A servizio del mio paese e della mia comunità: così cercherò di seguire l’esempio di Carlo


San Carlo Acutis e san Pier Giorgio Frassati sono presenze, più che figure, care anche all’oratorio San Luigi e alla parrocchia San Vittore di Locate Triulzi, nella Zona pastorale VI. Per questa ragione, alla loro canonizzazione, domenica, in piazza San Pietro, non poteva mancare una delegazione di quella comunità. Come accompagnatore dei suoi ragazzi, il diciannovenne Samuele Scrascia racconta non solo le emozioni, ma anche le ricadute di questo evento.
Samuele, sei stato uno dei giovani pellegrini ambrosiani arrivati a Roma il 7 settembre. Eri con il gruppo che ha viaggiato in treno tra sabato e domenica?
Esattamente: il nostro gruppo è partito da Locate Triulzi la sera di sabato 6 per arrivare in San Pietro la mattina del 7. Siamo partiti in tredici, dei gruppi preadolescenti e adolescenti messi insieme.
Le storie dei due nuovi santi erano già conosciute nella vostra parrocchia? Se sì, chi ve ne ha parlato?
Nella nostra parrocchia, le storie di Frassati e Acutis, soprattutto del secondo, erano già conosciute grazie al nostro parroco don Luigi Togni, che più volte, durante le celebrazioni in chiesa, ce ne ha parlato. Tra l’altro abbiamo avuto la fortuna di partecipare alla staffetta di preghiera organizzata dalla Fom, con il passaggio temporaneo della reliquia di Carlo, mentre a Pier Giorgio sarà dedicata la nostra Casa della Carità con l’Emporio solidale, un’idea fortemente voluta dal parroco.
Qual è stata la tua impressione nel partecipare alla canonizzazione?
Essere lì in piazza San Pietro, circondati da centinaia di giovani da tutto il mondo, e ascoltare la storia di Carlo Acutis, nonostante la conoscessi già, mi ha fatto veramente realizzare come un ragazzo, un adolescente come tanti, con il suo operato è riuscito a raggiungere tutto il mondo. Questo mi ha fatto capire che non c’è bisogno di atti straordinari per avvicinarsi al Signore e farlo conoscere al mondo. In generale la sua, per me, è stata la testimonianza di una Chiesa e di una fede giovane e per i giovani, che si adatta al periodo in cui viviamo.
Nell’omelia della Messa della canonizzazione, papa Leone ha detto che Gesù ci chiama «a buttarci senza esitazioni nell’avventura che Lui ci propone, con l’intelligenza e la forza che vengono dal suo Spirito e che possiamo accogliere nella misura in cui ci spogliamo di noi stessi, delle cose e delle idee a cui siamo attaccati, per metterci in ascolto della sua parola». I due nuovi santi hanno fatto questo: tu, sul loro esempio, come pensi di fare, ora che sei tornato a casa?
Ora che sono tornato a casa, riprenderò sicuramente con rinnovata gioia, dopo le esperienze che ho vissuto, le mie attività come cerimoniere e animatore nella mia parrocchia. Infatti papa Leone, al Giubileo dei Giovani, aveva detto che Gesù agisce verso di noi: non vedo modo migliore, nel mio piccolo, di mettermi in ascolto del Signore se non così, quindi al servizio e in stretto contatto con la comunità del mio paese.
Qual è la tua reazione?






