In arrivo il 19esimo pacchetto di sanzioni alla Russia, Kallas: “L’adozione già in settimana”

Bruxelles – Il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia potrebbe essere adottato dall’Ue nel giro di qualche giorno. Questa, almeno, è la speranza dell’Alta rappresentante Kaja Kallas, che oggi (20 ottobre) ha presieduto il Consiglio Affari esteri a Lussemburgo. Quello della guerra in Ucraina era uno dei principali temi sul tavolo dei ministri, che sembrerebbero prossimi all’accordo finale sull’ennesimo round di misure restrittive.
La data cerchiata in rosso sul calendario è il 23 ottobre, quando i capi di Stato e di governo dei Ventisette si riuniranno a Bruxelles per il Consiglio europeo convocato da António Costa. “Ci aspettiamo che questa settimana venga adottato il 19esimo pacchetto di sanzioni”, ha dichiarato il capo della diplomazia comunitaria arrivando in Lussemburgo, indicando esplicitamente l’appuntamento dei leader come momento della possibile approvazione da parte delle cancellerie. Al termine della riunione odierna, Kallas ha addirittura suggerito di mettersi già al lavoro sul 20esimo pacchetto.
Col 19esimo, intanto (confezionato dalla Commissione il mese scorso), vengono messe nel mirino le banche e le piattaforme di criptovalute della Federazione, i proventi dell’export di combustibili fossili e le reti coinvolte nell’elusione delle sanzioni già esistenti, sia in Russia sia in altri Paesi. Si allunga ancora la lista dei vascelli appartenenti alla cosiddetta flotta ombra del Cremlino con l’inserimento di 118 nuove imbarcazioni.
Allo stesso tempo, l’Ue starebbe lavorando ad un approccio più aggressivo nei confronti di questi velieri fantasma. L’idea sarebbe quella di permettere agli Stati membri di effettuare perquisizioni e altre operazioni sulle navi, dalle quali secondo Kallas partirebbe anche una parte degli attacchi ibridi al Vecchio continente, soprattutto a livello di lanci di droni e di disturbo delle frequenze radio e gps (jamming). Ricorrendo anche alle missioni marittime civili e militari a dodici stelle, come l’Aspides, e nominando un “coordinatore speciale” incaricato di “raccogliere le migliori pratiche” dagli Stati membri, spiega l’ex premier estone.
Da un lato, si starebbe mettendo a punto una serie di misure di complemento al diritto internazionale del mare sancito dalla Convenzione di Montego Bay del 1982 (Unclos), per colmare le lacune normative che impediscono un’azione efficace contro questo genere di comportamenti pirateschi. Dall’altro, Bruxelles vorrebbe siglare una serie di accordi con gli Stati di bandiera delle imbarcazioni stesse (che spesso non sono russe), stabilendo una serie di impegni e obblighi in capo agli armatori dei natanti.
Inoltre, verranno colpiti anche commercianti e raffinerie di Paesi terzi (soprattutto cinesi) e diventeranno impossibili le transazioni coi colossi energetici russi come Rosneft e Gazpromneft. Tra le nuove restrizioni compare anche un divieto totale di importare da Mosca il gas naturale liquefatto (gnl): era già previsto per il gennaio 2027, ma verrebbe così anticipato di oltre un anno. Infine, sono state identificate 45 società – russe e non – accusate di rifornire il Paese aggressore di beni a duplice uso.
Tra i motivi per cui Kallas si mostra ottimista sull’imminente approvazione del pacchetto c’è il ritiro del veto austriaco sulle nuove misure restrittive. Per settimane, Vienna aveva bloccato le sanzioni chiedendo dei risarcimenti per la banca austriaca Raiffeisen in relazione alle perdite dovute alle contromisure russe. Stando a fonti diplomatiche, rimarrebbe solo la Slovacchia di Robert Fico (recentemente estromesso dalla famiglia dei Socialisti europei) a mantenere l’opposizione contro il nuovo pacchetto. Ci si aspetta che Ursula von der Leyen si attivi personalmente per disinnescare l’ostruzionismo di Bratislava, come già avvenuto in passato.
Parallelamente, procedono a rilento i lavori sull’utilizzo dei beni russi congelati, il cui valore si aggira intorno ai 175 miliardi di euro. Secondo Kallas, c’è un “forte sostegno” da parte degli Stati membri, ma “vanno ancora definite le modalità giuridiche e fiscali” della faccenda, che continua a dimostrarsi particolarmente spinosa. Infine, l’Alta rappresentante certifica che 25 cancellerie si sono impegnate a diventare parte del Tribunale speciale per i crimini d’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina: “Ora serve una stima dei costi, poi potremo procedere”, chiosa, annunciando l’esistenza di uno stanziamento preliminare di 10 milioni.
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