Addio a Giorgio Armani. Il ‘Re della Moda’ si è spento a 91 anni

Settembre 5, 2025 - 07:00
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Addio a Giorgio Armani. Il ‘Re della Moda’ si è spento a 91 anni
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È morto Giorgio Armani, lo stilista di Piacenza che ha rivoluzionato il concetto di eleganza nel mondo e contribuito in modo decisivo alla costruzione del sistema moda come lo conosciamo oggi. Figura centrale dell’imprenditoria italiana e ambasciatore indiscusso del made in Italy, Armani è stato molto più di un designer: con il suo stile inconfondibile ha definito un linguaggio, un metodo, una visione che oggi appartengono alla storia del costume. Rimarrà allora indelebile che, in data 4 settembre 2025, ‘Re Giorgio’ – come erano soliti chiamarlo addetti ai lavori e non – è morto, e con lui si chiude un capitolo fondamentale della moda contemporanea.

La notizia – rilanciata rapidamente dai media internazionali – è stata presto confermata da una nota della maison, che parla di “infinito cordoglio per la scomparsa del suo ideatore, fondatore e instancabile motore”. Un uomo “che è sempre stato chiamato con rispetto e ammirazione da dipendenti e collaboratori”, e che “si è spento serenamente, circondato dai suoi cari”. Avrebbe lavorato fino all’ultimo, infaticabile e senza scendere a compromessi. D’altronde, come più volte aveva affermato, il lavoro era la sua vita, mossa da impegno e la dedizione – elementi imprescindibili per dare forma a ciò in cui si crede.

“In questa azienda ci siamo sempre sentiti parte di una famiglia. Oggi, con profonda commozione, sentiamo il vuoto che lascia chi questa famiglia l’ha fondata e fatta crescere con visione, passione e dedizione – hanno scritto i dipendenti e la sua famiglia -. Ma è proprio nel suo spirito che insieme, noi dipendenti e i familiari che sempre hanno lavorato al fianco del signor Armani, ci impegniamo a proteggere ciò che ha costruito e a portare avanti la sua azienda nella sua memoria, con rispetto, responsabilità e amore”.

“La Giorgio Armani – conclude la nota – è una azienda con cinquant’anni di storia, cresciuta con emozione e con pazienza. Giorgio Armani ha sempre fatto dell’indipendenza, di pensiero e azione, il proprio segno distintivo. L’azienda è il riflesso, oggi e sempre, di questo sentire. La famiglia e i dipendenti porteranno avanti il gruppo nel rispetto e nella continuità di questi valori”.

A far preoccupare l’intero settore era già stato un comunicato diffuso dal gruppo nel primo giorno di Milano Moda Uomo, che – ancora una volta, con stupore e apprensione generale – annunciava la sua assenza ai consueti appuntamenti delle sfilate Emporio Armani e Giorgio Armani. Al suo posto, a salutare il pubblico al termine dei due show, era stato invece Leo Dell’Orco, compagno e responsabile dello stile delle linee maschili. “Il signor Armani ha lavorato con la consueta dedizione alle collezioni che verranno presentate. Pur non potendo essere presente fisicamente, seguirà con attenzione ogni fase dell’organizzazione”, si leggeva nella comunicazione. Solo poche ore dopo gli show di Milano, la stampa venne a sapere che, a confermare ancora una volta la sua tenacia, Armani aveva, come sempre, l’ultima parola su tutto, seppur in videochiamata dalla sua dimora. Successivamente, ulteriori dubbi erano sorti anche con la rumorosa assenza alla sfilata dell’alta moda parigina, segmento in cui il Maestro aveva appena celebrato 20 anni di attività con una mostra all’Armani/Silos.

Con la sua estetica minimalista – spesso criticata per essere troppo coerente rispetto alle tendenze che non ha mai voluto inseguire – l’anatomia delle giacche destrutturate, che hanno spezzato la rigidità dell’abbigliamento maschile, e l’inconfondibile palette neutra, Armani ha riscritto, ridisegnato e aggiornato, collezione dopo collezione, il linguaggio della moda a partire dagli anni ’70. Ha portato il minimalismo italiano sulle passerelle internazionali e nel guardaroba di una clientela che abbracciava la sua visione essenziale delle cose, conquistando – per la prima volta nella storia per uno stilista italiano – il mercato statunitense, uno dei momenti chiave della carriera. Perché Armani non è stato solo vestiario, giacche senza spalline ingombranti, greige (la tonalità da lui inventata), emancipazione della figura femminile, ma più largamente un metodo rigoroso del saper fare imprenditoria. Ha trasformando un’idea e un successo mai perseguito (“capitato tra capo e collo”, come disse in una celebre intervista in tv) in un impero che negli anni ha saputo portare il significato di lifesyle su un altro livello, espandendo il suo universo stilistico attraverso linee diversificate (Emporio Armani, Armani Exchange, Armani Privé, EA7, Giorgio Armani), hotel (uno a Milano e uno a Dubai), profumi, cosmetici, ristoranti (in partnership con Nobu).

Nato a Piacenza nel 1934, dopo un inizio da vetrinista in Rinascente e una prima esperienza da Cerruti, fondò la sua casa di moda nel 1975 insieme allo storico compagno e socio in affari Sergio Galeotti. In pochi anni conquistò il mercato americano, anche grazie al legame indissolubile con Hollywood – indimenticabile Richard Gere in ‘American Gigolo’, vestito Armani dalla testa ai piedi. Sui social, in queste ultime ore, sono tantissime le star che lo hanno celebrato e ricordato, tra foto di campagne, tappeti rossi e backstage di sfilate.

Armani è stato anche un imprenditore atipico nel mondo della moda e del lusso, sempre fedele a una gestione indipendente e a capitale privato. Si vocifera che nel corso degli anni siano arrivate diverse offerte, ma che lui non abbia mai ceduto. Diversamente dai principali player del settore, ha costruito un gruppo capace di crescere senza cedere alle pressioni della finanza globale, mantenendo la proprietà e il controllo della sua azienda fino alla fine. Forse proprio perché Armani è e sarà sempre solo Armani, diverso eppure uguale a se stesso.

Figura schiva, raramente incline alla mondanità, amatissima dal grande pubblico, Giorgio Armani è stato tuttavia capace di incarnare una dimensione quasi mitica: il sarto delle star, il grande imprenditore, il testimone di un’Italia che sapeva essere internazionale senza perdere identità.

Nel corso della sua lunga carriera ha ricevuto i più importanti riconoscimenti, ma il suo lascito va oltre i premi: è un’eredità culturale fatta di stile, rigore e coerenza. Armani non ha mai rincorso le mode: le ha anticipate, spesso le ha superate, sempre con un linguaggio personale e distintivo.

Con la sua scomparsa si chiude un’epoca, quella dei grandi couturier-imprenditori che hanno fatto dell’intuizione individuale un’impresa globale. Ma l’influenza di Giorgio Armani – nella moda, nel design, nella visione estetica del quotidiano – continuerà a vivere, discreta e implacabile, come una firma cucita all’interno di una perfetta giacca colore blu navy.

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Redazione Redazione Eventi e News