Nuovi contributi agli enti locali nel 2026 per interventi di messa in sicurezza
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Con l’avvicinarsi del nuovo anno, il Ministero dell’Interno ha ufficializzato le modalità attraverso cui gli enti locali potranno richiedere, per il 2026, un contributo statale destinato alla progettazione di interventi volti a migliorare la sicurezza del territorio e delle infrastrutture pubbliche.
Il decreto del 17 novembre 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, delinea un percorso preciso per accedere ai fondi, ponendo particolare attenzione alla trasparenza delle procedure, alla corretta classificazione dei progetti e alla tracciabilità delle attività.
L’obiettivo della misura è consentire a comuni, province, città metropolitane e unioni di enti locali di ottenere risorse per predisporre studi e progetti necessari alla futura realizzazione di lavori di prevenzione e messa in sicurezza. Tra le aree considerate prioritarie rientrano la mitigazione del rischio idrogeologico, la manutenzione straordinaria di strade e infrastrutture viarie, la tutela degli edifici pubblici e l’efficientamento energetico, con un’attenzione particolare agli istituti scolastici.
Chi può ottenere il finanziamento
La platea dei possibili beneficiari è ampia e comprende la maggior parte delle istituzioni territoriali. Tuttavia, il decreto introduce alcune limitazioni volte a evitare sovrapposizioni con i contributi già assegnati negli anni precedenti. Gli enti che hanno beneficiato del medesimo sostegno nel 2024 e nel 2025 non potranno presentare una nuova domanda qualora non abbiano dimostrato, attraverso i sistemi di monitoraggio ministeriali, di aver concluso l’attività progettuale finanziata in precedenza.
Per verificare l’effettivo completamento delle progettazioni, l’amministrazione farà riferimento a due elementi fondamentali: la stipula del contratto nei tempi previsti dai precedenti decreti e l’approvazione formale del progetto allo stadio per il quale era stato finanziato. Quest’ultima data deve risultare sulla piattaforma BDAP-MOP, la banca dati che monitora l’avanzamento delle opere pubbliche. La rinuncia ai contributi ottenuti negli anni 2024 e 2025 costituisce un’ulteriore causa di esclusione.
Inoltre, la richiesta deve riguardare necessariamente una progettazione nuova, non già appaltata. Fanno eccezione solo le gare avviate nel periodo compreso tra il 15 gennaio 2026 e la pubblicazione del futuro decreto che stabilirà la graduatoria delle domande, come previsto dalla legge di bilancio 2020.
Le regole su CUP e CIG
Uno dei passaggi più tecnici del provvedimento riguarda la corretta classificazione del Codice Unico di Progetto (CUP), indispensabile per identificare l’intervento in tutte le fasi del suo ciclo di vita. A partire dal 2026 sarà possibile generare il CUP tramite due template dedicati sulla piattaforma “Sistema CUP” del Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica: uno per i lavori pubblici e uno per i servizi.
Il decreto specifica in modo dettagliato come devono essere classificati i progetti in base alla loro natura, tipologia e settore di intervento. Per esempio, le attività di sola progettazione dovranno ricadere nelle tipologie relative agli studi preliminari, alla messa in sicurezza, al dissesto idrogeologico o all’efficientamento energetico, mentre i CUP associati a opere che comprendono anche lavori avranno una classificazione diversa, coerente con le categorie infrastrutturali previste dal sistema nazionale.
Sono indicati anche i settori di appartenenza in funzione dell’obiettivo dell’intervento: difesa del suolo per i progetti contro il dissesto idrogeologico, infrastrutture di trasporto per la sicurezza di strade e ponti, e opere sociali per la tutela di scuole, edifici pubblici e strutture sanitarie. Eventuali errori nella classificazione del CUP impediranno la validazione della domanda.
Per quanto riguarda il Codice Identificativo di Gara (CIG), il decreto impone l’obbligo di utilizzare il CIG ordinario e vieta espressamente il ricorso allo smart-CIG, ritenuto non adeguato alle necessità di trasparenza e tracciabilità richieste per l’erogazione dei contributi statali.
Presentazione dell’istanza e scadenze
Le domande potranno essere presentate esclusivamente in modalità telematica attraverso la piattaforma “Gestione Linee di Finanziamento” (GLF), integrata nel sistema MOP del Ministero dell’Economia e delle Finanze. La compilazione dovrà avvenire utilizzando il modello predisposto dal Ministero dell’Interno; non saranno ritenute valide domande trasmesse con modalità differenti.
L’invio sarà possibile a partire dal 24 novembre 2025 e dovrà avvenire entro le 23:59 del 15 gennaio 2026, termine perentorio oltre il quale la richiesta non sarà presa in considerazione. Il sistema impedirà l’accesso agli enti che, al momento della domanda, non abbiano ancora trasmesso alla banca dati BDAP il rendiconto dell’anno 2024.
Le amministrazioni che dovessero accorgersi di aver commesso un errore nella compilazione potranno inviare una nuova certificazione, sempre entro la scadenza prevista, annullando quella precedente. È inoltre vietato allegare documentazione aggiuntiva che modifichi o crei incertezza rispetto ai dati indicati nel modello telematico.
Un servizio di assistenza dedicato sulla piattaforma GLF-MOP sarà disponibile fino alle ore 18 del 15 gennaio 2026, per supportare gli enti locali nel completamento della procedura.
Ripartizione delle risorse
Il decreto chiarisce infine che l’assegnazione dei fondi avverrà nel limite delle risorse disponibili a bilancio, che potranno essere eventualmente aggiornate da successivi interventi legislativi. La graduatoria sarà stilata secondo le regole indicate dalla legge di bilancio 2020 e terrà conto della corretta classificazione dei CUP e della conformità delle domande.
Con queste disposizioni, il Ministero punta a rafforzare la qualità della progettazione delle opere pubbliche e a garantire un uso più efficiente e trasparente delle risorse destinate alla sicurezza del territorio e delle infrastrutture. Una scelta che mira a sostenere gli enti locali nella pianificazione degli interventi, ponendo le basi per cantieri più rapidi, efficaci e coerenti con le reali esigenze delle comunità.
Il decreto con i nuovi contributi agli enti locali nel 2026 per interventi di messa in sicurezza
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