Natoli chiede scusa ai Borsellino, ma tace sulla ‘combine’ con Scarpinato…

Non aveva più “lucidità e senno” quando ha offeso Paolo Borsellino ed i suoi familiari e, dunque, ha deciso di chiedergli “pubblicamente scusa” in quanto “non meritavano certo quest’ulteriore supplizio”. Lo dice Gioacchino Natoli, ex componente del Pool di Palermo ed ora indagato per favoreggiamento a Cosa Nostra dalla procura di Caltanissetta, in una lettera aperta diffusa questa settimana all’indomani dell’ultima puntata della trasmissione di Rai3 “Lo stato delle cose” durante la quale il conduttore Massimo Giletti ha reso pubbliche alcune sue intercettazioni.
In particolare, parlando con la moglie e la figlia, Natoli si era lasciato andare ad osceni e volgari giudizi nei confronti della famiglia del magistrato trucidato dalla mafia. Per Natoli, Lucia e Manfredi, i figli di Borsellino, sarebbero “senza neuroni”, l’avvocato Fabio Trizzino, che oltre ad essere il marito di Lucia è anche il difensore della famiglia, sarebbe “una merda”, e la moglie, Agnese Piraino Leto, una “deficiente”. “Parole – sottolinea Natoli – pronunciate a distanza di qualche giorno da quando ho saputo di essere indagato per l’infamante ipotesi di favoreggiamento aggravato alla mafia: notizia letteralmente sconvolgente che mi ha prodotto tale e tanta disperazione e rabbia da farmi perdere, nell’immediatezza e nei tumultuosi mesi successivi, lucidità e senno”.
Avendo evidentemente capito alla soglia degli ottanta anni cosa significa trovarsi dall’altra parte della barricata, Natoli non nasconde di aver provato “disperazione”: “Tutto avrei pensato, dopo una vita trascorsa a combattere la mafia, fuorché di poter essere indagato per averla addirittura favorita”. “In questo alterato stato emotivo, sconvolto da disperazione e rabbia, mi sono scappate parole che, in un momento di lucidità, non avrei mai detto, semplicemente perché non le penso né le ho mai pensate”, aggiunge quindi l’ex magistrato. Dopo essersi di fatto dissociato dalle sue parole, Natoli ha concluso con un attestato di stima per la “signora Agnese, che con garbo, decoro e sobrietà ha sempre custodito la memoria del marito, tramandandone i valori”.
Agli insulti beceri di Natoli ha subito reagito con fermezza Manfredi Borsellino, attuale dirigente della polizia di stato: “Proviamo vergogna e imbarazzo per persone che stentiamo e fatichiamo a considerare colleghi di nostro padre. I nostri grandissimi genitori ci avevano preparato anche a questo fuoco amico, ma le offese assolutamente gratuite rivolte a nostra madre ci lasciano davvero senza parole. Quello a cui non eravamo preparati erano gli insulti a nostra madre”. Silenzio, invece, da parte dell’Associazione nazionale magistrati, sempre solerti nel ricordare il sacrificio di Borsellino, e del Consiglio superiore della magistratura che al magistrato ha dedicato anche una monografia.
Tornando alla lettera di scuse, Natoli ha comunque omesso di fornire chiarimenti sulle interlocuzioni avute con Roberto Scarpinato, ex pg di Palermo ed ora senatore del Movimento cinque stelle. Quest’ultimo, sempre pronto a denunciare chiunque osi criticarlo, il 28 ottobre di due anni fa parlando proprio con Natoli, indagato come detto dai pm nisseni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra perché avrebbe insabbiato il dossier “Mafia e appalti” assieme all’allora procuratore aggiunto di Palermo Giuseppe Pignatone e al generale della Finanza Stefano Screpanti, su istigazione dell’allora capo dell’ufficio inquirente del capoluogo, nel frattempo deceduto, Pietro Giammanco, gli avrebbe dettato la linea in vista della sua audizione in Antimafia. “Ti farò questa domanda”, dice Scarpinato a Natoli. E poi: “E tu tira fuori questa storia, perché ti farò questa domanda”. La domanda sarebbe stata questa: “Lei sa che rapporti c’erano tra Lima (Felice Lima, ndr) e Borsellino?”.
Come se non bastasse, Scarpinato spiegava a Natoli: “Sai che intenzioni ho? Di seppellire la Colosimo (Chiara, presidente della Commissione antimafia, ndr) sotto una montagna di documenti”. Natoli rispondeva: “Perdonami fratello mio, se dai troppe cose, le dai l’opportunità di dire: ‘Ho bisogno di tempo per leggerle’”. “Fatti vedere preparato…”, replicava Scarpinato. Nelle intercettazioni si farebbe riferimento ad un documento che sarebbe in possesso dell’attuale procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia: “E allora fatti vedere in modo che siamo preparati, prima che ce la buttino addosso… Fammi avere questa cosa”, diceva Scarpinato. “Questa cosa” potrebbero essere le istanze di Natoli conservate negli archivi della Procura di Palermo. A difesa dell’indifendibile Scarpinato, per la cronaca, è sceso subito in pista il Fatto Quotidiano parlando (sic) di “macchina del fango” nei suoi confronti.
Qual è la tua reazione?






