Separazione delle carriere, si riaccende lo scontro

Settembre 18, 2025 - 20:00
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Separazione delle carriere, si riaccende lo scontro

Sarà approvata entro domani nell’Aula della Camera dei deputati la riforma costituzionale della separazione delle carriere. Ieri la norma è stata al centro della discussione generale di Montecitorio per la seconda volta. Ricordiamo infatti che siamo all’inizio della seconda fase di deliberazione, quindi alla terza lettura, e che il via libera definitivo al Senato, come spiegato ieri dal vice ministro della giustizia Francesco Paolo Sisto, potrebbe arrivare già ad ottobre, “prima dell’inizio della sessione di bilancio”.

Ma intanto la polemica non si placa tra maggioranza e opposizione, anzi si fa sempre più aspra. Si sono infatti iscritti a parlare trentadue deputati, quindici tra Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e i restanti tra le fila delle minoranze. Presente alla Camera anche il Ministro Carlo Nordio che invece aveva quasi sempre disertato l’emiciclo di palazzo Madama. Adesso la partita entra nel vivo, non bisogna lasciare spazio agli avversari. A maggior ragione che proprio durante il fine settimana l’Anm ha ufficializzato la nascita di un comitato “A difesa della Costituzione e per il No al referendum e promette battaglia. E allora la maggioranza serra le fila e avanza impetuosa verso il voto plebiscitario che dovrebbe tenersi ad aprile. “Per troppo tempo il nostro ordinamento ha tollerato una sovrapposizione che ha prodotto purtroppo spesso storture, ha alimentato il potere delle magistrature e ha allontanato i cittadini dalla fiducia nella giustizia – ha detto il relatore del provvedimento, il forzista Nazario Pagano –. Separare le carriere significa invece garantire equilibrio, trasparenza, parità effettiva tra le parti. Significa restituire ai magistrati stessi una condizione di serenità e di libertà perché nessuno possa più confondere ruoli e funzioni o ipotizzare condizionamenti reciproci”, ha concluso il parlamentare.

“Non ci fermeremo, non arretreremo, non ci spaventano i pochi giudici che vogliono mantenere lo status quo” ha rincarato la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany. Concetto ribadito in parte anche da Sisto: “Tanti magistrati ci chiedono di andare avanti, ovviamente nella riservatezza e nel silenzio. Io sono convinto che questa è una buona riforma per una giustizia sicuramente migliore”. Di diverso avviso i dem. Secondo il capogruppo in commissione giustizia, Federico Gianassi, “tra la Costituzione scritta da Calamandrei e la proposta di Nordio e Delmastro Delle Vedove non abbiamo dubbi: difendiamo la Costituzione italiana”. Pure per il capogruppo M5S in commissione Affari Costituzionali Alfonso Colucciquesto Ddl del governo Meloni non affronta nemmeno uno dei problemi del comparto, anzi ne creerà di nuovi. Servire solo al centrodestra per consumare la sua vendetta contro il potere giudiziario, rendendolo più debole”.

Secondo Roberto Giachetti di Italia viva “sul principio e sul tema della responsabilità e della separazione delle carriere è difficile, probabilmente, che in quest’Aula si possa trovare qualcuno che è più convinto di me” però “il percorso formale attraverso il quale si interviene con una riforma costituzionale non è un fatto secondario o relativo”. Di qui la critica alla blindatura del testo fin dall’inizio ma anche al prezzo da pagare per portare avanti la separazione delle carriere: “in nome di questa riforma sono state messe da parte altre riforme, come quella sulla custodia cautelare. Siete al governo da tre anni, perché ancora non avete fatto nulla?” ha concluso il parlamentare.

Questi sono discorsi molto probabilmente già sentiti nei precedenti dibattiti ma ormai la partita dialettica è questa: non tanto tecnica giuridica sulla riforma quanto “pro o contro la destra autoritaria al Governo”, “pro o contro una magistratura” malata di correntismo. L’autunno si fa sempre più caldo.

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