Pd cerca leader, regolamento di conti dopo le Regionali: sarà Schlein o (dulcis in fundo) Salis?

Settembre 22, 2025 - 18:30
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Pd cerca leader, regolamento di conti dopo le Regionali: sarà Schlein o (dulcis in fundo) Salis?

Nel PD, il Partito democratico, anche se non lo si dice apertamente, si va alla ricerca disperata di un leader.

Elly Schlein non piace più: non solo ai riformisti che respingono la sua rivoluzione a sinistra, ma anche a una parte degli ultras, i quali si interrogano su un particolare di non poco conto. “Da quando lei è la segretaria, quali passi avanti ha fatto il partito?”

Zero, virgola zero, se è vero, come è vero, che Giorgia Meloni non ha perso nemmeno uno 0,1 nelle preferenze. Che cosa non va dunque nell’attuale Pd? È chiaro agli occhi di tutti: ci sono tante correnti, anzi troppe e si rimane sempre al palo.

Sono gli stessi dem a dire che il “maggior alleato della premier siamo noi”. Quindi? È evidente che si deve cambiare, che le elezioni regionali, ormai alle porte, potrebbero essere lo spunto per uno sgrullone. Ma se il voto dovesse essere favorevole alla minoranza? Allora in via del Nazareno si dovrebbe ricominciare da capo. 

PD quando il congresso?

Pd cerca leader, regolamento di conti dopo le Regionali: sarà Schlein o (dulcis in fundo) Salis, nella foto conte e schlein
Pd cerca leader, regolamento di conti dopo le Regionali: sarà Schlein o (dulcis in fundo) Salis?
-Blitzquotidiano.it (foto ANSA)

Per ora il punto di partenza è quello di arrivare ad un congresso che permetta al popolo del Pd di contarsi. Chi è più forte e chi non lo è? Quando Elly Schlein venne sorprendentemente eletta soffiando il posto al suo capo Stefano Bonaccini, si parlò finalmente di un cambiamento di passo che avrebbe riportato in poco tempo il Pd a rappresentare la maggioranza del Paese.

La realtà è stata diversa ed ha fatto rialzare la testa a quanti guardavano “con orrore” a quel che stava succedendo al vertice. Soprattutto i vecchi democristiani erano perplessi. “Che cosa succede? Noi ci troviamo ad essere parte integrante di un partito che abbiamo combattuto per anni?” Però erano diventati minoranza di fronte all’aria nuova che soffiava a favore della Schlein.

Ne è passata di acqua sotto i ponti: sembra un secolo fa. Invece sono trascorsi pochi anni e la musica è cambiata. Elly deve sudare le proverbiali sette camicie per tenere a bada chi non la pensa come lei.

Si aggrappa al campo largo e lo difende a spada tratta, perché “soltanto così potremo mandare a casa la destra che sta portando il Paese alla rovina”. È convinta da questa idea, ma si accorge a metà percorso che il primo a sbarrarle la strada è l’uomo che dovrebbe essere il primo alleato di questa congrega.

L’ombra di Conte

Si parla, è ovvio, di Giuseppe Conte che non ci sta ad essere un cespuglio della coalizione dopo la poltrona occupata due volte a Palazzo Chigi con due governi diversi. Il capo della sinistra deve essere lui perchè ha un curriculum nettamente superiore a quello della Schlein. Cominciano i guai che tuttora assillano il Pd: i riformisti hanno rialzato la testa e vanno alla disperata ricerca di un nuovo leader: un maschietto o, meglio, una femminuccia in grado di essere riformista, ma non troppo. I nomi cominciano a circolare, ufficialmente nessuno ne parla apertamente, ma sottobanco, la manovra esiste, eccome se esiste.

Chi potrebbe essere il nuovo primo inquilino di via del Nazareno se alle prossime elezioni si dovesse verificare un catastrofico flop? Di maschietti non ce ne sono tanti. Si parla di Enrico Letta, ma ha poche speranze di ritornare in auge. Un altro candidato che potrebbe avere buone chances è Vincenzo Guerini, l’ex ministro della difesa che ebbe il suo momento migliore quando Matteo Renzi imperava a Palazzo Chigi. È si un riformatore però non ha gli stessi istinti rivoluzionari della Schlein.

Oppure anche di Dario Franceschini, una vecchia gloria della Dc, troppo superato dai tempi. O c’è, infine, chi rispolvera il nome di Paolo Gentiloni che in Italia e in Europa ha ricoperto ruoli di grande prestigio.

Chi primeggia. comunque, è una donna, Silvia Salis, ora sindaco di Genova, astro nascente del nuovo corso.

Tutto questo avviene in un Pd “che vorrebbe ma non può”, perché dilaniato dalle correnti come si è visto quando si è trattato di scegliere i candidati alla presidenza delle regioni.

Vincenzo De Luca continua a sbraitare ed a sostenere che deve essere il popolo a scegliere, non i cacicchi di Roma.  La Schlein vola in Calabria per dare una mano a Pasquale Tridico (5Stelle convinto), ma lui non si fa trovare perché è volato a Bruxelles. È un onorevole del parlamento europeo e non vorrebbe perdere capri e cavoli.

Eccolo lo scenario italiano, mentre nel mondo infuriano due guerre in Ucraina e nel Medio Oriente. Inghilterra, Canada, Australia e Portogallo riconoscono la Palestina come stato sovrano e indipendente; Italia e Germania sono più caute, ma da noi l’atteggiamento “poco chiaro” di Giorgia manda su tutte le furie l’opposizione che si attacca a un qualsiasi cavillo pur di denigrarla.

Anche se appare per 80 secondi in tv ospite del tg1. Riciccia il ritornello di Telemeloni, mentre la maggioranza parla di un evidente ritorno di Telekabul, il cui proprietario è Urbano Cairo che migliaia di tifosi del Torino (è lui il padrone della squadra) vorrebbero cacciare a furor di popolo.

Meno male che lo sport continua a dare grandi soddisfazioni ad un Paese che mette l’odio in prima pagina. Le nostre tenniste vincono per la seconda volta consecutiva il campionato del mondo non volendo essere da meno di Jannik Sinner. Abbracci, baci, sorrisi, mentre in altre pagine si legge che Francesco Totti e Luciano Spalletti hanno fatto pace. Possiamo scrivere: chi se ne frega! Senza voler offendere nessuno.

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