Progressioni di carriera negli enti locali: chiarimenti sulle scadenze

Ottobre 17, 2025 - 18:00
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Progressioni di carriera negli enti locali: chiarimenti sulle scadenze

lentepubblica.it

Un recente orientamento interpretativo dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) ha fornito un chiarimento significativo riguardo alle progressioni di carriera negli enti locali.


Si tratta di un tema centrale per molti dipendenti del comparto Funzioni Locali, che l’Agenzia affronta tramite il parere numero 35345/2025.

La questione ruota attorno al termine del 31 dicembre 2025, fissato dal contratto collettivo nazionale del 16 novembre 2022, entro il quale le amministrazioni possono realizzare le progressioni di carriera di natura valutativa, anche in deroga ai titoli di studio previsti.

L’interpretazione resa dall’Agenzia specifica che, per rispettare la scadenza prevista dal contratto, non è necessario che l’intera procedura di avanzamento si concluda entro la fine del 2025. È sufficiente, infatti, che l’ente abbia avviato formalmente la procedura, pubblicando l’avviso relativo entro il termine indicato. In altre parole, ciò che conta non è la conclusione del percorso, ma la sua attivazione entro la data stabilita.

Si tratta di una precisazione tutt’altro che marginale, poiché risponde a un dubbio operativo che molti enti locali avevano espresso negli ultimi mesi. Le progressioni tra le Aree rappresentano infatti uno strumento fondamentale per valorizzare le professionalità interne, ma al tempo stesso richiedono tempi tecnici lunghi e procedure complesse, spesso condizionate da limiti di bilancio e da criteri di valutazione non sempre uniformi.

Che cosa sono le progressioni tra le Aree

Nel sistema del pubblico impiego locale, le progressioni di carriera si dividono in due grandi categorie: quelle orizzontali, che comportano un passaggio a una posizione economica superiore all’interno della stessa area professionale, e quelle verticali, che invece consentono il passaggio da un’area all’altra (ad esempio da “Istruttore” a “Funzionario”).

Il contratto collettivo del 2022 ha introdotto una novità di rilievo in materia: fino al 31 dicembre 2025, le amministrazioni possono procedere alle progressioni verticali anche in deroga al requisito del titolo di studio, purché la selezione sia fondata su criteri di valutazione legati alla competenza, all’esperienza e alla performance. Questa disposizione è stata pensata per favorire la crescita professionale del personale interno, riconoscendo il valore dell’esperienza maturata negli anni, anche in assenza di titoli accademici specifici.

L’interpretazione dell’Aran e i suoi effetti pratici

Il chiarimento dell’Aran stabilisce dunque che, entro la fine del 2025, gli enti locali devono avviare le procedure, e non necessariamente completarle. Questo significa che, una volta pubblicato l’avviso entro la scadenza, sarà possibile concludere l’iter anche nel 2026, senza incorrere in violazioni contrattuali.

La distinzione può sembrare puramente formale, ma ha effetti molto concreti. Molte amministrazioni, infatti, si trovavano nell’incertezza su come pianificare i tempi dei bandi, temendo che il mancato completamento delle selezioni entro dicembre 2025 potesse vanificare gli sforzi organizzativi. Con questa interpretazione, si concede un margine di flessibilità utile a garantire la piena attuazione del principio di valorizzazione del personale previsto dal contratto.

Un sistema in evoluzione

Le progressioni verticali costituiscono da anni uno degli strumenti più dibattuti all’interno della pubblica amministrazione. L’obiettivo è duplice: da un lato, motivare il personale premiando il merito e la professionalità; dall’altro, ottimizzare le risorse interne, riducendo il ricorso a nuove assunzioni quando all’interno dell’ente esistono già competenze adeguate. Tuttavia, la loro applicazione è spesso ostacolata da vincoli finanziari, limiti di spesa del personale e interpretazioni discordanti delle norme contrattuali.

Il CCNL del 2022 ha cercato di semplificare il sistema, introducendo un modello più dinamico e meritocratico. La possibilità di procedere “in deroga al titolo di studio” fino al 2025 rappresenta un’occasione straordinaria per riconoscere il valore di chi, pur privo di determinati requisiti formali, ha accumulato negli anni competenze tecniche e gestionali di alto livello.

Le sfide per gli enti locali

Nonostante il chiarimento dell’Aran, restano aperte comunque ancora alcune sfide. Gli enti dovranno predisporre criteri di valutazione chiari e trasparenti, capaci di misurare in modo oggettivo le competenze del personale. Inoltre, servirà una pianificazione accurata delle risorse economiche, poiché ogni progressione incide sui costi complessivi del personale e deve rispettare i limiti di spesa fissati dalle normative vigenti.

Un altro punto critico riguarda la gestione delle aspettative: la finestra temporale concessa dal contratto, infatti, si chiuderà alla fine del 2025, e non è ancora chiaro se in futuro saranno previste ulteriori deroghe o proroghe. Ciò potrebbe generare tensioni all’interno degli enti, dove molti dipendenti sperano di poter accedere a una progressione prima della scadenza.

Progressioni di carriera negli enti locali: i chiarimenti dell’Aran sulle scadenze

Qui il testo completo del parere.

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