The Voice of Hind Rajab, il divieto di riprendere la morte vera


The Voice of Hind Rajab è il film che ha sconvolto la Mostra del Cinema di Venezia. Una proiezione da record che ha registrato 24 minuti di applausi. Mai così tanti, da quando si cronometrano le standing ovation.
Insieme alla regista Kaouther Ben Hania era presente in sala anche Joaquin Phoenix, uno dei tanti potenti di Hollywood che hanno rivestito il ruolo di produttori esecutivi del film per potergli dare maggiore forza distributiva e mediatica. Sui titoli di coda appaiono i nomi di Brad Pitt, Alfonso Cuaron e Jonathan Glazer, il regista de La zona di interesse.
Con quest’ultimo film The Voice of Hind Rajab condivide la stessa filosofia del “fuori scena”. La morte, gli spari, la violenza non si vedono, ma si ascoltano. Sta allo spettatore completare con la propria sensibilità le immagini non inserite nel film. Un’opera di fondamentale importanza, non solo per gli strazianti fatti realmente accaduti, ma anche per la sapienza cinematografica con cui li narra.
La trama
Siamo a Gaza nel 2024, il centro di soccorso della Mezzaluna Rossa riceve una chiamata: una bambina palestinese di 6 anni è intrappolata in un’auto sotto l’attacco dell’esercito israeliano. Intorno a lei ci sono i cadaveri dei due zii e dei quattro cugini. Il film mostra i vani tentativi di salvataggio dalla prospettiva del centro di soccorso.
Le registrazioni usate sono le reali chiamate della bambina. Questa scelta, straziante, crea un legame potentissimo tra la realtà e la riproduzione della stessa. Il film evita la trappola della retorica, mostrando i fatti così come sono avvenuti. La visione è intensa e straziante (in sala si sono sentiti singhiozzi a rompere un angosciato silenzio). Talmente potente che la regista deve ricordare a intervalli regolari che questa non è una sceneggiatura, ma è tutto accaduto. Una mano mette un cellulare di fronte alla cinepresa, per mostrare i reali filmati degli operatori, mentre gli attori fuori fuoco replicano la scena. Si duetta con la voce di Hind, recitando insieme al ricordo della bambina che non c’è più impresso nelle onde sonore.
Ben Hania riflette così su un confine sacro per il cinema: il divieto di riprendere la morte vera. La fine di una vita è definitiva, invece il cinema può tornare indietro. The Voice of Hind Rajab fa ascoltare le suppliche della bambina che ci sembra rivivere e morire ancora sullo schermo. Il suo sorriso prende però l’ultima inquadratura. Perché la voce di Hind non si spenga e sia la scintilla per agire oggi a favore delle vite non ancora spezzate. Un capolavoro.
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