Salis (la Silvia) tra due anni alle primarie del Pd? Renzi ammette: la vedrebbe bene a Palazzo Chigi

Alla fine Renzi lo ha “confessato”, senza neppure tante pressioni, il king maker di tutta la storia di Silvia Salis, oggi sindaca di Genova con insistenti proiezioni, sempre smentite, ma sempre più reali, di un ruolo nazionale, perfino al posto di candidata leader per il centro sinistra.
Matteo Renzi, come al solito toscanamente fluviale nella puntata di “Otto e mezzo” su “La 7”, ospite di Lilly Gruber, dopo avere spiegato bene che conosce la Salis da molti anni e ne sa valutare bene le capacità e che questa improvvisa leader spuntata dal cilindro pochi mesi fa, vincendo le elezioni comunali a Genova, deve oggi fare il sindaco, non si è trattenuto.
E ipotizzando una soluzione per le candidature alle elezioni politiche del 2027, dettata da una nuova legge elettorale che la Meloni vuole fare, ha detto chiaro che nella corsa del centro sinistra alle Primarie, passaggio obbligato in quel caso per designare il concorrente alla carica di Primo Ministro nel dopo Meloni, ci potrebbe essere Sivia Salis e chi altro deciderà di correre.
Quando? Tra due anni ovviamente alla scadenza della legislatura. Come se due anni fossero già la conclusione del mandato di Salis a Tursi, che invece scade tre anni dopo nel 2030, essendo cominciato il suo mandato nel 2025, mese di giugno.
Renzi guarda al 2027

Il leader di Italia Viva, formazione che i sondaggi continuano a inchiodare intorno al 2,5 per cento, ma che si muove come se fosse il grande burattinaio della politica, ha spiegato bene tutto il quadro che si prepara in futuro e in fondo al quale egli auspica la caduta di Giorgia Meloni davanti a una maggioranza extralarge, come quella costruita a Genova e che ha appunto portato alla vittoria la ex vice presidente del Coni e campionessa di atletica, figlia di un custode di impianti sportivi.
L’altra ipotesi è quella che non arrivi la riforma elettorale e che, quindi, la corsa da candidata premier tocchi alla leader del partito più forte della coalizione, che al momento è Elly Schlein.
Quanto grande sia la spinta a cambiare la legge saranno i prossimi mesi a dirlo, in un quadro che è innegabilmente stravolto dalle grandi vicende internazionali.
Quello che colpisce è, comunque, la legittimazione che Renzi ha dato alle possibilità della Salis, per alto oramai mediatizzata in modo sempre più prorompente verso quella posizione di rilievo nazionale.
Un passaggio chiave sarà tra pochi giorni la partecipazione alla Leopolda, organizzata da Renzi per il 4 e il 5 di ottobre. con la presenza di molti leader ed anche di quelli dell’opposizione, compresi il ministro della Difesa Guido Crosetto e Antonio Tajani. Ci sarà, ovviamente, anche Salis che l’onda renziana ha sempre spinto, ma non aprirà i lavori come era stato detto in un primo tempo.
Ma “parteciperà” con un intervento che non si sa ancora a cosa sarà dedicato. E questo particolare non è indifferente per capire se quell’ipotesi “sparata” con nonchalance da Renzi in trasmissione sia solo una battuta o qualcosa di più..
Va, comunque, ricordato che anche il predecessore di Salis a Genova, il sindaco Marco Bucci, aveva partecipato a una Leopolda, invitato da Renzi, i cui uomini genovesi allora erano nella giunta di centro destra che governava la città, proprio in virtù dell’apprezzamento che l’ex presidente del Consiglio di Firenze manifestava per l’allora primo cittadino di Genova, ispirato dalla sua luogotenente in Ligura e non solo, la parlamentare di La Spezia, Raffaella Paita, presidente di Commissione al Senato.
Salis sindaco a termine
Cosa significhi un mandato di soli due anni come sindaca a Genova non è neppure contemplato in una città che sta uscendo da una estate ruggente di eventi che si stanno consumando e durante i quali la figura di Salis si è stagliata abbastanza nettamente.
La sindaca ha capeggiato il corteo dei 50 mila, che ha portato nel porto le centinaia di tonnellate di cibo, medicinali e altri approvvigionamenti da imbarcare sulla Flottilla diretta a Gaza.
Ha affrontato temi delicati e urgenti per la città, come il futuro di Cornigliano e della siderurgia, dopo che il ministro Urso aveva ipotizzato la installazione del quarto forno elettrico del piano nazionale proprio nello stabilimento genovese.
E in questo caso è stata la prima a raccomandare cautela e prudenza, sottolineando come l’ipotesi della gara tra grandi “acciaieri mondiali” per accaparrarsi gli stabilimenti italiani a partire da Taranto poteva essere quella di un flop per mancanza di concorrenti.
Ipotesi che si sta verificando, mettendo in crisi il futuro industriale non solo di Genova ma del Paese intero.
I primi passi di questa inaspettata sindaca, che ha vinto trionfalmente le elezioni, non sono stati quindi agevoli e implicano anche le opposizioni secche della sua giunta alle grandi opere che le giunte precedenti avevano messo in cantiere, a partire dall’oramai famoso Skymetro nella Valbisagno e dalla Funivia che doveva collegare il Porto Antico con i forti sulle alture di Genova.
Ora è in discussione anche il tunnel sub portuale, che dovrebbe essere costruito sotto il fondo del mare e collegare la città in modo rivoluzionario e in parte già finanziato con i risarcimenti che Autostrade deve a Genova per il crollo del Ponte Morandi, un miliardo secco, che sta li, mentre le ruspe non hanno ancora cominciato a scavare un’opera arditissima.
L’opposizione in Comune, dalla quale si è un po’ staccato il presidente della Regione Marco Bucci, che mostra verso la Salis una lealtà e una collaborazione anche inattesi, urla già alla politica del no.
Bisogna vedere se continuerà a urlare per altri due anni solo. Oppure se dovrà cambiare tattica perché Salis concluderà il suo mandato tra quattro anni e sei mesi.
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