Niente più gas russo dal 2028, c’è il sì degli Stati membri (tranne Ungheria e Slovacchia)
Bruxelles – Il Consiglio dell’Unione Europea dedicato all’energia ha approvato oggi, 20 ottobre, la propria posizione sul regolamento che prevede l’eliminazione definitiva delle forniture di gas russo. La serie di regole sono state rinominate dal ministro per il Clima danese, Lars Aagaard, “Pacchetto della libertà”, perché allontana le cancellerie europee dalla dipendenza energetica da Mosca. Il processo di indipendenza voluto dalle istituzioni è iniziato dopo l’invasione russa dell’Ucraina ed è arrivato oggi a una svolta decisiva.
All’interno del testo adottato dai ministri dei 27 si specifica che, per i contratti che comprendono al loro interno gas e GNL russo, la data ultima sarà il 1° gennaio 2028. In quel giorno l’Unione Europea potrà dirsi veramente autonoma dall’energia di Mosca, ora presente sul territorio comunitario sotto forma di gas per circa il 13 per cento del totale.
La decisione è passata a larga maggioranza, gli scontenti sono i ‘soliti sospetti’: Slovacchia e Ungheria. I due voti contrari hanno comunque potuto poco, visto che la delibera non richiedeva l’unanimità.
L’opposizione di Ungheria e Slovacchia
I due Paesi senza sbocco sul mare stanno lottando da tempo per mantenere le forniture russe esistenti. Ciò è avvenuto sia per una ragione economica (la convenienza del gas russo), sia per un’affinità ideologica con Mosca. Il ministro degli Esteri e del Commercio ungherese, Péter Szijjártó, presente a Lussemburgo per il voto, ha commentato con un mantra già ripetuto in altre sedi: “Per noi l’approvvigionamento energetico non ha nulla a che fare con la politica. L’impatto reale di questo regolamento è che la nostra fornitura verrà uccisa. Non parlo dell’aumento dei prezzi. Parlo della sicurezza dell’approvvigionamento per le nostre famiglie”.
In risposta alla posizione ungherese è intervenuto l’omologo polacco, Miłosz Motyka, che ha parlato di solidarietà europea: “È emerso chiaramente che questi Paesi riceveranno un sostegno specifico. Li sosterremo in termini di forniture”. Un elemento che pare non essere sufficiente per le cancellerie di Budapest e Bratislava.

Dal 2028 niente più gas russo
La decisione presa dai ministri europei segue quasi totalmente le indicazioni dell’organo esecutivo dell’UE. Le norme previste stabiliscono che le importazioni di gas russo saranno vietate a partire dal 1° gennaio 2026. Da quel momento inizierà un periodo di transizione, durante il quale i contratti a breve termine potranno proseguire fino al 17 giugno 2026, mentre quelli a lungo termine fino al 1° gennaio 2028. È da ricordare che le Commissioni parlamentari per l’Industria, la Ricerca e l’Energia e quella per il Commercio internazionale avevano approvato la settimana scorsa un documento negoziale ancora più duro con scadenza anticipata al 1° gennaio 2027.
Il Consiglio ha previsto piccole deroghe per i contratti a breve termine già in essere, ma solo qualora i volumi e i prezzi siano ridotti rispetto a quelli attuali. Inoltre, le capitali si impegnano a prestare maggiore attenzione alle triangolazioni di idrocarburi russi transitanti attraverso altri Paesi. Gli importatori dovranno informare le autorità competenti almeno un mese prima dell’ingresso del gas nell’UE, fornendo documenti sul Paese di produzione.
EU energy ministers reached an agreement to gradually phase out remaining natural gas imports from Russia with a full ban in place by 1 January 2028.
The final text will now be discussed with the European Parliament.
— EU Council (@EUCouncil) October 20, 2025
Esulta la Commissione
Per la Commissione UE il successo in sede di Consiglio è evidente. Nel punto stampa prima del meeting, il commissario all’Energia e all’Edilizia abitativa, Dan Jorgensen, ha snocciolato i numeri della vittoria: “Nel 2022 il 50 per cento del nostro carbone arrivava dalla Russia. Ora è lo 0 per cento. Circa il 27 per cento del nostro fabbisogno di petrolio proveniva da Mosca, ora siamo al 3. Prima delle riduzioni, il 45 per cento del nostro approvvigionamento di gas era russo. Oggi siamo vicini al 13 per cento”.
Numeri che non danno adito a interpretazioni ambigue. Il buon esito delle iniziative comunitarie è stato pagato però da alcuni Paesi con un aumento dei prezzi dell’energia. Da Roma, una nota del Ministero ha fatto sapere che “la Commissione debba effettuare un monitoraggio continuo e un’attenta verifica degli impatti sui prezzi energetici”. La strada tracciata dall’UE è però sempre più netta. L’obiettivo, ricordato anche oggi da Jorgensen, è quello di “ottenere indipendenza energetica e non finanziare indirettamente il conflitto ucraino”.
Prima dell’entrata in vigore del regolamento si attende il sì del Parlamento europeo, che ha di recente adottato la propria posizione in commissione parlamentare. Poi inizieranno i triloghi tra i co-legislatori: Commissione, Consiglio dell’UE e Parlamento. Alcune sfumature sono da limare, ma la volontà politica degli Stati (meno due) appare sempre più chiara.
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