Macron si affida a Lecornu per formare un nuovo governo, strada tutta in salita

Adieu Bayrou, bienvenue Lecornu. Nuovo giro di giostra per il governo francese. Dopo le dimissioni del cristiano-democratico seguite al fallito azzardo del voto di fiducia, il presidente Emmanuel Macron ha affidato all’ex ministro della Difesa, Sébastien Lecornu, l’incarico di «consultare le forze politiche rappresentate in Parlamento in vista dell’adozione di una finanziaria per la Nazione e della costruzione di accordi indispensabili alle decisioni dei prossimi mesi». Secondo il comunicato diffuso dall’Eliseo, soltanto «dopo queste discussioni, spetterà al nuovo primo ministro proporre un governo al presidente».
La mossa di Macron, dopo la fallimentare esperienza di otto mesi del governo di minoranza, viene attaccata sia da sinistra che da destra. Il leader della France Insoumise Jean-Luc Mélenchon, che già aveva chiesto un cambio all’Eliseo dopo la sfiducia a Bayrou, bolla la nuova nomina da parte del presidente come «una triste commedia». Va all’attacco di Macron anche la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen: «Il presidente spara l'ultima cartuccia del macronismo, bunkerizzato con la sua piccola conventicola di fedeli. Dopo le ineluttabili future elezioni legislative, il primo ministro si chiamerà Jordan Bardella». Il quale ironizza sulle mosse messe in campo dall’Eliseo pur di non indire nuove elezioni: «Il motto di Emmanuel Macron: squadra perdente non si cambia, ha scritto sulla piattaforma social X. «Come potrebbe un fedele sostenitore del Presidente (Macron) abbandonare le politiche che ha perseguito per otto anni?», si chiede retoricamente quello che sarà certamente il candidato lepenista alle prossime presidenziali, aggiungendo: «I nostri principi rimangono immutati e gli interessi del popolo francese rimangono la nostra unica bussola. Non è una questione di persone o di casting, ma di politiche: giudicheremo - senza illusioni - il nuovo primo ministro in base ai suoi meriti, alle sue azioni, alla sua direzione nel predisporre un bilancio per la Francia e alla luce delle nostre linee rosse. Siamo a sua disposizione per ricordargliele, a nome dei milioni di francesi che attendono e sperano in un cambio di governo».
La nomina di Lecornu è arrivata in tempi record, a neanche 24 ore dalle dimissioni di Bayrou. Ma più che una dimostrazione di forza da parte dell’Eliseo, si è trattato di una necessità rispetto alla quale era difficile sottrarsi: come osservavano ieri anche alcuni ministri uscenti, la Francia è a rischio «disordini» e non può restare senza governo. Per non parlare del fatto che le casse statali sono ormai sull’orlo del default e bisognerà in tempi rapidi mettere mano ai conti. Una questione su cui aveva provato a intervenire anche Bayrou con scelte discutibili, come quella di sopprimere giornate festive come Pasquetta, e che ha portato al tracollo finale di ieri. Intanto il malcontento sociale monta e la manifestazione di oggi lanciata via social al grido di «blocchiamo tutto», ora cavalcata anche dai sindacati e dalle forze di destra e di sinistra, è solo un primo appuntamento - in cui si sono verificati scontri e circa 300 arresti in tutta la Francia - a cui faranno seguito diverse giornate di sciopero da qui a fine mese.
La sfida che dovrà affrontare Lecornu per dar vita a un nuovo governo che non sia di minoranza come il precedente è tutt’altro che facile. Nel suo primo messaggio da premier diffuso via social, ha detto: «Il presidente della Repubblica mi ha affidato il compito di costruire un governo con una direzione chiara: la difesa della nostra indipendenza e della nostra potenza, il servizio dei francesi e la stabilità politica e istituzionale per l’unità del Paese». Ma è proprio la stabilità che al momento sembra difficile da raggiungere. Escluso fin d’ora un sostegno dei lepenisti e della sinistra di Mélenchon, sarà fondamentale per il premier incaricato poter contare sul sostegno del Partito socialista. Il problema, a giudicare però dai primi elementi in campo, è che allo stato i socialisti non vedono motivi per comportarsi in modo diverso rispetto a come hanno fatto con Bayrou. Ieri, tra i nomi dei possibili nuovi premier, era circolato anche quello di Pierre Moscovici, socialista di lungo corso che oggi è alla guida della Corte dei conti. Macron ha deciso diversamente, optando per uno tra gli esponenti politici francesi a lui più fedele. E ora i socialisti hanno reagito non bene alla scelta, bollando la nomina di Lecornu, che prima di avvicinarsi a Macron ha militato a destra, come «uno schiaffo».
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