assistenza sanitaria”.
In Italia siamo, con quello di Ariano Irpino, al 68esimo suicidio da inizio del 2025, di cui il sesto in Campania (due suicidi a Poggioreale, due suicidi a Secondigliano, un suicidio a Benevento ed uno a Santa Maria Capua Vetere), ricorda il Garante dei detenuti regionale Samuele Ciambriello.
“L’emergenza, l’epidemia dei suicidi sembra non arrestarsi. C’è un vero e proprio pugno nello stomaco nell’indifferenza sia della politica che della società civile. Il governo, dalla sua parte, nega addirittura che ci sia un allarme legato ai suicidi”, denuncia Ciambriello, che ricorda l’appello rivolta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella “al rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti, anche per chi si trova in carcere. L’alto indice di suicidi è prova di condizioni inammissibili, tra cui quelle del sovraffollamento”.
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