Morto colpito dal taser a Genova, il test sulle due pistole elettriche: nessuna anomalia


Genova. Oggi negli uffici della polizia giudiziaria alla presenza degli avvocati degli imputati e della parte offesa sono stati eseguiti i test sui due taser modello X2 con cui è stato colpito Elton Bani, l’operaio 41enne morto a Manesseno (Genova) il 17 agosto.
Per il test è arrivato il consulente della ditta produttrice dei taser in dotazione alle forze dell’ordine, la Axon, che ha utilizzato due cartucce inattive sulle pistole elettriche usate dai carabinieri.
Secondo quanto emerso sia gli elettrodi sia i grilletti funzionano regolarmente lasciando partire la scarica che si esaurisce automaticamente dopo 5 secondi. Al test, eseguito su delega della pm Paola Calleri che coordina l’inchiesta, hanno assistito gli avvocati Cristiano Mancuso, che assiste il fratello della vittima e Mario Iavicoli, che difende i due carabinieri indagati per omicidio colposo.
Ora tutti i risultati del test sono stati convertiti in formato digitale e verranno acquisiti.
Ci vorranno ancora alcune settimane invece perché venga depositata la consulenza medico-legale dopo l’autopsia sul corpo dell’operaio.
Da primi risultati era stato accertato che Bani non aveva problemi cardiaci, uno dei fattori di rischio per chi viene colpito dai dardi del taser, ma nel sangue sono state invece trovate tracce di cocaina, altro elemento che potrebbe aver cagionato la morte dell’uomo attinto dalle scariche elettriche.
I militari dell’Arma erano intervenuti domenica 17 agosto su richiesta del personale del 118 che era stato allertato dai vicini per un uomo agitato e fuori controllo. I quattro militari lo avevano trovato in strada, in macchina e senza documenti. Lo avevano calmato e convinto a salire in casa. Una volta dentro l’androne, l’operaio avrebbe iniziato a colpire con calci e pugni i carabinieri. Bani era stato attinto una volta di striscio all’addome e poi due volte alla schiena: questi ultimi due dardi avevano prodotto quattro scariche elettriche.
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