Prato, botte contro i lavoratori del distretto tessile in sciopero: calci e pugni anche dai proprietari dell’azienda

Pugni, schiaffi, calci. È la ricetta di una coppia di imprenditori del distretto dell’abbigliamento di Prato per reprime le proteste dei lavoratori impiegati, o per meglio dire sfruttati, nella loro azienda.
I fatti sono accaduti martedì, denunciati dal sindacato Sudd Cobas, che da tempo ormai segue le vertenze del distretto di Prato, dove lo sfruttamento dei lavoratori è una piaga endemica. In un video, pubblicato sui social, si vedono una donna e un uomo inseguire, insultare e poi picchiare alcuni lavoratori davanti l’ingresso della loro azienda. Uno di questi è stato portato in ospedale con diverse contusioni. Anche la titolare avrebbe accusato un malore, venendo soccorsa e portata in ospedale.
Secondo il sindacato in particolare la donna sarebbe la titolare dell’azienda Alba, al confine tra Prato e Montemurlo, che si occupa di cucire e stirare capi di abbigliamento per conto di diversi marchi di moda.
Nella denuncia del Sudd Cobas, il sindacato spiega che dopo di lei sono poi arrivate altre persone per darle “manforte”, picchiare i lavoratori e buttare giù il gazebo montato davanti l’ingresso dell’azienda. L’aggressione è avvenuta nelle prime ore del mattino di martedì, mentre all’esterno dei capannoni dello stabilimento era in corso la protesta di 18 operai per lo più di origine pakistana, afgana e bengalese.
Questo il racconto del sindacato Sudd Cobas su Facebook, dove è stato pubblicato un video relativo alle aggressioni. “La titolare della fabbrica che distrugge i gazebi del presidio sindacale e prende a pugni e calci gli operai. Poi una macchina con dentro persone arrivate per picchiare gli operai dell’Alba Srl in sciopero a difesa dei loro posti di lavoro e dei loro diritti. Un lavoratore è rimasto a terra dopo essere stato colpito più volte. L’hanno dovuto portare via in ambulanza. Gli operai presi a cazzotti non lavorano per una confezione cinese, ma cuciono e stirano capi di abbigliamento di importanti brand della moda, quelli che in negozio arrivano a costare quanto un loro stipendio. Diritti negati, società che chiudono e riaprono sotto altri nomi e violenza contro chi protesta: succede questo nella giungla di appalti e subappalti della moda Made In Italy. I brand committenti non pensino di essere estranei. Quello che è accaduto all’Alba Srl li riguarda direttamente. Prato non può più essere la citta dei diritti negati e della violenza contro chi sciopera”.
Su quanto accaduto allo stabilimento Alba la Procura di Prato, che da tempo è particolarmente attiva con numerosi fascicoli di indagine sulla questione dello sfruttamento dei lavoratori e delle proteste represse con la violenza, ha aperto un’inchiesta.
Uno dei casi più eclatanti risale al 10 settembre del 2024, quando due lavoratori, un sindacalista e uno studente che partecipavano a un presidio per sostenere lo sciopero in alcune aziende a conduzione cinese del distretto tessile locale, vennero pestati con delle spranghe.
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